lunedì 29 dicembre 2008

Agenda Internazionale:Il traffico di organi nei Balcani e le Nazioni Unite

Continuo ad illudermi che le coscienze oneste e le menti libere ovunque si trovino, possano finalmente ribellarsi per ristabilire la VERITA' storica e fare giustizia.
Tutta la comunità internazionale, tranne pochi paesi, dovrà rispondere un giorno davanti a DIO oppure agli UOMINI di buona volontà e spiegare il perchè di tale crimine e il perchè di tale ipocrisia e omertà.
E' stato commesso UN CRIMINE contro persone.
Lo hanno commesso gli albanesi terroristi dell'UCK.
Come mai vengono denunciati soltanto i crimini commessi dai serbi e dai croati e da chiunque altro, mentre le Nazioni Unite, la Svizzera, la CLinton connection, il Tribunale internazionale ed altre benemerite organizzazioni del genere tacciono sul vergognoso traffico di organi umani estratti dai cadaveri di gente uccisa apposta?
Pubblico il seguente, straordinario come sempre, reportage tratto da La Rinascita Balcanica.

Il traffico di organi nei Balcani e le Nazioni Unite

"Dopo che è stato scoperto che dalla copia del rapporto ONU del 2000 sul caso del traffico di organi tra Albania e Kosovo sono state sottratte ben 9 pagine, viene rivelato che lo stesso rapporto parla dell’esistenza di una fossa comune ad un chilometro e mezzo da Burrel, Albania. Secondo le indagini della squadra delle Nazioni Unite, guidate da José Pablo Barajbar, il quella fossa sono stati probabilmente seppelliti i corpi di serbi, rom e albanesi oppositori dell’UCK, divenute poi vittime del traffico d'organi. (Foto: Ramush Haradinaj, ex membro dell'UCK)
Il controverso caso del traffico di organi tra Kosovo ed Albania dei prigionieri serbi, potrebbe giungere ad una svolta dopo che verranno rese note le indagini delle autorità serbe e delle Nazioni Unite. Dopo che le rivelazioni di Carla del Ponte hanno sconvolto il popolo serbo, le indagini condotte dalla Procura serba hanno avuto una diversa attenzione da parte della Comunità Internazionale, pur incontrando ancora molteplici ostacoli. L’Albania ha infatti respinto ogni cooperazione con la Serbia per formare una squadra comune composta da ricercatori serbi, albanesi e rappresentanti della Comunità Internazionale. Contemporaneamente, il procuratore serbo Vladimir Vukcevic si è recato un mese fa a New York per esporre i risultati del dossier elaborato dalla Serbia, chiedendo in consegna una copia del rapporto della missione ONU del 2000, dal quale erano state sottratte ben 9 pagine, le quali contenevano i nomi delle persone coinvolte direttamente nel sequestro e nella deportazione dei serbi.

Secondo alcune fonti, il rapporto dell’ONU del 2004 rileva l’esistenza di una fossa comune ad un chilometro e mezzo da Burrel, Albania, nella quale - secondo le stesse indagini della squadra delle Nazioni Unite - sono stati probabilmente seppelliti i corpi di serbi, rom e albanesi oppositori dell’UCK, divenute poi vittime del traffico d'organi. Il rapporto ONU 2004 non è stato ancora presentato, nonostante sia stato richiesto già due volte dalla procura serba. Secondo lo stesso rapporto, gli organi venivano sottratti ai corpi in un cementificio nei pressi di Burrel, per essere poi preparati per il loro traffico nel mercato europeo. Sembra che all’interno del dossier, siano stati inserite anche le foto del cementificio e della fossa, con ulteriori dettagli dei crimini compiuti nella casa gialla d’Albania, come strumenti chirurgici e medicine. José Pablo Barajbar, membro della squadra d’investigazione ONU, ha confermato per AFP che la sua squadra ha svolto delle indagini preliminari sul traffico di organi. Rispondendo alle domande sulla reale esistenza del traffico di organi, Barajbar ha affermato che vi sono delle possibilità che tali crimini siano stati compiuti, e che serbi, rom e anche albanesi, siano stati deportati in Albania. Tuttavia, sembra davvero strano che Barajbar confermi solo ora le indagini ONU, dopo che è stato più volte accusato - anche dagli stessi colleghi membri del team di inchiesta - di aver negato l’esistenza di un'indagine sul traffico d’organi in Kosovo, nella quale egli stesso ha partecipato nel 2000, mentre esistono forti sospetti che sia lui il responsabile dell’occultamento delle 9 pagine del rapporto ONU.

Dalle indagini del team serbo, la "casa gialla" sembra sia servita per preparare i pazienti alle operazioni, che invece si tenevano presso la clinica psichiatrica di Burrel, detta "carcere 320". I prigionieri venivano deportati in vari villaggi albanesi, come Kukes, Bajram Curri, Koljs, attraverso un tunnel che collegava il Kosovo con l’Albania, nonché attraverso le frontiere non controllate di Caf, Prshit e Vrbnica. La procura serba ha scoperto inoltre che il Premier albanese Sali Berisha è collegato a Ramush Haradinaj, direttamente coinvolto nel traffico di organi dal Kosovo. Si sospetta che, proprio per questo motivo, gli ufficiali albanesi abbiano rifiutato ogni collaborazione con la Serbia. Rifiuto che è giunto poco dopo la visita di Ramush Haradinaj in Albania per incontrare Sali Berisha. Secondo la procura serba questa visita ha avuto come scopo quello di concordare la distruzione delle prove esistenti sul territorio albanese che riconducono alla mano di Haradinaj, come le tracce che conducono alle carceri e ai luoghi in cui avvenivano le operazioni sui prigionieri.
Le prove in possesso della Procura per i crimini di guerra di Belgrado dimostrano che Ramush Haradinaj, dopo la guerra nel 1999, si recava spesso in Albania per gestire personalmente il traffico di essere umani, che dalla miniera di Kruma in Kosovo, venivano deportati in Albania. Secondo la Procura, Haradinaj si recava in Albania in aereo, almeno una volta al mese, per poi fare ritorno con una borsa piena di soldi. Fonti della polizia serba sottolineano che, nel mese di settembre, sono giunti in Albania, oltre che Ramush Haradinaj, anche Hashim Tachi, Hafer Haliti e i Generali Sulejman Selimi e Sami Lushtaku, per gli stessi motivi. Tutti loro posseggono a Pristina decine di immobili , sicuramente acquistati con i soldi del traffico di organi e altre attività criminali.

Per far luce sul collegamento Albania-Kosovo, il Consiglio Europeo ha pianificato l’invio di un loro rappresentante, Dick Marty, a Tirana e a Belgrado. Questi dovrà esaminare le prove e i fatti evidenziati dal fascicolo del traffico di organi, detto "33-08", nonché i dettagli sui conti correnti bancari delle persone che inviano donazioni per finanziare l’UCK. Tra questi vi sono anche i fondatori di varie ONG, utilizzate per deviare il percorso del denaro per raccolto nel traffico degli organi. Resta ora da vedere cosa scoprirà il fascicolo di Dick Marty, per far luce non solo sui personaggi coinvolti nel traffico di organi, ma anche per dare delle risposte chiare ai familiari dei serbi, rom e albanesi che hanno perso la vita dei propri cari."

domenica 28 dicembre 2008

ANNO NUOVO, BUONE NUOVE

Forse adesso ci siamo.
Forse è la volta buona.

Su "La Stampa" la grande notizia:
Berlusconi pronto alla fuga: "Se escono
le mie telefonate lascio l'Italia"
«Io continuo a telefonare normalmente», assicura il presidente del Consiglio, «ma il giorno che venisse fuori una mia telefonata di un certo tipo, me ne andrei in un altro paese, scapperei via».


Viene spontaneo lanciare un appello a tutti gli uomini di buona volontà!
Facciamo "piangere il telefono"!
Visto che Berlusca ha tutto il potere in mano (politico, economico, mediatico, industriale ed ora anche giuridico), non rimane che un POTERE con la P maiuscola.
Il Potere della FANTASIA e dell'INVENTIVA.
Due qualità e virtù di cui gli italiani sono ben dotati.
Non dubito che qualcuno escogiterà il sistema e farà in modo che Silvio il quale si vanta di mantenere sempre le promesse, MANTENGA ANCHE QUESTA.
Buon Anno a tutti e diamoci da fare!

giovedì 25 dicembre 2008

NATALE 2008


Natale è sempre Natale!
Questo Natale però per me è stato un po' diverso ed in attesa di altri, spero tanti, ancora più significativi, me lo tengo stretto e caro.
Io sono un padre fortunato.
Oltre ad avere due figlie bravissime, ho avuto anche la fortuna che abbiano incontrato due ragazzi ancora più bravi di loro.
Mika e Riccardo.
Cosa mi hanno combinato dunque i due che considero come i figli maschi della mia famiglia?!
Hanno scovato e mi hanno regalato un profumo che ha come nome, il titolo del mio blog e che io uso come identificativo di me stesso dato che il mio nome comincia con π e sono greco.
E' un Natale molto particolare per me e anche diverso.
GRAZIE RAGAZZI!!!!

lunedì 8 dicembre 2008

FINO A QUANDO?

Fino a quando la povera Grecia dovrà subire l'anarchia e le provocazioni di gente al soldo dei professionisti del caos, pagati addestrati ed inviati apposta per creare le condizioni di illegalità e di impunità per i loro loschi disegni?

Questa è la testimonianza di una persona normale che spiega quanto sta accadendo e che costituisce la risposta ai nostri perchè ed ai nostri come mai.
E' pubblicata su LA STAMPA del 8 Dicembre 2008.


"GIACOMO GALEAZZI
E’ stata una tragedia annunciata, sono mesi che gruppi di giovanissimi anarchici distruggono aule universitarie e mandano in frantumi vetrine di banche e negozi. Sabato notte nell’escalation di tensione, un poliziotto ha perso il controllo e ha sparato. Adesso è una catastrofe perché in strada sono scesi migliaia di figli di papà che sfruttano il pretesto per sfogare la loro violenza». Tra gli ateniesi travolti dalla «guerriglia urbana» c’è l’ingegnere Alexandros Tictopulos, fedele dell’archimandrita Nectario Moioli, parroco della chiesa greco-ortodossa di Sant’Ambrogio a Pavia. Un uomo d’estrazione moderata finito nel gorgo di una protesta giovanile.

La sua testimonianza nell’Atene «messa a ferro e fuoco» è gridata al telefonino, mentre «si susseguono senza esito le cariche della polizia». Cosa vede nelle strade di Atene? «Mi trovo in mezzo a un caos terribile, da guerra civile. I poliziotti devono affrontare le barricate. I ragazzi lanciano bombe molotov, pezzi di legno, lamiere, pietre. Hanno bruciato banche, macchine, locali. Ci sono fiamme e fumo ovunque, la polizia non riesce ad avvicinarsi ai focolai perché è bersagliata da tutti i lati. Frange di giovani con il volto coperto assaltano i centri commerciali armati di bastoni e spranghe. La gente è terrorizzata, resta chiusa in casa e sta dalla parte dei poliziotti. L’aria è irrespirabile perché i gruppi radicali hanno incendiato anche i bidoni dell’immondizia e gli agenti cercano di disperderli coi gas lacrimogeni. Molti svengono perché non si riesce a respirare».

