sabato 31 gennaio 2009

Italians ed Italioti

CESARE BATTISTI, terrorista condannato in via definitiva per quattro omicidi commessi in Italia negli anni Settanta, ha ottenuto la protezione del Brasile (dopo quella, fondamentale, della Francia) che ci ha anzi additati come fessi, retrogradi, incivili ma che ci ha evitato, almeno per ora, il gesto dell’ombrello.
(fonte:Gerry Palazzotto)






MARIO LOZANO(New York, Bronx, 1969) Militare USA membro del "69th Infantry Regiment - U.S. Army", presente nel contigente americano in Iraq, accusato di aver sparato ad un posto di blocco USA alla macchina che portava la giornalista italiana appena liberata Giuliana Sgrena, uccidendo il 4 marzo 2005 l'allora numero due del SISMI Nicola Calipari.In Italia il caso è stato ormai archiviato per difetto di giurisdizione dopo un processo in contumacia, mentre negli USA Mario Lozano è ancora in servizio nell'esercito, essendo stato assolto dalla giustizia militare americana che ha classificato la questione come un tragico incidente.Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Lozano"



STRAGE DEL CERMIS
Il termine strage del Cermis è utilizzato in Italia per identificare la morte di 20 persone ad opera di un aereo statunitense nei cieli italiani.Il presidente Bill Clinton si scusò per l'incidente alcuni giorni dopo, e promise alle famiglie delle vittime risarcimenti in denaro.I pubblici ministeri italiani richiesero di processare i quattro marine in Italia, ma il giudice per le indagini preliminari di Trento ritenne che, in forza della Convenzione di Londra del 19 giugno 1951 sullo statuto dei militari NATO, la giurisdizione sul caso dovesse riconoscersi alla giustizia militare statunitense.
Inizialmente tutti e quattro i membri dell'equipaggio furono indagati, ma solo il pilota cap. Richard Ashby e il suo navigatore cap. Joseph Schweitzer comparirono effettivamente davanti al tribunale militare americano per rispondere dell'accusa di omicidio colposo.
(fonte:Wikipedia)

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Il ministro La Russa, il ministro Frattini, tutti i media e l'intero popolo italiano si stanno esibendo in una gara a chi appaia più indignato dal comportamento del governo brasiliano sul caso Battisti.
Vince La Russa con la proposta di "Non incoraggiare viaggi in Brasile"
Sapete quanti cittadini indignati partecipano alle manifestazioni contro il terrorismo?
Meno di quanti aspettavano per linciarli i Romeni violentatori di Guidonia.
Viva l'Italia!
PS.
Pierluigi Torregiani la sera del 22 gennaio 1979 è in una pizzeria con i suoi gioielli portati ad una dimostrazione televisiva, ma nel locale entrano dei rapinatori. Torregiani è minacciato, reagisce con la sua arma e ne consegue una sparatoria che conta morti e feriti.
Il 16 febbraio successivo davanti al suo negozio un commando terrorista lo aspetta. Nel conflitto a fuoco che si genera muore lo stesso Torregiani ed il figlio Alberto, che lo accompagnava, viene ferito gravemente e rimarrà paralizzato.
Lascia la moglie Elena e tre figli.
L’uccisione fu compiuta dai Proletari Armati per il Comunismo.
Cesare Battisti viene arrestato come mandante dell’omicidio di Torregiani e riconosciuto colpevole dell’omicidio di Sabbadin, condannato all’ergastolo, evade e tuttora è latitante, prima in Francia e poi in Brasile.

lunedì 26 gennaio 2009

Il vaso di Pandora

In Albania hanno liberalizzato l'accesso ai dossier segreti del regime comunista.
Come un nuovo vaso di Pandora sta uscendo di tutto:
Dal sito della Rinascita Balcanica leggiamo e pubblichiamo:

26.01.2009,13:42 - Il traffico di armi tra il Sigurimi e la Camorra
Con l'apertura dei dossier del regime comunista, vengono portati alla luce e pubblicati i documenti che dimostrano i rapporti ventennali tra la Camorra napoletana e il Sigurimi. Questi gestirono insieme il traffico degli armamenti militari, di armi contro mezzi blindati e di armi automatiche adatte alle guerriglie urbane. I rapporti con la Camorra ebbero un raggio d'azione molto ampio, in quanto riuscì occultare la vendita di armi in tutto il Mediterraneo con il traffico di sigarette e di esseri umani.


