mercoledì 30 aprile 2008

Il linguaggio dei vincitori

Le elezioni sono passate e il tran-tran della vita quotidiana ha ripreso a scandire le nostre giornate.
I commenti politici e le analisi dei risultati li lascio ai professionisti ed agli esperti.
Volevo però divulgare un bellissimo articolo che mia figlia Eleni, mi ha inviato.
Siccome non tutti leggono "la Repubblica", spero di fare cosa gradita.
Arrivederci
Panos detto pigreco

Stefano Rodotà
la Repubblica
28-04-2008

SONO francamente ammirato dall´impassibilità con la quale tanti commentatori analizzano i flussi elettorali, esaltano la radicale semplificazione del sistema parlamentare, assumono la Lega come riferimento, si chiedono se siamo entrati nella Terza Repubblica o se la Seconda Repubblica comincia solo ora. Ma tanti dati di cronaca, e le sollecitazioni della memoria, mi fanno poi sorgere qualche dubbio e mi spingono a chiedere se la vera novità di queste elezioni non consista nell´emersione piena di un modello culturale, sulle cui caratteristiche hanno in questi giorni scritto assai bene su questo giornale Nadia Urbinati e Giuseppe D´Avanzo.
Non giriamo la testa dall´altra parte. Quel che è appena accaduto, e si sta consolidando, riguarda davvero "l´autobiografia della nazione". Non riesco a sottovalutare fatti che troppi si sforzano di considerare minori, che vengono confinati nel folklore, assolti da Berlusconi come simpatiche e innocue forzature del linguaggio da parte degli uomini della Lega. E invece dovremmo sapere (quanto è stato scritto su questo argomento?) che proprio il linguaggio è la prima e rivelatrice spia di mutamenti profondi che investono la società e la politica. L´elenco è lungo, e non riguarda solo la storia recentissima.
Si cominciò da pulpiti altissimi con l´aggressività verbale eretta a comunicazione politica quotidiana, considerata troppe volte come una simpatica bizzarria e dilagata poi in ogni possibile contenitore televisivo, sdoganando ogni becerume anche nei luoghi propriamente istituzionali. E il linguaggio non è solo quello verbale. Si sono fatte le corna nei vertici internazionali e si è mangiata mortadella in Senato, si continuano a disertare le manifestazioni del 25 aprile e si elegge il Bagaglino a rappresentante della cultura nazionale. Commentando il colpo di mano del Presidente della Commissione europea che ha tolto all´Italia le competenze in materia di libertà, sicurezza e giustizia, si è detto che è meglio così, che è preferibile occuparsi di trasporti piuttosto che di "omosessualità". Per fortuna non si è parlato di "culattoni", riprendendo il simpatico linguaggio della Lega: ma, di nuovo, il linguaggio è rivelatore, anche perché rende palese una cultura incapace di comprendere la dimensione dei diritti civili. Sempre scorrendo le cronache, scopriamo che il futuro Presidente della Camera dei deputati apostrofa, sempre simpaticamente, un immigrato come "paraculo" mentre si investe, non si sa a quale titolo, della funzione di controllo dei documenti. Di un futuro ministro leghista ci viene offerto un florilegio di citazioni su stranieri e immigrati, sulle sanzioni da applicare, che non ha nulla da invidiare ai suoi più noti ed estroversi colleghi di partito. Un bel ponte tra passato e futuro, una indicazione eloquente degli spiriti che nutrono la nuova maggioranza, all´interno della quale si fa sentire sempre più forte la voce di chi invoca la pena di morte, raccogliendo un consenso che rischia di vanificare il grande successo internazionale del nostro Paese come promotore della moratoria contro la pena di morte approvata dall´Onu.
Di fronte a tutto questo dobbiamo davvero ripetere che le parole sono pietre. Suscitano umori, li fanno sedimentare, li trasformano in consenso, ne fanno la componente profonda di un modello culturale inevitabilmente destinato ad influenzare le dinamiche politiche.