Sono anarchici come il ragazzo ucciso? «No, questi che manifestano ora non sono balordi né disperati di periferia. Hanno tutt’altra estrazione, sono di buona famiglia, figli di miei colleghi ingegneri, di medici, di professionisti agiati. Le loro madri fanno shopping nei negozi che loro devastano. Sfruttano la tensione generale per azioni violente. E’ una furia selvaggia, senza colore politico. Appiccano incendi e spaccano tutto perché sentono che in mezzo ai disordini possono fare impunemente quello che vogliono. Per dieci che finiscono in manette, cento la fanno franca. Tirano molotov e si nascondono nei condomini. La polizia non riesce a venirne a capo perché non si tratta solo di cortei di estrema sinistra sfociati in scontri.

E’ un terreno indefinibile di violenza diffusa che trova linfa non tra gli emarginati ma tra giovani ricchi e fuori controllo». Perché la considera una catastrofe annunciata? «E’ da parecchio tempo che gli anarchici prendono di petto la polizia davanti alle scuole, nelle piazze, nei concerti. Mettono a soqquadro intere zone di Atene e c’è chi simpatizza per loro. Vivono ai margini della società ma trovano sponda in ambienti benestanti che se ne servono per creare disordini e mettere in difficoltà le forze dell’ordine. La quasi totalità dei cittadini invoca severità nelle strade, ma siamo tenuti in scacco da bande di delinquenti spalleggiati dai figli della buona borghesia. Non è una rivolta, bensì una una furiosa esplosione di rabbia che prende di mira supermercati, boutique, istituti di credito. Spargono macerie, fumo nero e carcasse di auto. Non sono rivendicazioni contro il governo o proteste di popolo per le conseguenze della crisi economica. E’ brutale e cieca violenza da Arancia meccanica. Tutti siamo sotto tiro».

Di chi è la colpa? «E' terribile che un ragazzo di 16 anni abbia perso la vita e va scoperto cosa è davvero successo nel quartiere Exarchia. Però a soffiare sul fuoco della protesta non sono i suoi amici anarchici. A scatenare l'inferno è quella "zona grigia" che non aspettava altro. Attendeva che ci scappasse il morto per trasformare Atene in un campo di battaglia. Non lo fanno per senso di giustizia o per vendicare un ragazzo ucciso. Scene simili non si erano mai viste e il pericolo è che d'ora in poi questi teppisti troveranno sempre un appiglio, una finta giustificazione per da sfogo alla violenza»."

mercoledì 3 dicembre 2008

I MARMI DEL PARTENONE






Il marchio di Patrimonio mondiale dell'umanità.









"Ciechi gli occhi che non versano lacrime vedendo, O Grecia amata, le tue sacre membra razziate da profane mani inglesi, che hanno ferito ancora una volta il tuo petto dolente, e rapito i tuoi dèi, dèi che odiano l'abominevole nordico clima d'Inghilterra"
Lord Byron, "Il pellegrinaggio del giovane Aroldo"

Lontani dalla loro terra natìa, i marmi del Partenone sono rimasti al British Museum per oltre 150 anni. Ciò ha significato continue trattative tra il governo greco, che ne chiede la restituzione, e il governo inglese che, insieme all'amministrazione del British Museum, continua a rifiutarla. "Quod non fecerunt Gothi, hoc fecerunt Scoti" "Ciò che non fecero i goti, lo fecero gli scozzesi"
Graffito ad Atene, 1813

COSA SONO I MARMI DEL
PARTENONE?

Quando il Partenone fu costruito, tra il 447 a.C. e il 432 a.C. , per la sua decorazione furono creati tre gruppi di sculture: le metope, il fregio e le sculture dei frontoni. Fra questi, le metope ed il fregio facevano parte della struttura stessa del Partenone: non furono prima realizzati e successivamente collocati sul tempio, ma scolpiti direttamente in situ, a costruzione ultimata.
Le metope erano singole sculture in altorilievo. Esistevano originariamente 92 metope, 32 su ciascuno dei lati lunghi e 14 su ognuna delle due fronti. Ogni metopa era separata dalla successiva da una semplice decorazione architettonica, il triglifo.
Le metope erano disposte tutt'intorno all'edificio, al di sopra della fila esterna di colonne, e raffiguravano varie battaglie mitologiche. Sul lato nord erano rappresentate scene della guerra di Troia; il lato sud era dedicato alla Centauromachia, la battaglia tra i Lapìti e i Cenaturi (metà uomini, metà cavalli); sulla facciata orientale erano raffigurati gli dèi dell'Olimpo in lotta contro i giganti, mentre a est era rappresentata la battaglia tra i Greci e le Amazzoni.
Il fregio, lungo 160 metri, era disposto al di sopra delle mura della cella, all'interno del peristilio (la fila di colonne esterne), e non era quindi immediatamente visibile. Si tratta di un'unica, continua scultura in bassorilievo, e rappresenta la processione al tempio in occasione delle festività Panatenaiche.
Ad entrambe le estremità del tempio, negli ampi spazi triangolari del timpano, erano collocate le statue dei frontoni. Erano realizzate in modo da riempire tutta l'area del triangolo, cosicchè quelle collocate sotto il vertice superiore, risultavano enormi. Le sculture dei frontoni hanno subìto danni così gravi che sappiamo cosa rappresentavano solo dagli scritti del viaggiatore e scrittore greco Pausania, attivo intorno al 150 d.C. Secondo la sua testimonianza, le sculture del frontone est rappresentavano la nascita di Atena dalla testa di Zeus, mentre sul frontone ovest era rappresentata la lotta tra Atena e Posidone per il possesso dell'Attica.
La vera gloria del tempio era però ospitata al suo interno. La statua della dèa Atena era alta circa 12 metri, realizzata in oro e avorio su una struttura lignea. La statua fu gravemente danneggiata intorno al 200 a.C. e fu probabilmente sostituita nel 165-160 a.C. Diversamente dalle altre sculture del Partenone, realizzate in marmo, la statua non sopravvisse oltre l'antichità.
Non tutte le sculture del Partenone, comunque, sono pervenute sino a noi. Il fregio era originariamente composto da 115 pannelli. Di questi 94 esistono ancora, integri o lesionati. 36 si trovano ad Atene, 56 sono al British Museum ed uno è al Louvre. Delle originarie 92 metope , 39 sono ad Atene e 15 a Londra. Diciassette statue dai frontoni, compresa una Cariatide ed una colonna dell'Eretteo sono attualmente al British Museum. Si può quindi dire che i marmi del Partenone sono quasi equamente divisi tra Atene e Londra.
Ed è proprio perché le sculture superstiti sono separate da più di 2000 chilometri che il governo greco ha chiesto la restituzione dei Marmi del Partenone che attualmente si trovano al British Museum, in modo che possano essere riuniti in un'unica collezione, in un museo da costruirsi ai piedi dell'Acropoli, sulla quale si ergono le rovine del Partenone



Dal sito della fondazione italiani.it ecco una straordinaria notizia che rafforza i legami affettivi tra greci e italiani e che mi ha regalato una gioia immensa.

ATENE 2 DICEMBRE 2008
"Un’onorificenza da parte della Grecia è arrivata a tre accademici, di cui due italiani e uno tedesco. Il ministro della Cultura greco, Michail Liapis, ha voluto ringraziare gli accademici per il contributo reso agli sforzi, da parte delle autorità elleniche, per far tornare in patria i marmi del fregio del Partenone, conservati per la maggior parte nelle sale del British Museum di Londra. Tra gli accademici ringraziati nel corso di una cerimonia - alla presenza, tra gli altri, dell’ambasciatore italiano in Grecia Giampaolo Sacarante – anche Louis Godart, consigliere del presidente della Repubblica italiana per la conservazione del patrimonio artistico, e professore di filologia micenea all’Università di Napoli, insieme alla professoressa Antonia Sofikitou, presidente del Comitato italiano per la restituzione del Marmi del Partenone e docente di letteratura greca all'Università di Palermo. Oltre a loro anche il professor Tonio Holscher, professore di archeologia classica all'Università tedesca di Heidelberg. Liapis ha encomiato "il contributo inestimabile" dato dai tre accademici agli sforzi greci per il ritorno dei fregi del Partenone. La cerimonia è coincisa con la restituzione alla Grecia di un frammento architettonico dello storico monumento da parte della cittadina svedese Martha Dalhgren che lo aveva ereditato dal nonno austriaco, soldato nella Seconda guerra mondiale. Lo scorso settembre inolte, dal Museo Salinas di Palermo, era stato restituito all’Acropoli un frammento dei marmi del Partenone, in occasione della visita ad Atene del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il gesto aveva avuto grande eco sui media, e a novembre i Musei Vaticani avevano a loro volta restituito un altro frammento. I gesti sono stati interpretati in Grecia come un chiaro sostegno agli sforzi per convincere il British Museum a riconsegnare i fregi sottratti all'inizio dell'Ottocento dal diplomatico inglese Lord Elgin."

venerdì 28 novembre 2008

Contra legem facit qui id facit quod lex prohibet

"Agisce contro la legge colui che compie ciò che la legge proibisce".
Questa massima è indirizzata agli 11.000.000 (undici milioni!) di cittadini italiani "contribuenti" che hanno dichiarato un reddito sul quale l'imposta da appliccare risulta ZERO. Si, avete capito bene ZERO.
Dividendo l'imposta incassata dal fisco per il numero dei contribuenti che non hanno evaso, RISULTA UN REDDITO MEDIO PERCEPITO DAGLI ITALIANI ATTIVI PARI A 17.500,00 EURO circa.
Se non mi credete andate a leggere la pagina 134 del Televideo Rai di oggi 28 Novembre 2008.
E...Tremonti, Brunetta e Bonanni cercano fra una portata ed altra di partorire misure di sostegno al reddito. Ma....AL REDDITO DI CHI?

domenica 23 novembre 2008

COME BUE CHE DICE CORNUTO ALL'ASINO




Mi vergogno occuparmi di un personaggio che come Ministro non ha fatto altro che considerare nemici i cittadini che dovrebbe servire.

Non sarebbe degno del suo ruolo un Ministro che messo lì per occuparsi del benessere e degli interessi di tutti, distingue i cittadini a seconda del credo politico (e questo è gravissimo per un Ministro), denigra, accusa, offende ecc.. ecc...
Perchè non agisce senza parlare e/o apparire?
Ben vengano allora questi interventi che trovo di grande sostegno e che danno morale ai lavoratori e alle persone oneste derise e sbeffeggiate da personaggi cosidetti pubblici ma che dovrebbero invece stare zitti e chiedere scusa e poi scusa ancora.
Anzi vista la nuova legge che prepara il ministro Alfano sarebbe ideale se colui che accusa vada a svolgere il lavoro che svolge l'accusato.
Anche soltanto per un anno.

sabato 22 novembre 2008

El Greco non è solo!