Con l’apertura dei dossier segreti del Comunismo, cominciano a venire alla luce i primi scioccanti retroscena dello sviluppo delle mafie all’interno del Mediterraneo, e dei loro legali con i servizi segreti degli Stati. I primi documenti segreti riguardano l’esistenza di forti legami tra le forze di sicurezza del regime comunista albanese e la mafia napoletana, che si sono protratti per più di 20 anni. I fascicoli svelano infatti come furono prodotti e trafficati mezzi anticarro e armi automatiche per la guerriglia urbana, ma soprattutto che fine ha fatto il bottino ottenuto dai traffici e come venivano organizzate le transazioni bancarie per il riciclaggio di denaro. Documenti autentici, dimostrano che la Camorra napoletana e la Sicurezza collaborarono per il traffico degli armamenti militari, di armi contro mezzi blindati (missili anticarro) e di armi automatiche adatte alle guerriglie urbane, ossia per la cosiddetta guerra popolare partigiana dei centri abitati. Il traffico di armi portò senz’altro ad una nuova escalation dei rapporti fra il Sigurimi e la Camorra, che ebbero inizio nella metà degli anni '60, e si interrompe dopo il suicidio misterioso del Primo Ministro Mehmet Shehu, per continuare fino all'autunno del 1991, due settimane prima dell'arrivo del contingente della missione “Pelikan” in Albania.

Alla fine del 1983, l`interruzione degli aiuti cinesi avvenuto cinque anni prima, stava causando seri problemi per le casse finanziaria della dittatura comunista, tale che per assicurare la stabilità della valuta albanese, la Sicurezza intraprende attività sempre più oscure, condannabili con il massimo della pena secondo le leggi internazionali. Si fece strada, così, il collegamento italiano con la mafia napoletana, costruito e gestito allo scopo di ottenere fondi sufficienti dal traffico di armi. Ogni operazione veniva coperta con frasi in codice di propaganda, come "La difesa della patria è un dovere sopra ogni dovere", "Combattere, pensare e lavorare come se fossimo accerchiati". Per i contatti diretti con la Camorra necessitavano dei veri e propri negoziatori, e per questo venne dato l'incarica ad uno dei rappresentanti della Sicurezza, l'ex autista dell’Ambasciata albanese nella Repubblica Araba Unita (U.A.R), inviato all' estero su ordine dell`ufficiale superiore del partito B.Angjeli, e con l’autorizzazione dell`organizzazione del PPSH (Partito del Lavoro dell` Albania). A rappresentare la "Camorra" era Michele Zaza, vecchio interlocutore della Sicurezza di Stato, conosciuto in tutto il bacino del Mediterraneo come il numero uno del contrabbando delle "bionde", come venivano chiamate a Napoli le sigarette di contrabbando. L`incontro avvenne in una piccola villa di Posillipo, del quale le autorità italiane ne vennero a conoscenza solo diversi anni più tardi, grazie alla dichiarazioni un po’ approssimate del pentito Pasquale Galasso, della zona del Vesuviano. Il capo degli investigatori della DIA ( Direzione Inchiesta Antimafia) di Salerno, Leonida Primicerio, definì questi contatti come molto problematici, tali da essere riportati ai servizi della intelligenze italiana.

Secondo gli accordi, le operazioni di esportazione delle merci sarebbero state assicurate dalla parte italiana, mentre il trasporto sarebbe avvenuto sia attraverso mezzi italiani, che quelli albanesi, come ad esempio i mezzi di alto tonneggio della Flotta d’Esportazione, le navi della Flotta Commerciale e delle valigie diplomatiche. Uno dei boss della Camorra, con dimora provvisoria ad Herstal, Liege, Belgio, alla via “Rue Grand Puits 23”, assicurava la vendita di armi prodotte dall’Albania con una qualità tecnica quasi identica alle armi automatiche delle fabbriche belghe, nonché dei macchinari cechi, cinesi e svedesi (Bofors) . Dell’andamento delle negoziazioni, faceva rapporto ai capi della Sicurezza dello Stato, un agente dal nome di codice "Bibi", inviando un messaggio dalla sede della compagnia “Soko mar” in Svizzera, che fu poi ricevuto dalla compagnia "Albtrans", che copriva le operazioni del contrabbando internazionale organizzate dallo Stato. Per le comunicazioni vennero usate delle apparecchiature di interconnessione Telex, allora molto all’avanguardia. Tali strumenti di trasmissione, di produzione “Sagem”, vennero importante con valuta nazionale dalla Direzione Generale delle Ferrovie Albanesi, che fungeva da importatore legale.