Parliamo chiaro. Una ventata razzista e forcaiola sta attraversando l´Italia, e rischia di consolidarsi. Ammettiamo pure che grandi siano le responsabilità della sinistra, nelle sue varie declinazioni, per non aver colto il bisogno di rassicurazione di persone e ceti, spaventati dalla criminalità "predatoria" e ancor più dall´insicurezza economica, vittime facili dei costruttori della "fabbrica della paura". Ma questa ammissione può forse diventare una assoluzione, un modo rassegnato di guardare alle cose senza riconoscerle per quello che davvero sono? La reazione può essere quella di chi alza le mani, si arrende culturalmente e politicamente e si consegna al modello messo a punto dagli altri, con un esercizio che vuol essere realista e, invece, è suicida? Doppiamente suicida, anzi. Perché non si compete efficacemente quando si parte dalla premessa che la ragione di fondo sta dall´altra parte: l´imitazione servile, in politica, non rende. E, soprattutto, perché si consoliderebbe proprio il modello che, in nome della civiltà, dev´essere rifiutato e combattuto. Le possibilità di ripresa delle forze di centrosinistra passa proprio dalla piena consapevolezza della necessità di una immediata messa a punto di una strategia diversa.
Aggiungo che vi è un elemento meno appariscente di quel modello che ha lavorato nel profondo, che può apparire meno insidioso e che, quindi, può non suscitare la reazione necessaria. Mi riferisco ad una idea di comunità chiusa, che coltiva distanza e ostilità; che spinge a chiudersi nei ghetti; che fomenta il conflitto tra i gruppi sociali contigui. Anche questa è una lunga storia, perché molte ed esemplari sono le "guerre tra poveri". Che non sono scongiurate elevando muri e neppure predicando una tolleranza che in questi anni si è trasformata in accettazione dell´altro alla sola condizione che faccia ciò che ci serve e che i nostri concittadini rifiutano, alle condizioni che imponiamo: e poi, esaurita questa funzione e calata la sera, quelle persone si allontanino sempre di più, isolandosi nelle loro comunità, lontani dagli occhi e, soprattutto, liberandoci da ogni inquietudine umana e sociale. Dobbiamo affrancarci dalle suggestioni del comunitarismo, che presero Tony Blair, solleticarono anche qualche politico della nostra sinistra e, ora, rischiano di tornare alla ribalta per chi si fa abbagliare dall´esempio leghista.
Di tutto questo non basta parlare. È questa diversa cultura, che ha tanto giocato anche nell´esito elettorale, a dover essere analizzata. Altrimenti, le considerazioni sui comportamenti elettorali rimarranno monche e le stesse proiezioni nella dimensione istituzionali saranno distorte. Non è solo un doveroso esercizio di pulizia intellettuale. Se si pensa che vi sono emergenze che devono essere fronteggiate con forte spirito politico, e il degrado culturale lo è al massimo grado, bisogna essere chiari e necessariamente polemici. Guai a dare una interpretazione del "dialogo" tra maggioranza e opposizione che induca a mettere tra parentesi le questioni più scottanti. Bisogna rendersi conto che ammiccamenti e tatticismi qui non servono a nulla, e dire alla maggioranza che in questa materia, davvero, non si può negoziare. Solo così può nascere una alleanza non strumentale tra politica e cultura, che investa anche schieramenti diversi; e, forse, qualche apertura per uscire da un clima che si è fatto irrespirabile.
Un piccolo, finale esercizio di relativismo culturale. Le cronache ci hanno parlato di un Tony Blair sorpreso senza biglietto sul treno tra l´aeroporto e Londra. Anche i nostri giornali hanno biasimato il fatto, riprendendo le giuste reazioni inglesi. Ma, da noi, doveva essere in primo luogo sottolineato come un potente ex primo ministro di una grande nazione non si servisse di auto di Stato. Questi sono i modelli culturali che ci piacciono.