Dal Televideo RAI che trovo molto documentato, ben fatto e aggiornatissimo ho scovato questa notizia che, essendo il mio Blog per definizione un ponte tra Grecia e Italia, ho deciso di pubblicare.
Serve per apprezzare il fatto che la Grecia che è (per fortuna) totalmente trascurata dai Mass-Media italiani, viene comunque alla ribalta con questo genere di notizie.
Chi volesse approfondire ulteriormente, ecco il link relativo alla avvenimento di Palazzo Venezia.






A ROMA, LE OPERE DEL
MAESTRO THEOKARAKIS

Si apre oggi al pubblico a Palazzo
Venezia, a Roma, una mostra di opere
del pittore greco Basil Theokarakis
relative al periodo 1952-2008.

Le opere esposte, circa 200, per la
prima volta in Italia, riguardano sia
il periodo iniziale dell'attività dell'
artista, seguito all'apprendistato
svolto nella bottega del famoso Spiros
Papalukas, che creazioni più recenti.

I lavori riguardano diverse fasi arti-
stiche di Theocharakis e diversi sog-
getti, da quelli del periodo astratto
a quelli dedicati al Monte Athos, alle
opere del ciclo delle Nuvole, delle
Paludi,dei Centri Abitati,dei Paesaggi.

venerdì 14 novembre 2008

Dasvidania tovarish Silvio!

La difesa d'ufficio della Russia contro le provocazioni degli USA che il Primo Ministro italiano Silvio Berlusconi ha fatto durante la sua visita in Turchia, mi ha colto di sorpresa.
Mai mi sarei aspettato di trovarmi d'accordo con lui su qualcosa. Figuriamoci se potevo essere d'accordo sulla politica estera verso i Balcani e la Russia del Governo italiano che obbedisce a quello che stabilisce il Segretario di Stato degli USA ovvero il Foreign Office.
Avrò capito bene? Visto il personaggio che il giorno dopo smentisce quello che ha detto il giorno prima, ho atteso la sua smentita, la sua rettifica o una sua precisazione. Ho atteso invano. SILVIO HA PRONUNCIATO DAVVERO QUELLO CHE I GIORNALI HANNO RIFERITO. Egli ha esternato quanto segue:
«Diciamolo chiaro: consideriamo che ci siano state delle provocazioni alla Federazione russa con il progetto di dare collocazione ai missili Polonia e in Repubblica Ceca e poi con il riconoscimento unilaterale del Kosovo e poi ancora con l’accelerazione di un processo tra la Georgia e l’Ucraina per la loro entrata nella Nato".
Roba da non crederci.
Siccome però sono sospettoso ho voluto essere confortato rivolgendomi come sempre faccio in casi del genere, agli esperti.
E credetemi non esistono conoscitori della realtà balcanica più informati, più lucidi, più documentati dei commentatori che scrivono sul sito della Rinascita Balcanica.
Ho trovato un'analisi veramente straordinaria, intelligente e sopratutto un' approffondimento che soddisfa tutte le domande e le curiosità del lettore.
A questo punto lascio la parola all'articolo tratto dalla rivista Rinascita Balcanica firmato dall'eccezionale Michele Altamura.
Auguro buona lettura.


Tensione nei Balcani all'italiana.

"Le parole di Silvio Berlusconi sulla provocazione americana nei confronti della Russia, sulla indipendenza unilaterale del Kosovo, sullo scudo spaziale e il conflitto georgiano, risuonano come campanelli di allarme. Che qualcosa sta cambiando, in tutto l’emisfero occidentale, lo si intuisce facilmente guardando i Balcani, dove stanno accadendo cose davvero insolite, accordi strani e strane proposte. ( Foto: Silvio Berlusconi e Tayyip Erdogan)


La politica estera italiana fa sentire la sua voce controcorrente rispetto alla posizione ufficiale dell’Unione Europea e dell’Inghilterra, lanciando un dialogo sulla politica estera che avrà nuove basi e diversi punti di arrivo, ormai non più scontati. È chiaro infatti che molti assetti stanno cambiando, e giorno dopo giorno certe dichiarazioni devono farci riflettere. A fare da portavoce del nuovo ago della bilancia tra le forze internazionali è stata nominata l’Italia, l’unico Stato membro dell’Unione Europea che ha deciso di prendere le distanze dal blocco franco-tedesco schierato con Inghilterra e Stati Uniti per schierarsi accanto alla Russia, in questa grande partita della riconfigurazione dei poteri. Mentre alla Serbia non è permesso parlare - anche perché sarebbe del tutto vano, qualsiasi cosa dica Belgrado viene subito apostrofato dai media come "ultranazionalista", persino le posizioni più democratiche dei democratici - a fare la voce sibillina è quella di Berlusconi.

Che qualcosa sta cambiando, in tutto l’emisfero occidentale, lo si intuisce facilmente guardando i Balcani, dove stanno accadendo cose davvero insolite, accordi strani e strane proposte. Questa crisi economica americana sta scuotendo tutti i nuovi Stati emergenti a prendere coraggio per affrontare la situazione e superare il fantasma del passato della guerra: già il fatto che tutti gli Stati balcanici hanno rifiutato i prestiti del Fondo Monetario Internazionale, dovrebbe far capire come la realtà che ci ricordavamo si sta capovolgendo. A parlare per la cosiddetta Comunità Internazionale non sono più i rappresenti dei Governi, ma sempre ex ambasciatori, il cui mandato nei Balcani è ormai decaduto, oppure personaggi legati a strutture internazionali non governative, che con strane dichiarazioni, "dicono e non dicono". Traspare un clima di tensione in quanto, dopo la grande ubriacata di euforia dell'elezione americana, tutti sono caduti nella squallida realtà dei debiti che l’America ha lasciato un po’ ovunque, cosicchè qualcuno ha cominciato a mettersi la mano sulla coscienza. Cosa raccontare ora alla gente, visto che un po’ tutti cercano di prendere il proprio dopo le tante promesse?

Da una parte vi sono infatti gli albanesi del Kosovo, che cercano ora di sistemare a modo loro la questione dell’indipendenza, senza scendere più a patti con l’Onu e l’Unione Europea. Pristina vuole il suo Stato e un po’ rinnega i vecchi accordi sull’assistenza internazionale perenne, e a maggior ragione quella europea, scritta sull’ondata dell’integrazione della Serbia. Dall’altra vi sono poi i montenegrini che, forti del sostegno del Barone Rothschild, hanno già annunciato che entreranno in Europa, per costruire così il loro capolavoro di Tivat. Non bisogna dimenticare la Croazia, ormai in preda ad una schizofrenia selvaggia per l’avanzata economica italiana e il suo cammino in Europa, e così per dimenticare i problemi con la mafia e i traffici, preferisce attaccare il più debole. In questo, la vicina Republika Srpska sembra un nemico "scontato", e che facilmente può essere definito una minaccia per la stabilità della regione, così come la Serbia fautore della famosa "aggressione" al popolo croato. I politici croati non smetteranno mai di perdersi nella nostalgia della guerra balcanica che ha portato alla Croazia la "gloria" dell’indipendenza, e così mai ammetteranno la violenza e l’eccidio compiuto.

Tutto sommato c’è chi forse sta peggio, perché pur conoscendo il loro passato di sofferenza, non riesce a far quadrare il proprio futuro. È questo il destino della Republika Srpska, che cerca un’identità indipendente da uno Stato bosniaco che nei fatti non esiste; organizza riunioni e manifestazioni per l’indipendenza, dove alla fine di tutto si parla, fuorché di quello. Sua antagonista "pentita" è invece la Federazione della BiH, che dinanzi allo spettro della crisi finanziaria cerca di disfarsi di Silajdzic per trovare un accordo sostenibile con serbi e croati che piaccia tanto all’Europea.
Agli estremi della regione balcanica, vi sono i macedoni, ormai impantanati con il loro nome e i greci, e non sanno più che "pesci prendere": litigano ogni giorno e nessuno si azzarda a dire qualcosa o a prendere una posizione. L’Albania di Berisha cerca invece di trovare un proprio equilibrio interno, grazie all’accordo con Edi Rama, in maniera da far fuori tutti i piccoli partiti, i quali, come atto disperato estremo, hanno deciso di occupare il Parlamento. La cosa triste è che sono barricati da giorni nell’Aula Parlamentare, e il Governo per dispetto ha deciso di togliere loro i riscaldamenti.
Infine vi è la Serbia, roccaforte della Jugoslavia che non esiste più, anche lei bersaglio del FMI e della Banca Mondiale che le ricordano quanto può essere vicino il fallimento. A dispetto di quanto si crede, Belgrado non è poi così debole, la sua economia potrebbe sicuramente accusare delle scosse di assestamento, ma non tali da farla cadere. La sua forza, la si vede proprio ora, che riesce a spuntare persino un accordo con l’Europa sulla Eulex, anche se è un compromesso che barcolla ancora tanto, sotto i colpi del piano Ahtisaari.

In questo mosaico di stranezze, il ruolo dell’Italia di Berlusconi si incastona alla perfezione. Promotore dell’integrazione dei Balcani Occidentali, il Governo italiano si schiera anche a favore della Turchia, sfidando l’ira della Lega Lombarda, che aveva già preparato la legge sull’immigrazione. Ovviamente, sull’adesione della Turchia, bisognerà fare i conti anche con la Francia, la quale per evitare lo sperpetuo dei turchi, ha persino creato un'Unione del Mediterraneo. Su questo i Balcani tacciono, e tanti si stanno chiedendo "dove sarà la fregatura questa volta..." A questo punto, chissà se qualcuno rispolvererà il vecchio progetto di costruire un esercito europeo, in cui assoldare tutti i cittadini dell’Europa allargata, per avere più soldati di pace. Addirittura qualcuno in Russia ha cominciato a parlare di un'Unione slava. Ma che vorrà dire? Sappiamo che prima c’era la Jugoslavia e che l’hanno distrutta, ma che qualcuno abbia veramente pensato di fare un esercito balcanico e rifare la Jugoslavia, sembra davvero un azzardo, oppure no...

Al di là delle ipotesi più o meno reali, gli attuali eventi difficilmente possono essere considerate delle coincidenze, in quanto è chiaro che rispondono ad una regia ben precisa. Vi sono infatti delle forze che cercano di spaccare l’Europa, e farne una occidentale e un’altra orientale, magari ad influenza russa. Mosca infatti, approfittando dalla crisi americana, cerca di cavalcare l’onda della bolla della "democrazia possibile" per riconquistare le posizioni perse. Per far questo fomenta i Paesi dell’Europa Sud-Orientale, che ormai sono tutti molto agguerriti e pronti a presentare al caro Obama, durane il prossimo G20, il conto dei debiti da pagare: questa volta per la Casa Bianca sarà "nera" .

Michele Altamura

Che ne dite?
Naturalmente io sull'entrata della Turchia in U.E. torno ad essere contrario alle tesi del cavaliere e mi dichiaro totalmente d'accordo con la linea della Lega Nord.
Grazie dell'attenzione, pigreco

giovedì 6 novembre 2008

Avviso ai festeggianti


A tutti quelli che:
Sono contenti che abbia vinto un Democratico.....(ricordo che la guerra nel Vietnam l'ha iniziata il Democratico Kennedy mentre il bombardamento della Serbia l'ha ordinato il Democratico Clinton)

A tutti quelli che:
Hanno pianto commossi perchè a vincere è stato uno di colore.....(rammento che il Segretario di Stato è Condoleezza Rice di cui tralascio il curriculum bellico, mentre il capo di Stato Maggiore nella guerra del golfo era un generale di colore, tale Colin Luther Powell)

A tutti quelli che:
Hanno fatto a gara per dimostrarsi più filoamericani degli altri, dedico questa
annotazione.