Le negoziazioni dell`affare delle armi automatiche e dei missili anticarro, furono discusse segretamente dai più alti vertici della Sicurezza dello Stato e del Ministero della Difesa, informando Ramiz Alia, Prokop Murra e Hekuran Isai. Lo stesso Vice Ministro degli Affari Interni, Zylyftar Ramizi, nel marzo del 1984, emette un ordine, scritto a mano, sulle modalità e i prezzi per l’importazione delle armi automatiche e dei missili. Le direttive vennero trasmesse con telex in Italia, e i vertici della Camorra conclusero la transazione. Non sono state però trovate le prove che sia stato informato anche Enver Hoxha, il cui stato di salute si era molto aggravato, proprio nel periodo in cui venivano realizzate queste vendite. Le negoziazioni preliminari sono totalmente comprovate dalla documentazione e dalla corrispondenza del tempo, che mostra come venne organizzata sotto tutti gli aspetti - come il prezzo, le modalità di pagamento, il costo di trasporto, la quantità, l`imballaggio, e le misure di segretezza - dell`importazione di armi automatiche con calibro 9 mm e dei missili anticarro con raggio d’azione di 900 yard (800 metri) e una potenza perforante di 300 mm. I rappresentanti della "Camorra", dopo le ispezioni presso le fabbriche segrete militari a Cekin, Polican e la Fabbrica dell'Artiglieria, offrirono alla Sicurezza di Stato i loro quattro esperti, altamente qualificati, per monitorare la produzione in Albania delle armi. Le forze albanesi dovevano produrre fino a 200 mila pezzi in 3-4 anni, destinati sia all'esercito albanese che all'esportazione. A quel tempo, l'arsenale delle Forze Armate Albanesi erano di soli 250 mila AK-47 (kalashnikov) di produzione russa, cinese e albanese. I primi contingenti di armi automatiche e di vari tipi di missili pronti all'uso, dotati anche di mire ottiche, arrivarono in Albania dalla fabbrica produttrice in Belgio.

Così, più che servire alla difesa della patria socialista, le spedizioni di armi servirono all'arricchimento degli arsenali della "Camorra", per venderli al Paese vicino attraverso i canali del contrabbando degli scafi blu. Tale quantità di armamenti, poco dopo l`incidente con la famiglia Popa, giunsero a Napoli, e vennero stoccate in edificio accanto al Campo Santo di Poggio Reale, in via “Santa Maria del Pianto”, per essere poi trasferiti nel deposito di un'officina metalmeccanica della zona di Afragola. È importante osservare che i profitti ottenuti dalla vendita delle armi, vennero usati per l`alta nomenclatura comunista e per il rafforzamento della dittatura del proletariato. Una parte della valuta forte fu usata per trasformare in blindata la "Mercedes" di Ramiz Alia e Adil Carcani, e per acquistare una “Range Rover”. La compagnia che si occupò del blindamento degli automezzi era tedesca, mentre i pagamenti avvennero attraverso una banca svizzera. Con la stessa quantità di valuta furono acquistati in Svezia degli apparecchi di rilevamento di radiazioni, definiti “dosimetri” o “Gayger counter”. Grazie all`intermediazione delle compagnie controllate dalla "Camorra", furono acquistate delle monete spagnole, night-sticks (manganelli di gomma), shock granades (granate che feriscono, ma non uccidono) ed agenti aggressivi chimici del tipo “incapacitating” (che tolgono la capacità di reagire). Questo arsenale venne dato in dotazione alla polizia e all'esercito albanese, con le relative istruzioni per il loro utilizzo contro le folle di dimostranti.