martedì 29 aprile 2008

L'epopea della musica degli anni 60-70

La canzone che secondo me apre la strada alla epopea della musica pop e rock degli anni 60-70 è la mitica EVE OF DESTRUCTION.
Per quelli che hanno meno degli anni che ho io, pubblico questo articolo dedicato alla suddetta canzone non tanto per apprezzarla (perchè non ha bisogno) ma per capire la differenza fra loro e quelli che hanno avuto la fortuna e il privilegio di essere teenagers proprio in quei anni.
Panos detto pigreco


Barry McGuire - Eve Of Destruction (1965)


The Eastern world, it is explodin'
L’Est del mondo sta esplodendo (1)

Violence flarin', bullets loadin'.
La violenza si diffonde, i colpi (sono) in canna

You're old enough to kill, but not for votin',
Sei abbastanza grande per uccidere, ma non abbastanza per votare (2)

You don't believe in war - but what's that gun you're totin'?
Tu non credi nella guerra, ma che cos’è quell’arma che stai imbracciando?

An' even the Jordan river has bodies floatin'.
E perfino sul fiume Giordano ci sono dei corpi che galleggiano (3)

But you tell me, over and over and over again, my friend,
Ma dimmi, amico, ancora ed ancora

Ah, you don't believe we're on the eve of destruction.
Non credi che siamo al principio della fine?

Don't you understand what I'm tryin' to say,
Non capisci quello che sto tentando di dire

An' can't you feel the fears I'm feelin' today?
E non riesci a percepire i timori che sento oggi?

If the button is pushed, there's no runnin' away,
Se verrà premuto il bottone, non ci sarà nessun posto dove scappare (4)

There'll be no one to save, will the world in a grave.
Nessuno si salverà, il mondo diventerà una tomba

Take a look around you, boy, it's bound to scare you, boy.
Dai una occhiata attorno a te, ce n’è abbastanza per spaventarti, ragazzo.


An' you tell me, over and over and over again, my friend,
Ma dimmi, amico, ancora ed ancora

Ah, you don't believe we're on the eve of destruction.
Non credi che siamo al principio della fine? (4b)


Yeah, my blood's so mad feels like coagulatin',
Si, il mio sangue è così furioso che sembra stia coagulando

I'm sittin' here just contemplatin'.
Sono seduto qui e sto facendo considerazioni

I can't twist the truth, it knows no regulation,
Io non posso rivoltare la verità, (la verità) non conosce regole

Handful of senators don't pass legislation,
Un piccolo numero di senatori non fa passare la (nuova) legge

An' marches alone can't bring integration
E le marce da sole non possono portare la integrazione (razziale) (5)

When human respect is disintegratin',
Quando il rispetto per l’uomo si sta sgretolando

This whole crazy world is just too frustratin'.
Questo grande pazzo mondo è veramente troppo frustrante


An' you tell me, over and over and over again, my friend,
E dimmi, amico, ancora ed ancora

Ah, you don't believe we're on the eve of destruction.
Non credi che siamo al principio della fine?


Think of all the hate there is in Red China,
Pensa a tutto l’odio che c’è nella Cina rossa (6)

Then take a look around to Selma, Alabama.
E dopo getta un occhio a Selma in Alabama

Ah, you may leave here for four days in space,
Ah, tu puoi girare per quattro giorni nello spazio (7)

But when you return it's the same ol' place,
Ma quando torni giù è sempre il solito vecchio posto

The poundin' of the drums, the pride an' disgrace.
Il rullo dei tamburi, l’orgoglio e il disonore

You can bury your dead, but don't leave a trace.
Tu puoi sotterrare i tuoi morti, ma senza lasciare una traccia (8)

Hate your next-door neighbor, but don't forget to say grace,
Odia il tuo vicino, ma non dimenticare di dire le preghiere


An' tell me, over and over and over again, my friend,
E dimmi, amico, ancora ed ancora

You don't believe we're on the eve of destruction,
Non credi che siamo al principio della fine?

No, no, you don't believe we're on the eve of destruction.
No, no, tu non ci credi che siamo al principio della fine.




Note


La celebre canzone, pubblicata nel settembre del 1965 e grande successo internazionale per Barry McGuire, era una composizione di P.F.Sloan. E' stata proposta in italiano in una versione più o meno vicina all'originale da Gino Santercole (Questo vecchio pazzo mondo) e in una versione volutamente adulterata da Pino Masi (L'ora del fucile)



(1) Si riferisce alle situazioni di crisi in Vietnam, Indonesia e al contenzioso tra la Cina comunista e la Cina nazionalista (Taiwan) allora appoggiata dagli USA

(2) In USA nel 1966 l'età minima per votare era di 21 anni (sarà ridotta a 18 nel 1971, in Italia questo avverrà nel 1974), mentre l'età per il servizio di leva era di 18 anni. Inoltre, il servizio militare era obbligatorio e questo rendeva particolarmente critica la situazione durante la guerra in Vietnam: qualsiasi ragazzo in età di leva poteva trovarsi spedito in zona di guerra, ed era un conflitto duro con molti morti e feriti all'anno (saranno quasi 60.000 dalla parte americana alla fine della guerra, nel 1975, essendo statisticamente il numero di feriti in una guerra tradizionale in rapporto di 1 a 5 con i caduti, si possono stimare in 300 mila i feriti americani durante le operazioni militari nel paese asiatico).