Lo sapete che le truppe americane dislocate in Italia godono di extraterritorialità?
In pratica si godono i privilegi che offre a loro l'autolimitazione di sovranità che lo Stato Italiano attua nell'applicare la propria giurisdizione sul territorio dove si trova una base americana, al fine di garantire ampia libertà e indipendenza ai soldati persino di uccidere senza poter essere giudicati ( vedi Cermis).

Io APPOGGERO' INCONDIZIONATAMENTE il primo Presidente Americano nero o bianco che sia che consegnerà alla giustizia locale i soldati Americani che uccidono, stuprano e torturano i cittadini di uno Stato sovrano.
Grazie e buona notte.
Pigreco

mercoledì 22 ottobre 2008

I nostri nipoti ci chiederanno conto


Gli antichi Greci, all' istruzione dei giovani, avevano destinato oltrechè i migliori filosofi e maestri, persino una Dea e che Dea.
Addirittura la figlia di Zeus, ATHENA, dea della sapienza, particolarmente della saggezza, della tessitura e delle arti.

Noi oggi, abbiamo...... la Gelmini maestra di taglio (del bilancio) e cucito (delle bocche dei dissidenti).




Io, per salvaguardare la mia salute(il cardiologo mi ha categoricamente proibito di agitarmi e/o di arrabbiarmi) mi rifiuto di commentare o di prendere parte in una discussione relativa al futuro della scuola pubblica e lascio il campo a questo splendido intervento di un Uomo semplice, normale ma illuminato.


"Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in un alloggiamento per manipoli; ma vuole istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia perfino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di stato. E magari si danno dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo apertamente trasformare le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tenere d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi, ve l'ho già detto: rovinare le scuole di stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico.

Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico"

Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III congresso dell’Associazione a Difesa della Scuola Nazionale, a Roma l’11 febbraio 1950

martedì 23 settembre 2008

L'eredita' di Peppino Impastato







Sento il dovere di dare il mio contributo e rendere omaggio a questo eroe e martire, dando la diffusione che merita a questo bellissimo articolo di Leoluca Orlando e per invitare tutti a non dimenticare.




Peppino Impastato è un giovane siciliano ucciso dalla mafia.
Questa scarna informazione sarebbe più che sufficiente per rendere doverosa oggi la memoria di una vita, di un impegno, di un terribile delitto.

Peppino Impastato esprime, ancora dopo trenta anni, in modo emblematico le tragedie della Sicilia, le tragedie di tanti giovani uccisi anche – e non solo – fisicamente dalla mafia.
Peppino, giovane e siciliano, ha trovato la forza di rompere, in anni di paura e di convivenza, la palude del silenzio e la rete di complicità dei propri coetanei, così come dei suoi stessi familiari.
Peppino è stato prima deriso, poi emarginato, infine ucciso: secondo una sequela tragicamente ricorrente nella strategia mafiosa.
Deridere, emarginare, uccidere. E, poi, depistare.
La mafia (il sistema di potere politico affaristico mafioso) non si ferma davanti al corpo inanimato delle proprie vittime. Con complicità attive e silenzi compiacenti di organi dello Stato, della politica, dell’informazione si è tentato di far apparire Peppino come un sovversivo, un terrorista vittima dello scoppio accidentale di una bomba che dallo stesso sarebbe stata preparata per compiere un attentato lungo la linea ferroviaria.

Con complicità attive e silenzi compiacenti si è sottoposta la verità ad una colossale operazione di depistaggio, sottoponendo - con pretesti infamanti - a sequestri e perquisizioni la sede della piccola radio e la abitazione di Peppino. Quelle complicità attive e quei silenzi compiacenti hanno utilizzato anche il clamore del ritrovamento del cadavere dell’On. Aldo Moro per nascondere e depistare le vere ragioni della uccisione di Peppino, consumata nello stesso giorno del ritrovamento del corpo dello statista democristiano.
Quelle complicità e quei silenzi sono stati da anni e per anni oggetto di denuncia da parte dei compagni così come della madre e del fratello di Peppino che hanno sfidato a viso aperto Gaetano Badalamenti e tanti altri mafiosi, senza curarsi né di rapporti di parentela né di rapporti di pericoloso vicinato.

Quelle complicità e quei silenzi hanno per anni avuto la meglio su verità e giustizia.
Quelle complicità e quei silenzi sono stati per la prima volta formalmente indicati, in atti giudiziari, dall’indimenticabile Consigliere istruttore Antonino Caponnetto.
Quelle complicità e quei silenzi sono stati resi noti nello splendido film “Cento passi” ancor più e prima che potesse formalmente del tutto concludersi in via definitiva il processo degli assassini di Peppino.
Un film diffuso in tutto il mondo, più tempestivo di un troppo lungo processo penale, così come la piccola Radio di Peppino - diffusa in un piccolo territorio della provincia siciliana – colpiva criminali che le istituzioni non volevano o non sapevano colpire.

Legalità e informazione: due parole, una drammatica emergenza ieri come oggi.
I criminali mafiosi uccidono con le armi da fuoco esseri umani, giovani coraggiosi; le complicità e i silenzi uccidono libertà, verità, giustizia.
E’ questa la terribile miscela che impedisce nel nostro paese una democrazia compiuta.
Non potrò mai dimenticare, a conferma e testimonianza di questa micidiale miscela, un comizio in piazza a Cinisi nel maggio 1978, all’indomani dell’uccisione di Aldo Moro e di Peppino Impastato.

Piersanti Mattarella, che ad Aldo Moro era come tanti di noi fortemente legato, si recò a Cinisi per gridare speranza e progetto di rinnovamento della politica.
Piersanti venne aspramente contestato dai compagni di Peppino che vedevano in quel giovane Presidente della Regione appena eletto il simbolo di una democrazia cristiana che, per colpa di taluni suoi potenti esponenti, era e appariva compromessa con la mafia.
Piersanti tenne egualmente e terminò il suo comizio e, a me, che lo accompagnavo, a voce bassa, quasi con pudore ma con determinazione, sussurrò: “Non sanno, i compagni di Peppino, che siamo nella stessa barca, combattiamo la stessa battaglia, corriamo gli stessi rischi”!
Mi sono ricordato di quelle parole quando nell’Epifania del 1980 mi sono trovato davanti al corpo senza vita di Piersanti ucciso da mafiosi che avevano nel suo stesso partito consiglieri e complici.

In memoria di Peppino Impastato, vi invitiamo a partecipare all'evento che si terrà a Pieve Emanuele (Milano), il prossimo 3 ottobre alle ore 17:00, presso la piazza a lui dedicata (guarda la locandina dell'evento).

domenica 14 settembre 2008

Bravi ma anche Buoni

Un gruppo di pirati informatici Greci, degni discepoli dei loro avi, visto che il primo computer risale ai tempi dell'antica Grecia ( meccanismo di Anticitera)hanno violato il computer del Cern dove si sta svolgendo l'esperimento madre di tutti gli esperimenti, relativo alla scoperta delle origini del Big Bang. La notizia è stata riportata da La STAMPA che ha ripreso un analogo articolo pubblicato sui quotidiani Inglesi Times e Daily Telegraph.
Mi ha colpito non tanto la notizia ma la bontà degli Hackers i quali hanno lasciato un messaggio di saluto e di avvertimento, scritto in greco, segnalando, indicando ed evidenziando, l'esistena di vuoti nel sistema di protezione.
Grandi, Grandissimi.
Mentre la crema degli scienziati di Fisica Nucleare cercano con il famoso esperimento Cms, di ricreare i Buchi Neri dello spazio, un gruppo di hackers greci, ha scoperto un Buco Nero anzi Nerissimo, nel sistema informatico preposto alla gestione dell'esperimento.
Però che signorilità e che classe nel comportamento dei pirati.
Si sono presentati, hanno salutato e se ne sono andati senza causare danni.
Bravi e anche Buoni.


Ciao a tutti, panos

domenica 27 luglio 2008

"Citius!, Altius!, Fortius!"


Giuramento dell'atleta
A nome di tutti i concorrenti, prometto che prenderemo parte a questi Giochi Olimpici rispettando e osservando le regole che li governano, impegnandoci nel vero spirito della sportività per uno sport senza doping e senza droghe, per la gloria dello sport e l'onore delle nostre squadre.

Giuramento del giudice
A nome di tutti i giudici e ufficiali di gara, prometto che adempiremo alle nostre funzioni in questi Giochi Olimpici con una completa imparzialità, rispettando e osservando le regole che li governano, nel vero spirito della sportività.



CHE LO SPIRITO DI OLIMPIA TRIONFI!!!

sabato 19 luglio 2008

Archeologia

« Itala nam tellus Graecia maior erat. »
(Ovidio, Fasti, IV)

Dai mari della Magna Grecia sta per venire alla luce un altra testimonianza della nostra Storia antica.Ne "Le Ultime Notizie" del sito MSN ho letto questa meraviglioso articolo ed ho voluto immediatamente farvi partecipi.

Sono queste le notizie che preferiamo leggere al posto di altre.
Volevo congratularmi con quanti hanno reso possibile tale scoperta e dire un grandissimo Bravo e GRAZIE a tutti quelli che si sono e saranno adoperati per farci ammirare dal vivo quello che abbiamo immaginato.
Panos

martedì 15 luglio 2008

"in greco ho pensato, in greco ho vissuto”. Adriano imperatore

Ho scoperto che visitano il mio Blog anche persone oltre confine.
Mi è venuta l'idea di divulgare questo filmato in inglese perchè così internazionalizzo qualcosa che è patrimonio dell'umanità.La lingua greca!


Sono a disposizione per ulteriori approfondimenti sulla lingua greca.
Ciao,Panos

lunedì 14 luglio 2008

Tributo a una persona coerente

Si è spento Gianfranco Funari.
Mi era antipatico.
Ho capito di avere sbagliato giudizio quando era troppo tardi per gustarmelo come quando era in forma.
Non voglio spiegarmi oltre.Essere coerenti ed affrontare la morte con lo spirito sfottente e lucido come ha fatto lui non è da tutti.
Alcuni soltanto sono capaci e sono i veri UOMINI.
GIANFRANCO FUNARI LO FU.
Io,di Lui ho apprezzato quanto segue:
Il suo testamento televisivo è stata la canzone di Pierangelo Bertoli "A MUSO DURO".
Per il suo funerale ha chiesto come fiori i girasoli e ha chiesto di essere sepolto sulle note di...."BLOWIN' IN THE WIND"
Sul feretro ha voluto tre pacchetti di sigarette;un accendino;un telecomando e delle fiches da gioco.
Sulla sua tomba ha voluto la scritta:"HO SMESSO DI FUMARE"

Era un grande secondo i miei criteri di giudizio.
Chi a 75 anni su RAIUNO il Sabato sera canta A Muso Duro e chi, quando di anni ne aveva 35 ascoltava Blowin'in the Wind, ha qualcosa di rivoluzionario, di anticonformista e di coerente dentro l'anima.
Grande,grandissimo Gianfranco,ciao.