I missili vennero invece trafficati verso la Palestina, e in particolare venduti al Gruppo di George Habash, di una frazione libanese legata al leader locale Walid Jumblad. Al contrario, le mitragliatrici contraffatte dei Cekin di Gramsh (Albania) furono vendute ai terroristi dell’Irlanda del Nord, i corpi del reggimento per la difesa di Ulster, nella periferia dell`est della città di Londonderry. Il NCIS britannico (Servizio Nazionale di Investigazione Criminale) seguì le tracce delle armi fino a arrivare ad un camion ad alto tonneggio albanese, giunto in Inghilterra nel periodo in cui tra i due Paesi vi erano ancora dei rapporti, diplomatici per importare merci di comfort per conto di una compagnia statale albanese, con sede in via “4 Shkurti” a Tirana.
I rapporti con la Camorra ebbero, dunque, un raggio d'azione molto più ampio di una semplice operazione di "criminalità organizzata", in quanto venne studiata nei minimi dettagli e riuscì occultare la vendita di armi in tutto il Mediterraneo con il traffico di sigarette e di esseri umani. Ciò lascia sospettare che difficilmente la Camorra e il Sigurimi albanese abbiano agiti da soli, e che in realtà fossero parte di una rete criminale molto estesa, in cui hanno avuto un ruolo gli stessi servizi segreti deviati di molti Stati occidentali.

Alketa Alibali

venerdì 23 gennaio 2009

Lo sbarco in Normandia. Bollettino della Vittoria

Il "D" DAY è arrivato.
Le forze alleate congiunte francesi-greche-italiane sono oggi sbarcate in Normandia.
Sono entrate trionfalmente a Le Havre guidate dal generale Mika Ginesty che ha sbaragliato le resistenza delle forze avversarie e come un nuovo Napoleone ha preso possesso dell'Università, dello Stadio e di altri siti strategici della città.
La lotta è stata dura ma il MIGLIORE ha trionfato.
E non è finita qui. Le truppe alleate continuano la loro avanzata verso i successi che meritano!

sabato 17 gennaio 2009

La farsa della crisi del transito del gas

Ecco un altro esempio di esposizione dei fatti da chi se ne intende.
Non serve leggere le dichiarazioni dei politici.
Serve documentarsi cercando le fonti giuste.
Eccone una che di politica Europea-Balcanica se ne intende.
Da La Rinascita Balcanica del 16.01.2009 impariamo con molto interesse quanto segue:


"Tra strumentalizzazioni politiche e speculazioni nel mercato parallelo, la guerra del gas sta diventando una vera e propria manovra per destabilizzare il ruolo dell’Ucraina nella rete degli approvvigionamenti e dare un nuovo volto al mercato del gas. L’Europa cerca di sdoganare il suo ruolo di mero consumatore, ma continua a vestire i panni dell'utente danneggiato. Una posizione che non piace alla Russia, che vuole un diretto intervento di Bruxelles per risolvere l'impasse.

Il protrarsi per inerzia del blocco delle forniture di gas sta delineando la vera natura di questa "crisi del transito". Tra strumentalizzazioni politiche e speculazioni nel mercato parallelo, la guerra del gas sta diventando una vera e propria manovra per destabilizzare il ruolo dell’Ucraina nella rete degli approvvigionamenti e dare un nuovo volto al mercato del gas. Le forze in campo sono molte ed ognuna fa un doppio gioco per essere contemporaneamente partner e leader. L’Europa cerca di sdoganare il suo ruolo di mero consumatore, per spezzare la catena degli intermediari ed ovviare al fallimento della strategia di diversificazione con una strategia di partecipazione alla rete energetica russo-europea. Allo stesso tempo però ammette la sua dipendenza nei confronti del gas russo, e si cala completamente nelle vesti dell’utente che ha subito ingenti danni, minacciando azioni legali per ottenere il risarcimento del pregiudizio subito. Inoltre, mentre molti Stati sono rimasti completamente senza gas, chi gode di riserve strategiche rilancia le proprie risorse sul mercato ad un prezzo maggiorato che tenga conto del "sacrificio" delle scorte, e della necessità di chi non ha altra scelta. In particolare, il gruppo tedesco E. ON Ruhrgas, ha iniziato giovedì le consegne di gas ad effetto compensativo per la Slovenia, e per i Paesi che non hanno riserve strategiche, tra cui Croazia, Bosnia, Ungheria e Serbia, attraverso delle filiali di compensazione per i paesi dell'Europa centrale e sud-orientale. Tuttavia, secondo quanto riferito dagli Stati dei Balcani beneficiari, il prezzo pagato ai partner tedeschi si aggira tra i 500 dollari per mille metri cubi di fornitura, ossia circa 50 a 70 dollari in più rispetto alla regolare fornitura di gas russo (attraverso l'Ucraina). Una condizione così stabilita in quanto "non vi è nessuna ragione politica o assistenzialista che possa renderlo uguale o inferiore a quello di mercato".