(3) Si riferisce ai continui scontri tra arabi e israeliani, il fiume Giordano era il confine di Israele. La guerra più cruenta arriverà effettivamente un anno dopo ("guerra dei sei giorni") con una netta vittoria israeliana e l'annessione dei territori (est del Giordano, Sinai) tuttora contestati.

(4) E' evidentemente il bottone del centro di controllo a disposizione dei presidenti USA e URSS per dare il via alla guerra termonucleare globale, legittimo incubo degli anni della "guerra fredda" e della contrapposizione tra le due super-potenze.

(4b) Letteralmente è una affermazione: "tu non ci credi che siamo al principio della fine" (o "alla vigilia della distruzione")

(5) In USA erano anni di rivendicazione della parità tra le razze, messa in discussione dalla legislazione di molti stati del Sud (Alabama, citato nel seguito, in testa), condotte con marce pacifiche, guidate da grandi leader neri come Marthin Luther King (che sarà assassinato due anni dopo), come quella celebre dell'agosto del 1963, nella quale King pronunciò il suo storico discorso I Have A Dream.

(6) La Cina comunista, guidata allora dal presidente Mao Zedong (o Mao Tse Tung, nella grafia al tempo utilizzata) era uno stato non integrato nelle organizzazioni internazionali (non aveva neanche un seggio all'ONU) per la opposizione degli USA, ma si era già dotata dell'arma nucleare, e aveva una politica estera in contrasto sia con gli USA sia con l'URSS, dalla quale la dividevano dispute ideologiche e competizione di potere nel campo comunista, sia con l'India, con la quale la disputa verteva sul controllo di zone di confine in Tibet.

(7) Erano gli anni delle imprese spaziali, limitate per ora a voli orbitali attorno alla terra e ad esplorazioni nello spazio con sonde automatiche. Nel 1966 le navicelle spaziali USA erano quelle del programma Gemini, che potevano ospitare due astronauti e con le quali la NASA fece un totale di 10 missioni. Le missioni che la Gemini poteva consentire erano anche più lunghe di quattro giorni (Gemini 7, dicembre 1965, astronauti Borman e Lovell, 207 orbite in 13 giorni di missione). Tre anni dopo il programma Apollo avrebbe portato l'uomo sulla Luna.

(8) Letteralmente "il tuo morto", in italiano si usa solitamente il plurale.

lunedì 28 aprile 2008

Italiani e Greci una faccia, una razza


Ho scovato tra le pagine interne di un giornale la notizia che pubblico.
Ho pensato in questa maniera di mettere in evidenza la straordinaria bravura di Leonardo e di associarla idealmente alle eccezionali intuizioni e scoperte degli antichi greci.
Spero che queste notizie sveglino nei giovani l'interesse per la vita e le opere di questi Grandi Uomini.


In volo, sì, ma col paracadute
"Ognuno si potrà gettare da qualsiasi altezza senza alcun rischio". Così scrisse Leonardo a proposito dei suoi studi per il volo meccanico realizzati tra il 1483 e il 1486 a Milano. Negli stessi fogli veniva inoltre enunciato, per la prima volta, il principio della reciprocità aerodinamica, accompagnato dal progetto del paracadute con la sua didascalia esplicativa. La struttura inventata da Leonardo prevedeva una piattaforma piramidale in lino, la cui base, lunga circa otto metri per lato, era tenuta aperta da quattro corde legate ai rispettivi angoli: un'invenzione che avrebbe reso possibile, come assicurava il suo ideatore, lanciarsi da qualsiasi altezza senza riportare alcuna ferita. A Leonardo farebbe sicuramente piacere apprendere che il paracadute da lui progettato ed ideato, oggi è stato sperimentato con successo dall'architetto londinese Adrian Nicholas. Unici elementi nuovi rispetto al modello, sono stati l'uso del cotone (invece del lino) e la modifica del sistema di fuoriuscita dell'aria. Sganciato a tremila metri di altezza nei cieli del Sudafrica, il paracadute ha superato con successo la prova dell'aria. La discesa non è durata più di cinque minuti e il paracadute non ha mostrato eccessivi ondeggiamenti. Per forma, struttura e qualità dei materiali, il paracadute attuale è certamente più sicuro di quello ipotizzato da Leonardo. A lui, tuttavia, anche in questo caso va attribuita l'idea originaria.

venerdì 25 aprile 2008

Tradizioni Greche-La PASQUA cristiano ortodossa


La Pasqua ortodossa quest'anno "cade" il 27 Aprile.
Perchè non coincidono quella cattolica e quella ortodossa?
Ecco una bella storia che inizia.....dopo la luna piena........