Ti dedico io una canzone che sono sicuro avresti voluto anche tu che fosse cantata al tuo funerale.

Eccola
"Venite pure avanti, voi con il naso corto, signori imbellettati, io più non vi sopporto,
infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio perchè con questa spada vi uccido quando voglio.

Venite pure avanti poeti sgangherati, inutili cantanti di giorni sciagurati,
buffoni che campate di versi senza forza avrete soldi e gloria, ma non avete scorza;
godetevi il successo, godete finchè dura, che il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura
e andate chissà dove per non pagar le tasse col ghigno e l' ignoranza dei primi della classe.
Io sono solo un povero cadetto di Guascogna, però non la sopporto la gente che non sogna.
Gli orpelli? L'arrivismo? All' amo non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco,
io non perdono, non perdono e tocco!

Facciamola finita, venite tutti avanti nuovi protagonisti, politici rampanti,
venite portaborse, ruffiani e mezze calze, feroci conduttori di trasmissioni false
che avete spesso fatto del qualunquismo un arte, coraggio liberisti, buttate giù le carte
tanto ci sarà sempre chi pagherà le spese in questo benedetto, assurdo bel paese.
Non me ne frega niente se anch' io sono sbagliato, spiacere è il mio piacere, io amo essere odiato;
coi furbi e i prepotenti da sempre mi balocco e al fin della licenza io non perdono e tocco,
io non perdono, non perdono e tocco!

Ma quando sono solo con questo naso al piede
che almeno di mezz' ora da sempre mi precede
si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore
che a me è quasi proibito il sogno di un amore;
non so quante ne ho amate, non so quante ne ho avute,
per colpa o per destino le donne le ho perdute
e quando sento il peso d' essere sempre solo
mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo,
ma dentro di me sento che il grande amore esiste,
amo senza peccato, amo, ma sono triste
perchè Rossana è bella, siamo così diversi,
a parlarle non riesco: le parlerò coi versi, le parlerò coi versi...

Venite gente vuota, facciamola finita, voi preti che vendete a tutti un' altra vita;
se c'è, come voi dite, un Dio nell' infinito, guardatevi nel cuore, l' avete già tradito
e voi materialisti, col vostro chiodo fisso, che Dio è morto e l' uomo è solo in questo abisso,
le verità cercate per terra, da maiali, tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali;
tornate a casa nani, levatevi davanti, per la mia rabbia enorme mi servono giganti.
Ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco,
io non perdono, non perdono e tocco!

Io tocco i miei nemici col naso e con la spada,
ma in questa vita oggi non trovo più la strada.
Non voglio rassegnarmi ad essere cattivo,
tu sola puoi salvarmi, tu sola e te lo scrivo:
dev' esserci, lo sento, in terra o in cielo un posto
dove non soffriremo e tutto sarà giusto.
Non ridere, ti prego, di queste mie parole,
io sono solo un' ombra e tu, Rossana, il sole,
ma tu, lo so, non ridi, dolcissima signora
ed io non mi nascondo sotto la tua dimora
perchè oramai lo sento, non ho sofferto invano,
se mi ami come sono, per sempre tuo, per sempre tuo, per sempre tuo...Cirano"
Francesco Guccini

sabato 12 luglio 2008

Il vero spirito OLIMPICO


I clamori per la Fiaccola Olimpica si sono spenti.
Invece la Fiamma arde sempre per indicare al mondo attraverso il sacro fuoco di Olimpia che i giochi Olimpici non possono essere utilizzati per generare conflitti.I vari nemici dei giochi riflettano su quello che hanno ottenuto contestando un simbolo.
Hanno ottenuto intanto il mio disprezzo perchè il vero coraggio si dimostra lottando quotidianamente per i propri ideali e per la propria libertà e non approfittando di un simbolo di fratellanza e di pace per farsi notare.
Vi racconto una notizia che racchiude tutto il vero spirito Olimpico.
Un ramoscello di olivo tolto da un albero dell'età di 2500 anni che si trova nel villaggio di VUVES in provincia della città di Chanea a Creta,INCONORERA' LA TESTA DEL VINCITORE DELLA MARATONA dei Giochi Olimpici di Pechino.
La cerimonia del taglio del ramo ha avuto luogo a VUVES dove c'è questo olivo che risale all'epoca della istituzione dei Giochi Olimpici dell'antichità da Eracle Ideo o Eracle Climeno, che dall’Ideo discendeva.
Il ramoscello di olivo (in greco"kòtinos"),sarà in seguito trasformato in una corona e verrà portato fino in Cina dall'attrice Maria Tzobanàki che era presente alla cerimonia.Sarà consegnato a 50 motociclisti membri dell'associazione culturale "Vie d'Olivo" che percorreranno 22.000 km attraverso 16 paesi, arriveranno a MOSCA dove pianteranno 1000 alberi di olivo,faranno volare 1000 colombe e suoneranno 1000 violini.
Da Mosca la corona raggiungerà il Kazakstan da dove verrà aviotrasportata in CINA.
La signora Tzobanàki ha terminato il suo intervento sottolineando:"il messaggio che porta con sè il ramoscello di olivo è un messaggio molto importante di pace e di ellenismo. Racchiude questo valore simbolico e non dobbiamo dimenticare che l'idea dell'Olimpiade è partita da quì."
La cerimonia si è conclusa con "L'INNO OLIMPICO" cantato dai bambini della scuola elementare locale.

Ditemi pure che questa è retorica.
Ma ricordatevi che L'OLIMPIADE rappresenta l'universalità di un valore che non ha pari in altri valori.
LA PACE E LA FRATELLANZA FRA TUTTI I POPOLI.
E se i popoli dimenticano i loro passato e le loro tradizioni non avranno futuro.
Sempre Panos

martedì 1 luglio 2008

Dove è nata la Democrazia!

In Grecia ci sono due parole che non saranno mai barattate.Queste parole sono, Democrazia(Δημοκρατια) e Libertà(Ελευθερια)
I greci sono molto sensibili alla loro corretta applicazione nella vita politica e rispondono a dovere se qualcuno tenta di sopprimerle o di utilizzarle ad interpretazione propria.
La prima domanda che fanno quando incontrano un italiano è la seguente."Come è possibile che un paese come l'Italia ed un popolo come quello italiano siano governati da un personaggio come Berlusconi?Chi e cosa hanno permesso la sua ascesa politica"?
Recentemente sono stato in Grecia ed ho avuto notevole imbarazzo e moltissimna difficoltà nel fare un analisi e dare una spiegazione logica a chi mi poneva questa domanda.
Aderisco all'iniziativa del 8 Luglio e sono ad Atene insieme con i miei compatrioti.
Ciao a tutti,
Panos alias pigreco.

domenica 29 giugno 2008

Italo-Greco ovvero Insieme si può

Fedele alla "mission" del mio blog, ecco due notizie che si riferiscono ad avvenimenti di interesse comune tra Italia e Grecia e che rafforzano la reciproca conoscenza.
La prima notiziona è la seguente che ho cercato di renderla comprensibile ai più facendo un collage tra l'Agenzia ANSA e La STAMPA.Il video invece è tratto da SKY NEWS 24.

(ANSA) - CITTA' DEL VATICANO, 29 GIU - Gesti ecumenici durante la messa in San Pietro per la festa dei santi Pietro e Paolo, presente Bartolomeo di Costantinopoli.
Bartolomeo, primo in onore tra i patriarchi ortodossi, ha recitato con il Papa il 'Credo' niceno, che non contiene il 'filioque', fonte di dispute teologiche su Cristo. Il Papa ha parlato, nell'omelia, dell'unita' dei fratelli in Cristo. Anche Bartolomeo ha tenuto un'omelia, ricordando il dialogo tra le due Chiese, malgrado le difficolta' tra le due Chiese


Ecco invece il bellissimo articolo di Enzo Bianchi da "La Stampa"
Oggi la liturgia comune che non è ancora comunione
ENZO BIANCHI
"Ancora una volta si rinnova oggi a Roma un gesto divenuto ormai «tradizionale», anche se inaugurato solo una quarantina d’anni fa: in occasione della festa dei santi Pietro e Paolo, una delegazione del patriarcato ecumenico di Costantinopoli, guidata quest’anno dallo stesso patriarca Bartolomeo I, presenzierà all’eucaristia celebrata in San Pietro da papa Benedetto XVI. Analogamente, per la corrispondente festa di sant’Andrea il 30 novembre, una delegazione vaticana è sempre presente alle celebrazioni in onore dell’apostolo «primo chiamato», Andrea, fratello di Pietro e primo vescovo di Costantinopoli. E più di una volta è accaduto, come quest’anno appunto, che la delegazione ortodossa a Roma fosse presieduta dal primus inter pares, il patriarca di Costantinopoli, e quella vaticana a Istanbul dal papa stesso. Ma che significato ha questo evento, frutto di una stagione nuova nei rapporti tra chiesa cattolica e chiesa ortodossa avviata dal concilio e dai primi incontri tra papa Paolo VI e il patriarca ecumenico Athenagoras I?

È un evento che in un certo senso simboleggia efficacemente l’attuale situazione dei rapporti tra la chiesa cattolica e le chiese ortodosse e, più in generale, il cammino verso l’unità dei cristiani. Nella celebrazione in San Pietro il gesto che è «fonte e culmine» della vita cristiana - la comunione eucaristica nella condivisione dell’unico pane e dell’unico calice eucaristici - purtroppo non potrà ancora essere compiuto perché la fine delle reciproche scomuniche sancita alla chiusura del Vaticano II non è tuttora approdata a una piena comunione: e questo impedimento rimane fonte di sofferenza, controtestimonianza rispetto alla preghiera di Gesù stesso alla vigilia della sua passione «che tutti siano una cosa sola», e anche scandalo di fronte a quanti non nutrono la fede cristiana. Ma, all’interno della liturgia eucaristica, Benedetto XVI e Bartolomeo I compiranno insieme alcuni gesti da sottolineare: terranno l’omelia, reciteranno insieme il Credo e insieme impartiranno la benedizione. Riti che riguardano solo i cristiani? Non credo.

Innanzitutto, il papa e il patriarca ecumenico testimoniano di poter condividere una parola che annuncia il vangelo, la buona notizia, a tutti gli uomini. Predicare significa infatti questo: tradurre nell’oggi l’annuncio di Gesù Cristo, far risuonare per una comunità precisa in un momento storico preciso la parola di Dio che rimane in eterno, dare voce a quel Gesù che «è lo stesso ieri, oggi e sempre» ma che è ascoltato, compreso, seguito in modo sempre nuovo e unico da ciascun discepolo nel corso della storia. Poter avere una parola comune da annunciare non solo ai fedeli della propria chiesa ma anche a chi della chiesa non fa parte significa testimoniare che il messaggio evangelico è ancora oggi parola di vita offerta a quanti accettano di ascoltarla e di accoglierla come fonte che alimenta il proprio pensare e il proprio agire, significa che è ancora possibile dire all’uomo una parola sull’uomo che lo aiuti a ritrovare e a custodire la propria dignità, significa affermare che la vita di ciascuno può avere un senso e vale la pena viverla in pienezza e in libertà.