L’Ucraina, da parte sua, vuole fare un salto di qualità, smettere di essere un semplice "Stato di transito" per sottostare alle condizioni dettate quasi sempre unilateralmente da Gazprom, e rivendicare sia presso l’Unione Europea che presso il Cremlino una posizione di maggior prestigio. Il suo doppio gioco funziona ovviamente con l’Europa, ma non certo con Mosca, la quale conosce e monitora da tempo le tattiche di Kiev. Infine la Russia è il giocatore che maschera meglio la sua strategia, da grande regista triplogiochista. Bisogna ammettere che in questa situazione è Gazprom ad avere il coltello dalla parte del manico, avendo il controllo delle risorse energetiche e, in un certo senso, anche della rete distributiva; se lo volesse, potrebbe in qualsiasi momento fermare questa farsa, ma dovrebbe pagare il caro prezzo di sottostare al lunatico comportamento di Kiev e alle pressioni dell’ Unione Europea: una debolezza che in questo momento non può permettersi, con una crisi economica in corso e l’instabilità del mercato energetico travolto dal crollo del petrolio. Per tale motivo ha deciso di tagliare le forniture, magari di offrire la riattivazione solo a proprie condizioni - ben sapendo che l’Ucraina non avrebbe mai accettato - e infine di chiedere l’intervento diretto dell’Europa.

L’ultima mossa è quella più vicina alla risoluzione del suo rebus, in quanto potrebbe consentire di mettere parzialmente fuori gioco l’Ucraina, e di avere un partner nei cui confronti ha sicuramente un maggiore potere contrattuale. Così, dopo l’ennesimo fallimento di un tentativo di riconciliazione (a dire il vero molto timido) con la proposta di fornire una quantità "tecnica" di gas per riattivare la funzionalità delle conduttura, Mosca propone all'Europa di condividere i rischi del transito e di creare un consorzio per l'acquisto di combustibile direttamente da Gazprom. Una proposta che giunge dallo stesso Vladimir Putin durante la riunione con i Presidenti di Gazprom ed ENI, Alexei Miller e Paolo Scaroni. "L’Ucraina ha bisogno del gas necessario per mettere in funzione le stazioni di pompaggio, ossia 1560 miliardi di metri cubi nel primo trimestre 2009 e 1,7 miliardi in totale. L'Ucraina ha fatto la strana proposta di cedere questa quantità in proprietà e di non vendere - ha dichiarato il Primo Ministro russo, aggiungendo - proponiamo pertanto ai nostri partner europei di condividere i rischi di transito e di creare un consorzio internazionale che potrebbe acquisire la quantità necessaria di gas da Gazprom, e di inviarla immediatamente all'Ucraina al fine di garantire il transito in Europa ", ha detto Putin. Da parte sua Scaroni ha accolto con favore la proposta russa, ritenendola "una proposta costruttiva". È chiaro che la Russia vuole interrompere il rapporto di fornitura-transito con l’Ucraina per proporre all’Europa di divenire grossista, per poi gestire anche le fasi di transito e di fornitura. Una manovra, tuttavia, che andrebbe a coprire Gazprom da ogni rischio connesso al rapporto di transito con l’Ucraina, e allungherebbe ancora di più la filiera distributiva del gas, attualmente già molto complessa, con costi aggiuntivi per i consumatori europei.