Tutto è cominciato nel 325 d.C. con il concilio di Nicea. Agli albori del cristianesimo la resurrezione era celebrata ogni domenica. Successivamente la chiesa cristiana decise di celebrarla soltanto una volta l’anno, ma i tanti movimenti cristiani non riuscirono a mettersi d’accordo sulla data. Il concilio di Nicea pose fine alla questione, stabilendo che la Pasqua dovesse cadere la domenica seguente alla prima luna piena di primavera. Ancora oggi si calcola sulla base dell’equinozio primaverile (21 marzo) e della luna piena, utilizzando per il calcolo il meridiano di Gerusalemme, luogo della morte e resurrezione di Cristo. La Pasqua ortodossa non coincide con quella cattolica perché la chiesa ortodossa per i suoi conti utilizza il calendario giuliano (il vecchio calendario di Giulio Cesare), anziché quello gregoriano. Capita, di tanto in tanto, che coincidano: è successo nel 2004 e nel 2007,succederà nel 2010
Per gli ortodossi è la festa per eccellenza, da trascorrere insieme alla famiglia, agli amici, agli affetti più cari, come per i cattolici il Natale. Tutta la settimana santa viene celebrata con una solennità particolare, che ha il suo culmine nella cerimonia del sabato, quando, a mezzanotte in punto, il “pope” (sacerdote) bussando dall’esterno per tre volte alla porta maggiore della chiesa annuncerà “Cristo è risorto” (in greco Christos anesti, in russo Christos voskrès) e spalancando le porte della chiesa intonerà l’inno della resurrezione lanciando foglie di alloro.
La cerimonia è resa particolarmente suggestiva dalla luce delle candele che tutti i fedeli tengono in mano. Tradizione vuole che la candela sia poi portata, accesa, fino a casa: impresa possibile se si abita vicino alla chiesa, e se non tira vento. In Grecia si mangiano le uova benedette, dal guscio dipinto di rosso, ma prima ognuno deve battere il proprio uovo con quello del vicino pronunciando la frase di rito, Christos anesti, a cui l’altro risponderà alithos anesti (è veramente risorto). Vince chi riesce a mantenere intatto il guscio.
Le famiglie, gli amici, i vicini di casa si ritrovano in un giardino, in un prato, in un bosco attrezzato per il barbecue e mettono a cuocere l’agnello, intero, allo spiedo: un’operazione che richiede molte ore e molta pazienza, perché non sono (non sarebbero...) ammessi spiedi elettrici. Si gira un po’ per uno mentre tutt’intorno al focolare si mangia, si canta, si balla, insomma, si fa festa!

giovedì 17 aprile 2008

Agenda Internazionale

Inauguro la rubrica Agenda Internazionale, pubblicando senza molti commenti, due notizie che ho scovato, la prima sul sito "rinascitabalcanica.com" e la seconda su diversi quotidiani italiani.

A)Gli Albanesi, questi sconosciuti.
Gli incidenti tra la popolazione di Himara, Albania, di minoranza greca, e la polizia albanese rischia di creare un caso di forte intolleranza all’interno della regione. Il Ministro greco, arriva in Albania per assicurarsi del ristabilimento della situazione, e nel corso dell'incontro con gli abitanti di Himara, la popolazione chiede la propria autonomia e la cittadinanza greca.