Anche proclamare insieme, cattolici e ortodossi, il Credo non è evento che si esaurisce all’interno delle due confessioni cristiane, perché la fede professata proclama la vittoria della vita sulla morte, parla di una speranza di salvezza per tutti, narra della grandezza di ogni essere umano che si riconosce nell’uomo Gesù di Nazaret, in quell’uomo secondo il disegno di Dio: è un invito a riscoprire le enormi potenzialità di amore e di comunione che ogni essere umano possiede. I cristiani professano sì la loro fede, la proclamano in un’assemblea liturgica riservata ai battezzati, ma quanto è affermato in quelle formule di duemila anni fa apre un cammino di speranza per tutti.

E, infine, papa Benedetto XVI e il patriarca Bartolomeo I impartiranno insieme la benedizione apostolica, cioè «diranno bene» dell’uomo da parte di Dio, affermeranno che il Signore ha posto il suo compiacimento in quella creatura capace di grandezze e di miserie, testimonieranno che chi opera per la giustizia e la pace rivela qualcosa dell’agire di Dio nella storia. Sì, nelle liturgie cristiane ci troviamo nel punto più avanzato della frontiera tra quanto è proprio solo dei battezzati e il tesoro prezioso posto in vasi di argilla e offerto a beneficio di tutti, credenti e non credenti. Lì è la soglia tra una dimensione di «arcano» da custodire e un’offerta di umanizzazione da donare a quanti hanno orecchie e cuore per ascoltare: è questa dimensione antropologica e sociale dell’annuncio cristiano che dovrebbe far percepire come la libertà di culto non può essere rinchiusa nel ristretto ambito del privato ma deve poter assumere una espressione anche comunitaria e pubblica. Poi, possiamo anche disinteressarci di quanto avviene all’interno delle quattro mura di una basilica, oppure possiamo ridurlo a uno dei tanti eventi mediatici più o meno affascinanti, ma non possiamo ignorare che da lì sgorga un messaggio di speranza per tutti, un’energia che rende più umana e vivibile la nostra terra."


L'altra notiziona che mi è stata segnalata da mia figlia Eleni,professoressa di Italiano in Francia,è tratta da un articolo de "La Repubblica",il seguente:

"Palazzo Madama ha approvato all'unanimità la mozione promossa da De Castro che chiede al governo di presentare il dossier di candidatura all'Unesco.
Il Senato: "La dieta mediterranea diventi patrimonio dell'umanità".Iniziativa congiunta di Italia, Spagna, Grecia e Marocco
all'insegna di "un'identità alimentare e culturale comune"
.

sabato 21 giugno 2008

A proposito di Giochi e di Sport

Alla pagina 161 del TeleVideo RAI del 21/06/2008 è riportata la seguente notizia.

"NON SOLO OLIMPIADI, TORNANO GIOCHI NEMEI"

"Rimessi in auge nell'era moderna dal barone De Coubertin, i giochi olimpici sono certo i più famosi ma non i soli. Gli sportivissimi greci antichi si sfidavano infatti in 4 competizioni panelleniche: a Olimpia, a Delfo, sull'istmo di Corinto e a Nemea. E' qui, nella città resa famosa dalla vittoria di Eracle sul leone, che un archeologo americano ha pensato di rinverdire i fasti dei giochi antichi, in uno stadio appena restaurato. Quaranta i Paesi presenti alla quarta edizione; fulcro della gara i 100 metri "liberi" e una corsa di 8 chilometri."


Per completare l'informazione su questo avvenimento che fa onore a chi l'ha ideato, a chi l'ha organizzato e a chi partecipa a qualunque titolo,aggiungo ulteriori notizie tratte dai giornali greci.

Gli atleti che prenderanno parte alle gare,correranno a piedi nudi,vestiti con una tunica bianca e gareggieranno per vincere una corona di sedano selvatico.
Le gare comprendono :corsa di 90 metri all'interno dell'antico stadio e una corsa di 7,5 Km.("sui Passi di Ercole"), dallo spogliatoio fino al tempio di Ercole sito nell'Antica Città di Cleonae.

Cenni Storici.

A Nemea Eracle vi compí una delle sue 12 fatiche uccidendo il leone nemeo, con la pelle del quale si vestì. Il suo nome è legato alla celebrazione dei Giochi Nemei. A cadenza biennale, tra giugno e luglio, si svolgevano a Nemea i giochi nemei o Nemee, celebrati in onore di Zeus Nemeo o dell'eroe locole Ofelte Archemoros. I giochi storicamente ebbero inizio nel 573 a.C. consistevano in gare ginniche, atletiche, equestri, musicali e poetiche. Per queste celebrazioni sportive la mitografia propone due possibili illustri fondatori: Adrasto di Argo, ai tempi della spedizione dei sette a Tebe; oppure Eracle, dopo l’uccisione del leone nemeo. Tale manifestazione divenne festa panellenica dal 573 a.C., e assunse grande affinità con le gare di Olimpia, ai vincitori veniva consegnata una corona di sedano selvatico (altro che i nostri atleti di oggi). Nella sua valle gli Spartani nel 394 a.C. sconfissero la coalizione di Tebe, Argo e Atene che li capeggiava. A Nemea viveva una terribile belva (Leone di Nemea o nemeo) che devastava la regione intorno all'omonimo santuario. Il leone di Nemea era una bestia ferocissima e invulnerabile. Eracle lo uccise serrandolo e quindi stritolandolo nella morsa delle sue potenti braccia. Quindi cercò di scuoiarlo, ma il ferro non intaccava le pelle della fiera, e per avere la pelliccia si servì degli artigli della belva stessa. Indossò poi quella pelle che lo rese invulnerabile a sua volta. Fu questa la prima delle 12 fatiche dell'eroe.

Spero che abbiate gradito.
Conoscere il passato, capire da dove veniamo e capire che razza di uomini ci hanno preceduto, ci spingerà senz'altro o ad immitarli od anche a superarli.
Ciao a tutti
sempre panos,sempre pi-greco

mercoledì 11 giugno 2008

Archeologia

Oggi ero nella sala d'attesa del mio dentista e così, sono stato costretto a sfogliare ed a leggere tutta la "Stampa". L'inserto TuttoScienze di solito viene by-passato. Invece, non farlo premia e come! Guardate cosa ho trovato. Un fantastico articolo del professor Aristide(un archeologo non poteva non avere un nome greco)MALNATI, dell'Università Cattolica Sacro Cuore di Milano.


Tratto da TuttoLibri - www.lastampa.it
LA STAMPA TuttoScienze MERCOLEDÌ 11 GIUGNO 2008


“Smaschero Omero con 16 lettere”
Una lunga indagine ricostruisce la storia perduta di un frammento di papiro egizio.Con microscopi e lessici informatici si è arrivati a una decifrazione “impossibile”: proviene da un canto dell’Iliade.
Un antico papiro, un minuscolo pezzo di carta ingiallita,a volte, può dare vita a un appassionante gioco enigmistico, stimolando le capacità logiche dell’antichista, che così si trasforma in un abile risolutore di enigmi del tutto simile a un detective della scientifica.
Sottoposto a un’analisi minuziosa, il microscopico frustolo rivela così una miniera
di informazioni e il suo esame è simile alla soluzione di un rebus. E’ questo il caso di un frammento grande come un francobollo:il manufatto (1,8 centimetri di larghezza e 3,7 di altezza) contiene 16 lettere dell’alfabeto greco antico
e per lungo tempo non volle rivelare i propri segreti: gli studiosi non erano
in grado di attribuire le labili tracce di scrittura a un passo preciso di un’opera nota a causa dell’esiguo numero di lettere.
La corretta lettura delle tracce della prima riga, invece,ha permesso di risalire a
una forma del verbo greco «agoreuo». Con l'uso di lessici e di moderni programmi
informatici si è scandagliato il «mare magnum» della letteratura greca e si è arrivati all’attribuzione, primo gradino della pubblicazione del testo:il frammento
contiene poche lettere del Canto V dell’«Iliade» di Omero, precisamente parte dei versi 218-221, che descrivono le gesta di Diomede durante l’assedio a Troia.
Con l’analisi della grafia si è poi potuto datare il momento in cui il reperto è stato scritto:sulla base della comparazione con scritti dalla grafia affine
già datati, il rotolo, a cui il nostro piccolo frammento apparteneva, è stato vergato nel II-III secolo d.C., quando l'Egitto era una provincia dell’Impero romano.

Tra storia e mito.

Il piccolo frammento venne trovato a Tebtynis (non distante dal Cairo) nel 1934, durante lo scavo ad opera della Regia Università di Milano. In un primo tempo fu conservato nella collezione dell’ateneo milanese e successivamente venne restituito al Museo Egizio del Cairo.
Le caratteristiche: 1,8 cm di larghezza e 3,7 cm di altezza Il contenuto:
16 lettere dell’alfabeto greco antico.
Il testo: un frammento del Canto V dell’«Iliade» di Omero (parte dei versi 218-221)
che descrive le gesta di Diomede durante l’assedio a Troia
L'"Iliade" è con l’«Odissea» il poema epico attribuito a Omero.
E’ composto di 24 canti, ognuno dei quali è indicato con una lettera dell’alfabeto
greco maiuscolo. Narra le vicende di un breve episodio della storia della guerra di Troia, quello dell’ira dell’eroe Achille, nell’ultimo dei 10 anni di guerra Nell’«Iliade» Diomede affronta in duello Enea.
Sta per ucciderlo, quando appare Afrodite a proteggere suo figlio. Diomede ferisce prima lei e poi Ares. Solo Apollo riesce a placarlo, con la famosa frase: «Tu, mortale, non tentare il confronto con gli dei!»