Occorre considerare che Gazprom, sino ad oggi, ha costruito una rete di intermediari che controlla al 50% con i Paesi partner, tale che ogni grossista distributore è costituito da una joint venture co-partecipata al Paese beneficiario e il Paese fornitore: una strategia che ha consentito al gigante russo di recuperare parte del valore aggiunto sul prezzo del gas, rincarato ad ogni passaggio della filiera. Ad esempio, la compagnia energetica bulgara Bulgargaz non ha alcun contratto diretto con il gigante russo, in quanto riceve gas russo attraverso tre filiali di Gazprom, Overgas Inc. , Wintershau e Gazprovexport, i quali acquistano gas per la Bulgaria. Secondo il regime di consegne nel 2008, il gigante del gas russo Gazprom vende il proprio gas a RosUkrEnergo, una società di proprietà al 50% di Gazprom e domiciliata in Svizzera, che ha ceduto al gruppo pubblico ucraino Naftogaz parte della società Gazpromsbyt Ukraine, controllata al 100% da Gazprom, che a sua volta ha fornito le imprese industriali dell'Ucraina. Il gruppo è stato creato nel luglio 2004, e definito come unico fornitore di gas per l'Ucraina, nonché grossiste per le sue esportazioni di gas verso l'Europa. Tale schema ha consentito a RosUkrEnergo di fornire gas a Naftogaz ad un costo di 179,5 dollari per mille metri cubi, e quindi il gruppo ha venduto all'ucraina ad un presso molto più alto, senza considerare che parte di queste entrate ritornavano a Gazprom. Inoltre, lo scorso 3 gennaio, RosUkrEnergo ha presentato presso la Corte di Arbitrato internazionale di Stoccolma, una denuncia contro Naftogaz chiedendo il pagamento di 614 milioni di dollari in titoli di debito e la ripresa delle forniture di gas russo verso l'Europa, tagliato a causa di una controversia del gas russo-ucraina. Il forte potere contrattuale della RosUkrEnergo è stata, inoltre, una delle cause del mancato rinnovo del contratto a partire dal 1 gennaio 2009, dopo la richiesta del Primo ministro ucraino Yulia Tymoshenko di escludere l'operatore svizzero dal regime delle forniture di gas russo in Ucraina.

Per cui, la creazione di un consorzio partecipato dall’Europa avrebbe senz’altro un diverso peso politico nei confronti dell’Ucraina, che al momento rappresenta lo Stato di transito meno controllabile da Mosca e da Bruxelles, visti i suoi legami indiretti con le forze anglo-americane. Un peso politico che si non tradurrebbe certo in vantaggio per i cittadini europei che dovrebbero farsi carico del "rischio di transito" e del costo della filiera di distributiva. D’altro canto, può essere definita una proposta costruttiva, in considerazione del fatto che contribuisce a dare un nuovo volto al mercato del gas, e crea per l’Europa un canale per poter avere un maggior controllo dei rifornimenti, non solo come mero consumatore ma come partner strategico.
Tale obiettivo appare nelle stesse parole del capo della diplomazia russa Sergei Lavrov, chiedendo che sia l'UE a fare le dovute pressioni nei confronti dell'Ucraina a rispettare i suoi impegni in materia di transito del gas russo. "Questo è proprio il momento in cui l'Unione europea deve dimostrare la sua famosa solidarietà e spiegare ai colleghi ucraini che è inaccettabile non rispettare l'accordo sul transito del gas russo verso l'Europa, un contratto in vigore fino al 2010 ", afferma Lavrov in una conferenza stampa a Mosca, ammettendo inoltre che la Russia non si è mai posta il problema della diversificazione delle sue fonti di approvvigionamento. "Se qualcuno inizia a cercare altre fonti di approvvigionamento energetico, questo non ci preoccupa. Inoltre maggiori sono le fonti di approvvigionamento, maggiore è la sicurezza. Questo è sempre stata la nostra preoccupazione, noi stessi stiamo cercando di aumentare le rotte di esportazione verso l'Europa - dichiara, concludendo - l'Unione europea è libera di scegliere i propri fornitori di petrolio, e ventisette Paesi sono ben consapevoli che la Russia è stato un partner affidabile per decenni". E' chiaro che l'Europa non ha molta scelta, e questa rappresenta una ghiotta occasione - creata volontariamente da tutti gli attori in gioco - per prendere una posizione più chiara, e decidere se essere partner o leader."
Fulvia Novellino

venerdì 9 gennaio 2009

Agenda Internazionale

Achtung Panzer!
Henry Kissinger.
(all'anagrafe Heinz Alfred Kissinger) (Fürth, 27 maggio 1923) è un politico statunitense di origine tedesca. E' stato il 56mo Segretario di Stato degli Stati Uniti durante le presidenze di Richard Nixon e di Gerald Ford.
La biografia completa è pubblicata su Wikipedia.