Dopo gli scontri tra un gruppo di civili, che hanno protestato contro il duro atteggiamento degli agenti di polizia nei confronti di un gruppo di ragazzi greci, è giunto in Albania, con una visita del tutto inaspettata il Vice Ministro degli Esteri greco Theodhoris Kasimis, accompagnato da rappresentanti dell'ambasciata greca a Tirana. Il Ministro greco, arriva in Albania per assicurarsi del ristabilimento della situazione e per accertarsi dell’accaduto, è stato accolto dal sindaco di Himara, Vasil Bollano, e accompagnato in visita presso una scuola greca per rivolgere il suo discorso agli abitanti di Himara e ai rappresentanti dell'organizzazione “Omonia”. All'incontro non hanno preso parte gli ufficiali albanesi e i rappresentanti delle istituzioni nazionali, mentre il perfetto della Regione di Valona non è stato avvisato della visita nè da parte dell'ambasciata greca e nè dal comune di Himara.
Nel corso della discussione, gli abitanti hanno a gran voce fatto appello all'autonomia territoriale della minoranza greca a Himara, lanciando slogan per ottenere la cittadinanza greca e il diritto a votare in Grecia. Gli abitanti di Himara hanno così sfruttato l`incontro con il Vice Ministro greco per far valere le rivendicazioni della loro autonomia in quanto minoranza greca, mostrando cartelloni con slogan anti-albanesi, dallo sfondo composto con bandiere greche, e accompagnando la cerimonia al suo dell'inno greco, cantato rigorosamente in lingua greca non solo dai cittadini ma anche dagli ufficiali di Himara. Durante l`incontro, trasmesso anche dai media greci, il Vice Ministro greco si è direttamente rivolto alla popolazione, rispondendo alle richieste di autonomia e di cittadinanza dei presenti, affermando che "i confini non sono importanti quando si può sentire la Grecia e funzionare come la Grecia". "Noi non siamo né negli anni `40 e né negli anni `50 - ha affermato Kasimis - ma siamo in un periodo in cui i confini non più valore, sono dettati da come ci sentiamo e nel modo in cui ci gestiamo. Oggi la Grecia si può sentire anche qui. Voi dovete rimanere qui. Il resto sono solo piccoli dettagli, che nessuno toglie dalla nostra anima". "Posso capire come vi sentiate e vi do ragione, ma ogni Stato ha le sue regole e per il momento non si può creare un procedimento speciale per ognuno di voi, e anche un unico procedimento non riesce ad includere dei casi particolari", risponde Kasimis alle domande di un cittadino di Himara che chiedeva di avere la cittadinanza greca. Il sindaco di Himara, da parte sua ha così definito l`incontro come l’ottima dimostrazione dei buoni rapporti fra i due paesi, ma ha condannato gli eventi di Himara, affermando che "ciò che è accaduto, al di là del motivo, è totalmente inaccettabile". "La polizia della posta di Himara ha aperto il fuoco in aria, nel centro della città, terrorizzando tutti gli abitanti. Una cosa simile non accadeva dal 1997, e neanche allora c'è stata una simile reazione da parte della polizia", ha affermato il sindaco Vasil Bollano.
Secondo una prima ricostruzione degli eventi, a scatenare l'ira della popolazione di Himara è stato il maltrattamento della polizia nei confronti di un gruppo di sette giovani, di minoranza greca, condotti alla stazione di polizia dopo un controllo da parte degli agenti. Secondo le testimonianze i ragazzi - alcuni di essi appartenenti all'Associazione Omonia, tra cui Erjon Rrapi e Manol Zoto, e Robert Bollano, parente del sindaco di Himara Vasil Bollano - sono stati fermati per un controllo di routine, e, dopo non aver mostrato i documenti di identità dalla polizia, sono stati aggrediti. Secondo la versione ufficiale fornita dalla polizia, i ragazzi sono stati fermati perché le auto dei giovani avevano targhe straniere, e trattenuti al posto di blocco solo per due ore. I ragazzi, secondo quanto hanno testimoniato gli agenti, si sono rivolti con toni offensivi e hanno opposto resistenza ai pubblici ufficiali. Dopo essere stati condotti presso il comando di polizia nella giornata di mercoledì, sono stati rilasciati nella serata stessa. Tuttavia, nelle prime ore della mattina di giovedì il padre del giovane Manol Zoto, Vasil Zoto, ha animatamente discusso con gli ufficiali delle forze d`ordine affermando che suo figlio è stato maltrattato e colpito al viso, causandogli la frattura del naso.
Verso le 17:30 dello stesso giorno, una pattuglia della polizia - estranea agli eventi di mercoledì - è stata colpita con un grosso corpo contundente. Secondo la polizia, questo è bastato per far sì che si unisse una folla di 60 persone che hanno iniziato a seguirli tirando sassi contro i poliziotti che si allontanavano in direzione del comando della polizia, e a gridare, “via la polizia da Himara”, “avete picchiato i nostri ragazzi”, “che venga chiusa la stazione della polizia”, “Vogliamo poliziotti greci per fare le indagini a Himara”. Alle dure reazioni della popolazione, la polizia ha risposto sparando dei colpi in aria per allontanare le persone e fermare il lancio delle pietre. Fonti della polizia hanno tuttavia chiarito che durante gli scontri è stato ferito solo leggermente un ispettore della polizia, ma non sono state fornite ulteriori informazioni. I protestanti hanno così rivendicato la violazione dei diritti dei ragazzi, maltrattati fisicamente, presentando la corrispondente contro denuncia, che tuttavia è stata respinta. Rifiutandosi di accettare la denuncia contro le violenze subite dai ragazzi, un gruppo di civili ha organizzato una protesta davanti il comando della polizia chiedendo che venga fatta giustizia. Dopo gli incidenti è stato deciso di licenziare i due poliziotti, mentre la Procura di Valona ha deciso di aprire ulteriori indagini per definire le cause. L'aggravamento della situazione ha necessitato la presenza del Direttore della Polizia della Regione, Vehbi Bushati, il Vice Direttore, i dirigenti della Procura della Regione, il prefetto di Valona Xhevahir Rexhepi ma anche diverse forze della polizia di Valona e di Fier. La situazione si è calmata solo dopo la mezzanotte, dopo l`incontro svoltosi presso il Comune, alla presenza del sindaco Vasil Bollano, e dei rappresentanti della Regione. Il giorno successivo alle tensioni sono stati licenziati i due poliziotti, colpevoli di aver picchiato i ragazzi arrestati, mentre la Procura di Valona ha intrapreso le indagini per chiarire le cause e individuare i responsabili dell`attacco nei confronti della polizia e il ferimento dei due agenti.