Non mi dite che non vi sia venuta la pelle d'oca perchè non vi crederò.
In attesa delle prossime uscite, un caro saluto da Panos.

domenica 8 giugno 2008

Agenda Italiana

Coincidenze?
Se si, sono davvero straordinarie.
QUANTI DI VOI SONO INFORMATI SU QUANTO VIENE RIPORTATO NELL'ARTICOLO CHE TROVO SCONVOLGENTE e che troverete sul link;

Mi rivolgo a tuttti gli uomini di buona volontà.
Facciamo almeno conoscere queste cose informando attraverso anche i nostri poveri mezzi artigianali.
Basterebbe fare girare il link dell'articolo.
Mi viene in mente Battiato e la sua "povera patria" che potete ascoltare e vedere il clip nella sezione del blog intitolata pigreco is on the air non cambiate canale.
Grazie a tutti.
Ciao da pigreco

Curiosità

Venerdì 6 Giugno,dovendo ingannare un attesa lunga ,ho potuto gustare la lettura de "LA STAMPA",compreso il supplemento Torino Sette.
Erano anni che non avevo questa possibilità di spazio e di tempo.Sfogliare e leggere il giornale è una cosa.Gustarlo è un altra!
Mentre le notizie che pubblica sono già, si può dire vecchiotte,dato che la TV, Internet e Teletext ci aggiornano in continuazione, LA LETTURA DEGLI ARTICOLI DI APPROFONDIMENTO scritti da signori giornalisti come lo sono quelli de "La Stampa",non potrà mai essere sostituita da surrogati.
Dunque, sulla prima pagina de "La Stampa" del 6 Giugno, Gramellini ha scritto il seguente articolo, intitolato:Precari da Favola
"Questa è la storia più avvincente del mondo. Dieci ricercatori italiani hanno realizzato un telescopio rivoluzionario che la Nasa manderà in orbita mercoledì prossimo da Cape Canaveral. A Houston lo chiamano Tiger Team, Squadra della Tigre: ragazze e ragazzi intorno ai 30 anni, laureati a Pisa in Fisica nucleare. Giovani, ottimisti, consapevoli di aver scelto un mestiere stupendo e di esportare la faccia sorridente dell’Italia. Il loro stipendio? 950 euro al mese. Questa è la storia più avvilente del mondo. Un mondo dove un fisico nucleare che realizza telescopi per la Nasa guadagna 950 euro al mese, mentre quel manager telefonico che parlava per frasi fatte confondendo Waterloo con Austerlitz ne prende cento volte tanto. Il problema contro cui si sta inchiodando il liberismo è che non collega il salario al talento e all’impegno del lavoratore, ma alla commerciabilità del prodotto. E’ giusto che i compensi li faccia il mercato. Ma in questo mercato senza regole prevalgono sempre le pulsioni più basse: sesso, calcio, tv, cellulari. Il fisico dei telescopi guadagna cento volte meno del manager dei telefonini o del centravanti della Nazionale perché voi e io usiamo i telefonini e guardiamo le partite della Nazionale, mentre dei telescopi non sappiamo che farcene. Il giorno in cui quegli aggeggi servissero a scovare petrolio nel sistema solare o a rintracciare terzini sperduti nelle galassie, immediatamente il loro valore di mercato si impennerebbe, trascinando al rialzo anche lo stipendio del Tiger Team. Torno a leggere le notizie di calciomercato sul telefonino, ma mi sento un verme".

Ora io ho fatto il seguente ragionamento e mi sono posto la seguente domanda:
queste persone straordinarie studiano o hanno studiato a L'Università' NORMALE di Pisa.
Se questa Università che si chiama NORMALE, forma geni del genere,nel caso si fosse chiamata, non so, mettiamo SPERIMENTALE,o SPECIALE, oppure PARTICOLARE,che genere di scienziati avrebbe prodotto?.

Riflettete gente riflettete.
Ciao da Panos-pigreco

domenica 1 giugno 2008

Politica Interna

Potrei dire,"ve l'avevamo detto" ma non lo dico.
Lascio che, chi legge, tragga le dovute conclusioni sulle conseguenze delle decisioni insensate di alcuni governi e sui danni causati dalla politica estera totalmente cieca e senza riguardi e rispetto per la storia, degli USA e dei loro "alleati".
Non possono riconoscere KOSOVO come stato indipendente e pretendere che ciò non costituisca un precedente.
TUTTO QUESTO AVVIENE PER IL SEMPLICE FATTO CHE GLI USA AGISCONO DA PADRONI ASSOLUTI DEL GLOBO E FANNO E DISFANNO SECONDO I LORO INTERESSI LEGATI AL PROGETTO SEGRETO RELATIVO AL MILLENNIO DI DOMINAZIONE PROGRAMMATA DA PERSONAGGI COME ROCKEFELLER ecc.. ecc.(mi sto documentando e pubblicherò qualcosa in futuro).
Ecco dunque il nostro "amico" Cossiga membro dichiarato della Gladio, cosa tira fuori.
Lascio a voi i commenti e le riflessioni.
Faccio soltanto notare che nessun giornale o telegiornale abbia dato spazio a questa notizia che io ho trovato nel sito Rinascita Balcanica

Il Senatore Francesco Cossiga, all’apertura della XVI legislatura il 29 aprile scorso, ha ripresentato il disegno di legge costituzionale riguardante il “Riconoscimento del diritto di autodeterminazione al Land Südtyrol - Provincia autonoma di Bolzano”. Una notizia che passa del tutto inosservata sui media italiani, ma che desta numerose preoccupazioni. L'ipotesi di un possibile ed imminente contraccolpo dell'effetto Kosovo sull'Italia è quanto meno immediato, se si considera l'indipendenza della provincia serba come un'espressione del principio di autoderterminazione dei popoli, sancito dalla Carta delle Nazioni Unite. Ci chiediamo, tuttavia, a questo punto se la proposta del Presidente Cossiga sia destinata a creare un nuovo Stato nel cuore dell'Europa per "pulire e riciclare denaro", o se sia una provocatoria manovra politica. In questo secondo caso, potremmo ipotizzare che i Senatori a vita italiani stiano tentando di porre dinanzi al Parlamento il problema dell'autodeterminazione del Sud Tirolo, subito dopo che l'Italia ha deciso di riconoscere l'indipendenza del Kosovo, ponendo il lecito dubbio se quella decisione sia stata o meno legittima. Qualora il progetto di legge sia rifiutato con una valida motivazione, avremmo uno dei primi casi in cui il principio utilizzato per l'indipendenza del Kosovo verrà rinnegato, con l'evidente dimostrazione che il Governo italiano ha utilizzato "due pesi per due misure". Si creerà pur sempre un precedente che potrebbe essere discusso in seno all'Assemblea ONU che si terrà il prossimo settembre, in cui la Serbia chiederà l'annullamento dell'independenza del Kosovo. Allo stesso tempo, un Parlamento che rifiuta l'indipendenza al Sud Tirolo dovrà a tutti i costi negare la stessa autonomia alla cosiddetta "Padania", che non costituisce, né adesso né mai "un'etnia" o un popolo con una storia a sé stante. Per cui, tale manovra potrebbe servire a fermare le mire espansionistiche della Lega Nord, rafforzata più che mai dall'esito delle elezioni. Nel caso in cui, invece, la proposta venga approvata, l' "effetto domino" sarà ancora più distruttivo perchè avremo uno dei primi anomali epidosi di secessione e magari di accorpamento allo Stato di Austria o di Germania. Le perplessità e le motivazioni di fondo di questo provvedimento sono davvero tante, e chiederemo dei pareri a degli esperti, per analizzare la complessità di questo caso".

venerdì 30 maggio 2008

Avvenimenti Storici

Alcuni amici italiani mi hanno chiesto di fare un breve excùrsus nella storia greca più recente, per poter comprendere meglio gli sviluppi che si susseguono nei Balcani , di cui la Grecia fa geograficamente parte.
Soprattutto spiegarli la cosiddetta questione “Macedone” ed in seguito anche la situazione dell’isola di Cipro.
Con molta fatica, attingendo da diverse fonti, ho messo su un collage che mi sembra abbastanza riuscito.
Vorrei confessare una cosa.
L'ho fatto per Laura una carissima amica di mia figlia Eleni che è diventata anche nostra amica-figlia.L'augurio che le faccio è che questo articolo l'aiuti nel suo cammino per diventare una greca completa.
Panos,alias pigreco

Tutto ebbe inizio quel Martedì 29 Maggio del 1453.
I Turchi occupano Constantinopoli e l’Impero Bizantino crolla.
La Grecia viene così invasa dai Turchi che, pensate, cominceranno ad andarsene soltanto nel 1821 cacciati via dalla rivoluzione epica del popolo Greco che dopo oltre 400 anni di dominazione Ottomana dura ed inflessibile, era riuscito a mantenere acceso il suo spirito, la propria lingua, la propria religione, le proprie tradizioni ecc…. ecc….

1)Già dal 1814 a Odessa si era formata l'Eteria, un'organizzazione segreta di cui facevano parte mercanti e intellettuali sparsi in Europa; tra essi vi erano Giovanni Antonio Capodistria e Alessandro Ipsilanti, due fuoriusciti greci al servizio dello zar. La lotta, a cui partecipò anche il clero ortodosso, cominciò nel marzo del 1821 quando Ipsilanti, a capo di un piccolo esercito, cercò di sollevare le provincie turche danubiane, mentre anche nelle isole le popolazioni insorgevano. Nonostante la dura reazione turca, il 1° gennaio 1822 venne costituito un governo provvisorio che rivolse un appello all'Europa sperando in un aiuto delle potenze straniere. Solo nel 1827, quando la Turchia contava già sull'appoggio dell'Egitto e la maggior parte delle città greche erano tornate sotto il dominio turco, Francia, Inghilterra e Russia decisero di intervenire. La flotta turco-egiziana fu sconfitta e, con il trattato di Adrianopoli (1829), confermato con il trattato di Londra del 1841, fu sancita l'autonomia greca. Tessaglia, Macedonia, Epiro, Tracia e Creta rimasero però possedimenti turchi.
Durante l'ultimo decennio del XIX secolo il regno greco tentò in ogni modo di estendere il proprio territorio. A seguito della sconfitta della Turchia nella guerra del 1877-78, il congresso di Berlino apportò alcune modifiche ai confini settentrionali della Grecia, assegnandole la Tessaglia e parte dell'Epiro. La Turchia rifiutò queste decisioni, ma il governo greco ne rivendicò l'applicazione nel 1885 in occasione della nuova crisi scoppiata nella regione a seguito dell'annessione della Rumelia alla Bulgaria. In questo caso furono le potenze europee a bloccare preventivamente Atene. Due anni dopo il governo greco sostenne il moto indipendentista scoppiato a Creta rifiutando l'invito delle potenze europee ad astenersi da ogni azione. Azioni terroristiche contro postazioni turche in Macedonia provocarono un conflitto che la Grecia non era preparata ad affrontare e che si risolse in una prevedibile disfatta; solo l'intervento diplomatico russo fermò la reazione turca. Nel 1906 l'Assemblea nazionale proclamò la riunificazione di Creta alla Grecia.
Le guerre balcaniche
Quando nel 1912 la Macedonia venne invasa dalle truppe ottomane, Grecia, Serbia, Bulgaria e Montenegro dichiararono guerra alla Turchia. La sconfitta militare del sultano nel conflitto combattuto tra il 1912 e il 1913 fu totale, tanto che i termini del trattato di pace di Londra gli imposero l'abbandono di ogni pretesa di sovranità su territori europei, con l'eccezione di una limitata area circostante Istanbul. A seguito del trattato di Bucarest del 1913, il governo di Atene vide quasi raddoppiati popolazione e confini nazionali, che giunsero a comprendere anche la tanto contesa Macedonia.
Negli anni successivi alla prima guerra mondiale ci fu un massiccio ridislocamento di popolazione tra Grecia e Turchia. I turchi che abbandonarono i territori diventati greci furono 600.000; un milione di greci lasciarono a loro volta l'Anatolia. I rifugiati greci andarono a ingrossare le file della fazione antimonarchica che costrinse all'esilio il nuovo sovrano Giorgio II, sin lì semplice fantoccio nelle mani del regime militare. Il Parlamento proclamò la Repubblica di Grecia (1924); nel 1925 il generale Pangalos assunse tutti i poteri, ma un anno dopo venne a sua volta deposto da un golpe guidato dal generale Kondylis. Questi indisse nuove elezioni che dettero solo un ristrettissimo margine di maggioranza alla coalizione repubblicana rispetto al blocco monarchico-conservatore, sufficiente tuttavia a permettere i lavori per la stesura della nuova Costituzione che venne promulgata nel 1927. Nel 1928 il ritorno di Venizelos alla politica attiva riaprì al quadro istituzionale greco prospettive di stabilità.
Negli anni Novanta la Grecia ha dovuto fronteggiare varie questioni che la contrappongono ai suoi vicini. Primo tra tutti il vecchio e mai risolto contenzioso storico con la Turchia, alimentato negli ultimi anni dalla questione di Cipro, dalla questione curda e dal disaccordo sul limite delle acque territoriali tra la costa turca e alcune isole greche.Per problema di Cipro (o problema cipriota, to kypriakó, το κυπριακό, in greco) si intende comunemente la situazione di tensione e guerra effettiva venutasi a creare sull'isola di Cipro tra le comunità greco-cipriota (maggioritaria) e quella turco-cipriota (minoritaria) e che si è articolata in varie fasi a partire dal 1963 fino ai giorni nostri. Allo stato attuale la situazione non è ancora risolta e ha condotto alla partizione de facto dell'isola tra la Repubblica di Cipro greco-cipriota, riconosciuta internazionalmente e membro dell'Unione Europea, e l'autoproclamata Repubblica Turca di Cipro del Nord(RTCN) che occupa il terzo settentrionale dell'isola, riconosciuta solamente dalla Turchia.