Questa ambigua figura, padre della "Realpolitik" durante la sua carriera aveva esternato tante di quelle cose orribili da ottenere persino un Premio Nobel per la pace!!!!!!!!!!
Ho selezionato le frasi che riporto in seguito perchè si riferiscono alla Grecia ed al suo popolo.
Oltre a ricordarmi molto Cossiga e le sue rivelazioni stile Gladio mi riempie di inquietudine e di domande.
Perchè ce l'hanno tanto con un piccolo paese e con la sua gente?
Hanno paura della Grecia, del suo popolo oppure hanno paura della loro STORIA, della loro CIVILTA' e della loro CULTURA?
Se fosse cosi allora aveva ragione Henry a temere i greci.
Ma ha sbagliato in una cosa.
LA GRANDEZZA DELLA GRECIA E DELLA SUA STORIA NON APPARTIENE AI GRECI MA ALL'INTERA UMANITA'.
Il nemico e l'ostacolo ai suoi progetti non sono i greci, ma sono i VALORI che l'antica Grecia ha trasmesso e lasciato come patrimonio per l'eternità.
E le IDEE NON MUOIONO nè si cancellano perchè lo decide o lo progetta il governo di uno Stato il quale, quando i Greci costruivano il Parthenone, doveva essere ancora scoperto.


Dunque, Henry Kissinger ha pronunciato le seguenti frasi virgolettate:
«The Greek people are anarchic and difficult to tame. For this reason we must strike deep into their cultural roots. Perhaps then we can force them to conform. I mean, of course, to strike at their language, their religion, their cultural and historical reserves, so that we can neutralize their ability to develop, to distinguish themselves, or to prevail; thereby removing them as an obstacle to our strategically vital plans in the Balkans, the Mediterranean, and the Middle East»
«Il popolo greco è anarchico e difficile da domare. Per questo motivo dobbiamo colpire in profondità nelle loro radici culturali. Forse allora possiamo costringerli a conformarsi. Mi riferisco, naturalmente, nel colpire la loro lingua, la loro religione, la loro identità culturale e la riserva storica da cui attingono, in modo che si possa neutralizzare la loro capacità di sviluppare, di distinguere se stessi, o per prevalere; agendo in questo modo riusciremo a rimuovere un ostacolo alla realizzazione dei nostri piani strategicamente vitali nei Balcani, il Mediterraneo e il Medio Oriente »

mercoledì 7 gennaio 2009

16: 'o Culo ovvero della fortuna

Lo possiamo anche chiamare Lo Stellone con allusione alla buona stella che assisté l'Italia nelle vicende più tormentate della sua storia.
La sostanza non cambia.
Ogni volta che nel mondo capita una disgrazia, un problema oppure una calamità, a sentire i Ministri competenti per materia, L'Italia è esclusa.
C'è l'epidemia della mucca pazza?
Il ministro assicura che l'Italia non corre alcun pericolo.
C'è il terremoto catastrofico in qualche parte del mondo?
Il ministro assicura che l'Italia è solidissima.
C'è la crisi economica mondiale?
Il ministro tranquilizza che l'Italia non sarà nemmeno sfiorata.
Ieri la Russia ha interotto le forniture di gas metano destinato all'Europa.
Dobbiamo secondo voi preoccuparci? Nooooooo!
Il ministro ha dichiarato che l'Italia non ha problemi, ha scorte abbondanti.
Insomma tutto quanto di negativo si ripercuote sui cittadini o sulle nazioni del resto del mondo,NON TOCCA MAI L'ITALIA. (a sentire lorsignori)
Pesce al mercurio? Vongole all'uranio?
Quando mai. In Italia i controlli dello stato sui commercianti sono severissimi e le frodi nel commercio non esistono.
Mi ricordo che quando c'è stato l'incidente alla centrale nucleare di Cernobyl, mentre tutta l'Europa era raggiunta dalle micidiali radiazioni, in Italia si faceva a gara a dire che sopra il cielo azzurro non era transitata e non sarebbe transitata alcuna particella radioattiva.
Che culo!!!!!
Fateci caso d'ora in poi.
Le disgrazie capitano sempre altrove. L'Italia è esclusa.
Io dovrei essere contento dato che ho la fortuna di vivere sotto lo stellone!
Ma una paura (immotivata a questo punto vista la protezione di cui godo) mi angoscia e me la devono togliere.
Faccio appello al Primo Ministro e chiedo la Sua rassicurazione personale.
Ci dica e ci garantisca che mentre le malattie e la morte flagellano i popoli della terra, in Italia questo pericolo non lo corriamo e gli italiani non hanno nulla da temere nè dalle malattie nè dalla morte perchè il governo vigila e assicura come nel caso del vino al metanolo che tutto il necessario sarà fatto onde evitare che gli italiani siano uguali ai cittadini sfigati degli altri paesi!