B)I Kosovari.... i soliti noti
MILANO - Dura accusa dell'ex Procuratore generale del Tribunale Penale Internazionale, Carla del Ponte, nei confronti di alcuni leader kosovari, tra cui l'attuale premier Hashim Thaci. In un libro, scritto insieme al giornalista del 'New York Times' Chuck Sudetic, la Del Ponte sostiene infatti che queste persone sarebbero coinvolte in un traffico di organi e spiantati ad almeno 300 prigionieri serbi nel corso del 1999. Gli organi - prelevati in un carcere albanese - sarebbero poi stati inviati a cliniche straniere dove si trovavano pazienti in attesa di trapianto. "I dirigenti di livello intermedio e alto dell'Uck erano al corrente di quanto accadeva ed erano coinvolti in modo attivo nel contrabbando di organi", scrive la Del Ponte. (Agr)

Orrore nel Kosovo "liberato" dalla NATO: 300 serbi uccisi per vendere gli organi al mercato nero Una montagna di cadaveri, queste le basi fondanti il nuovo stato fantoccio del Kosovo, riconosciuto dal governo Prodi. In questi giorni è venuta alla luce, una delle pagine più oscure ed orribili dai tempi del Terzo Reich ad oggi: il rapimento e l'assassinio di oltre 300 prigionieri serbo kosovari, avvenuto nell'estate del 1999, subito dopo l'occupazione del Kosovo da parte della Nato, con la presenza nella provincia serba di decine di migliaia di soldati della Nato, della KFOR, di rappresentanti internazionali dei diritti umani, giornalisti,pacifisti, ecc. ecc....evidentemente tutti molto distratti o troppo impegnati a raccogliere interviste e informazioni sulle presunte violenze e persecuzioni perpetrate dai serbi. Questi uomini dopo essere stati rapiti venivano deportati in campi dell'orrore in Albania, dove gli venivano espiantati ad uno ad uno i vari organi del corpo, per poi immetterli nel traffico internazionale d'organi diretto verso l'occidente e finanziare così le attività dell'UCK (forse solo i nazisti erano giunti a tanto). Questo è quanto è emerso dalle pagine del libro " La caccia" in uscita in Italia nel mese di Aprile, un autobiografia dell'ex procuratrice Carla Del Ponte del Tribunale Internazionale dell'Aja per la ex Jugoslavia, che ha perseguito per anni, soprattutto i leaders serbi, per le varie guerre balcaniche. I rapiti, furono prima rinchiusi in campi a Kukesh e Trpoje, poi dopo essere stati esaminati da dottori albanesi per poter verificare quali fossero i più sani e robusti, venivano portati a Burel e dintorni,nell'Albania centrale, dove erano ben rifocillati, curati e non torturati, in modo da essere pronti per la mutilazione degli organi.La Del Ponte ha detto che una parte di questi era rinchiusa in una casa gialla, situata a circa 20 chilometri a sud della cittadina albanese di Burel, in una stanza vi era una specie di infermeria, dove venivano asportati gli organi ai prigionieri. Poi questi venivano spediti attraverso l'aeroporto Madre Teresa di Tirana, verso le destinazioni occidentali che avevano pagato per poter effettuare i trapianti. In questi campi vi erano anche molte donne provenienti dalle province kosovare, dalle repubbliche ex jugoslave, dall'Albania,dalla Russia e altri paesi, anche a loro furono poi estratti gli organi prima di essere uccise. La Del Ponte, oggi ambasciatrice svizzera in Argentina, con queste rivelazioni postume, ha causato, innumerosi ambienti politici, giuridici e giornalistici, sia in Serbia che a livello internazionale, durissime reazione anche diplomatiche.L'ex procuratrice conosceva l'esistenza di questi lager sin dal 2003,quando un testimone diretto, ex combattente dell'UCK, rese una deposizione