2)Un'altra questione è stata quella del nome assunto dalla Repubblica di Macedonia dopo la dissoluzione della Federazione iugoslava l'8 settembre 1991. Il processo di dissoluzione della Jugoslavia è in fase ormai avanzata. La “Repubblica Socialista di Macedonia”, una delle sei entità statuali che costituiscono l'ormai defunta federazione jugoslava, dichiara la propria indipendenza in seguito a referendum.

17 novembre 1991. Il parlamento di Skopje adotta la nuova costituzione della “Repubblica di Macedonia”.
Nel 1992, in seguito alla richiesta della Grecia, l'Unione Europea adotta la “Dichiarazione di Lisbona”, che in sostanza proibisce al nuovo stato, ancora non riconosciuto a livello internazionale, di utilizzare il nome “Macedonia”. In seguito al riconoscimento internazionale, la posizione dell'Ue è gradualmente sfumata, fino al ritenere che la questione vada risolta tramite un negoziato bilaterale.

I primi paesi a riconoscere la Macedonia sono stati la Bulgaria e la Turchia.

7 aprile 1993. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu approva la risoluzione 817, con la quale ammette il paese nell'organizzazione delle Nazioni Unite. A causa dell'opposizione greca all'utilizzo del nome “Macedonia”, il paese viene ammesso con la denominazione temporanea di FYROM (Former Yugoslav Republic of Macedonia). Il giorno seguente, l'assemblea generale dà il benvenuto al paese quale 181° membro dell'Onu.

La Macedonia ha dovuto aspettare più di un anno e mezzo per poter essere ammessa nell'Onu, dalla data di proclamazione della propria indipendenza, a causa dell'ostruzionismo greco. La disputa sul nome tra Atene e Skopje sull'utilizzo del nome “Macedonia”, rappresenta un precedente assoluto nella storia delle relazioni internazionali.

In sostanza la Grecia ritiene che il nome “Macedonia” sia parte esclusiva della propria storia e della propria eredità culturale, e sostiene che, prendendo questo nome, il proprio vicino settentrionale utilizzi indebitamente questa eredità. Vengono paventate anche possibili pretese territoriali su parte della Grecia settentrionale, chiamata anch'essa “Macedonia”.

Nel febbraio 1994 la Grecia ha sottoposto la Macedonia ad un embargo, chiudendo completamente i confini comuni. L'embargo fu causato dalla decisione di Skopje di adottare, come bandiera nazionale, il cosiddetto “Sole di Vergina”, simbolo legato ad Alessandro Magno. La Grecia protestava anche contro un articolo della costituzione macedone, nel quale si parlava di sostegno e protezione verso le minoranze macedoni presenti negli stati confinanti.

Dopo diciotto mesi di embrago, che ha causato alla Macedonia danni stimati intorno ai due miliardi di dollari, nel settembre 1995 Atene e Skopje hanno firmato un trattato, sotto l'egida dell'Onu, col quale si impegnano a cercare una soluzione mediata alla disputa. Nel trattato, i due paesi non sono citati con i propri nomi costituzionali, ma come “Primo Contraente” e “Secondo Contraente”.

Nell'ottobre 1995, il parlamento macedone ha approvato la modifica della bandiera e dell'articolo conteso all'interno della propria costituzione. In conseguenza di questa iniziativa, Atene decideva di riaprire le frontiere. Da allora, i due paesi hanno gradualmente normalizzato i propri rapporti.

I negoziati, sotto il patrocinio dell'Onu, sono cominciati a fine 1995, ma da allora non hanno registrato alcun progresso significativo. Ecco alcune delle proposte di nome espresse negli ultimi dodici anni:

- Macedonia Superiore (Upper Macedonia);
- Macedonia del Nord (Northern Macedonia);
- Nuova Macedonia (New Macedonia);
- Repubblica di Skopje (Republic of Skopje);
- Repubblica di Macedonia – Skopje (Republic of Macedonia – Skopje);
- Macedonia slava (Slav-Macedonia);
- Repubblica del Vardar (Vardar Republic);
- Macedonia del Vardar (Vardar Macedonia).

All'inizio la Grecia si è dichiarata assolutamente contraria ad ogni riferimento alla parola “Macedonia” per il possibile nome costituzionale del proprio vicino settentrionale. Nel corso degli anni, questa posizione si è gradualmente ammorbidita, ed oggi questa possibilità non viene esclusa a priori. Atene, però, insiste su un nome composito, che deve comprendere anche una delle espressioni elencate sopra: settentrionale, nuova, Skopje ecc.

La posizione macedone è quella di una doppia formula: utilizzare cioè il nome Repubblica di Macedonia nei rapporti col resto del mondo, e di trovare un nome diverso per i rapporti bilaterali con la Grecia. La Grecia però non è d'accordo, e vuole un nome unico solo approvato da tutti, e quindi anche da Atene.

Le ultime proposte avanzate in ordine di tempo da Mathew Nimitz, il mediatore nominato dall'Onu, sono arrivate nel 2005. Nella prima, fatta ad aprile, si parlava di “Repubblica di Macedonia – Skopje”, variante accettata dalla Grecia, ma rigettata dalla Macedonia. Nella seconda, resa nota alcuni mesi più tardi, si proponeva semplicemente di trascrivere in alfabeto latino il nome in cirillico, e cioè “Republika Makedonija”. La Macedonia si è dichiarata interessata a discutere questa possibilità, ma la Grecia ha fatto sapere di non gradirla.

Nel corso degli anni, la Macedonia è stata riconosciuta col suo nome costituzionale da 120 paesi, inclusi tre membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, Russia, Cina e per ultimo dagli Stati Uniti, che l'anno fatto il 4 novembre 2004.

Altre varianti gradite ad Atene, secondo fonti giornalistiche, sarebbero “Repubblica Macedone”, o “Repubblica della Nuova Macedonia”. Skopje ha dichiarato che potrebbe accettare di utilizzare questi nomi nei rapporti bilaterali, ma insiste a voler utilizzare “Repubblica di Macedonia” in quelli con il resto del mondo.

“Repubblica della Nuova Macedonia”, riaffiorata recentemente, è in realtà una delle prime proposte avanzate nelle prime fasi dei negoziati dal predecessore di Nimitz, Cyrus Vance. All'epoca, essa venne decisamente rigettata da entrambe le parti.

Per la statistica, ci sono 39 altre località sul pianeta che portano il nome di “Macedonia”: 27 sono centri urbani negli Stati Uniti, alcuni dei quali abitati da membri della diaspora macedone, tre sono in Colombia, due in Brasile, una in Martinica; in Bulgaria esiste la regione della “Macedonia del Pirin” e una cittadina che porta questo nome, in Grecia sono ben tre le regioni chiamate “Macedonia”.

La Macedonia, sul delicato tema dell'identità, ha questioni aperte con tutti i propri vicini: la Grecia non ne riconosce il nome, la Bulgaria la lingua e la nazione, la Serbia, o meglio la chiesa ortodossa serba, non riconosce la chiesa ortodossa macedone. Con l'Albania e il Kosovo, la Macedonia condivide la presenza di una folta minoranza di lingua albanese, che viene stimata intorno al 24% della popolazione totale.

La Grecia ha messo in chiaro che la Macedonia non potrà essere ammessa alla Nato o all'Unione Europea prima che l'annosa questione del nome trovi una soluzione accettabile ad entrambi i contendenti. La Grecia, come membro di entrambe le organizzazioni, ha gli strumenti per bloccare il cammino di Skopje verso la piena ammissione.


3)Una terza questione è emersa nel momento di maggiore crisi del nuovo corso albanese, quando l'Albania ha accusato circoli nazionalistici greci di fomentare la minoranza greca per annettersi il Sud del paese. Epiro settentrionale è la regione storica che corrisponde alla parte meridionale dell'Albania dove c'è una minoranza greca costituita da circa 300.000 persone.
Il governo della Grecia sostiene che questo territorio è abitato principalmente da greci, mentre il governo dell'Albania dichiara che è territorio a maggioranza albanese con minoranze greche.
Nel sud dell'Albania ci sono villaggi in cui il greco è la lingua predominante. Ci sono stati molti piccoli scontri fra le minoranze greche e le autorità albanesi. Il governo di Tirana denuncia presunte interferenze nella politica locale del sud dell'Albania da parte del governo greco, quali: l'innalzamento della bandiera greca sul territorio albanese, della lingua insegnata a scuola, ecc.; tuttavia, le reaziomi delle autorità hanno nella maggior parte dei casi è stata non-violenta.
Nella Regione è praticata principalmente la religione cristiana di rito greco ortodosso.
In greco Épeiros, significa terra ferma, continente, nome che i Greci delle isole del Mar Egeo davano appunto alla Grecia continentale. Da un punto di vista geografico tale regione ha un estensione di 9.000 Km2, una popolazione che si aggira fra i 350 ed i 400 mila abitanti ed è posta fra l' Albania a Nord, la Grecia a Sud, la catena montuosa del Pindo a Est ed il Mare Ionico ad Ovest. Quando all'inizio del Novecento l' Albania ottenne l'indipendenza dall'Impero ottomano, si impadronì del vessillo di Castriota come propria bandiera nazionale, mentre il popolo d'Epiro, insorto per rivendicare la propria libertà, sovrapponeva l'aquila bicipite alla croce bianca in campo azzurro, vessillo del Regno di Grecia, per indicare la propria orgogliosa grecità linguistica e culturale.

Su questa ultima questione relativa all'Epiro del Nord, vedasi anche l'articolo da me postato il 17/04/2008 agenda internazionale.