all'Aja, sotto copertura di protezione per la suasicurezza con la sigla "K 144", in cui dichiarò di aver partecipato personalmente a questa operazione e che essa era stata condotta sotto la diretta supervisione di Hasim Thaci allora uno dei comandanti generali dell'UCK, attualmente primo ministro del narcostato Kosovo,autoproclamatosi "indipendente" sotto la protezione della NATO. La DelPonte ha dichiarato che, dopo aver avuto queste segnalazioni circa questi campi dell'orrore, fece un sopraluogo nel 2003 con un gruppo di investigatori dell'Aja ed un procuratore del Tribunale di Tirana evisitarono proprio la famigerata "casa gialla" vicino Burel. "...Quandola visitammo era diventata bianca, ma vi erano evidenti tracce dipittura gialla scrostata, era evidente che era stata ridipinta...".Nelle vicinanza della casa furono rinvenuti garze, medicamenti,siringhe usate, flaconi del sangue e vuoti, tracce di medicinalianestetizzanti e medicine rilassanti i muscoli, tipiche per leoperazioni chirurgiche. All'interno della casa furono anche scopertetracce di sangue essiccato, una stanza di uno dei piani era moltopulita quasi fosse stata in precedenza disinfettata e sterilizzata,una specie di camera operatoria di fortuna. Ma in accordo con gliinvestigatori, pur ritenendo probabili le dichiarazioni dei testimoni circa la casa degli orrori, fu ritenuta "impossibile" l'apertura diuna indagine che ricostruisse l'intera vicenda, ha dichiarato l'ex procuratrice.Parla un testimone diretto, il teste K 144Il testimone dichiarò che questa operazione di traffico d'organi era"... un ben organizzato e molto redditizio business per le cassedell'UCK. Esso era controllato dai comandanti e con il beneplacitodello stato albanese...". "... Nel corso di questa azione furono espiantati circa trecento reni e oltre cento altri organi a questi prigionieri, in alcuni casi anche il cuore... e poi venduti attraversol'Italia. Io so che il valore di un rene era tra i 10.000 e i 50.000marchi tedeschi. Si diceva che quest'operazione aveva fruttato oltrequattro milioni di marchi tedeschi. Esisteva una precisa documentazione, tutti gli organi estratti erano registrati con accantol'ammontare di quanto ricavato; i rapporti venivano consegnati aicomandanti locali, che li davano poi a Thaci in persona. Il comando UCK teneva l'80% del ricavato ed il resto veniva diviso tra gli uomini che avevano organizzato l'espianto ed il trasporto degli organi...".Così il testimone dell'Aja aveva descritto questa mostruosa operazione, nella sua deposizione. Secondo lui nel 1999 esistevano nelnord dell'Albania, più campi di prigionia per questo traffico d'organi, dove venivano portati i serbi rapiti nel Kosovo. I nuovi Mengele: "...era un sistema ben congeniato. Alcuni dottori visitavano iprigionieri, facevano una cartella sanitaria di ciascuno, quandoarrivava dall'Italia la richiesta di quali organi servivano, essiindicavano chi andava preso per l'espianto; venivano poi anestetizzati, i loro organi estratti e poi lasciati morire...Nel caso fossero giovani e sani, dopo aver levato un organo, venivano ricuciti e curati, in attesa di levargli altri organi. Ma tornando essi tra gli altri prigionieri, questo creava panico e terrore tra gli altri, così venivano isolati..."; ha dichiarato il teste K144. Egli ha aggiunto chei corpi venivano poi sepolti in fosse comuni lì vicino. "...La fossacomune più grossa, con circa cento corpi di serbi, era situata a Burel nell'Albania centrale: io ho partecipato personalmente all'opera di seppellimento di alcuni serbi in quel luogo. Quando vi fu sentore di indagini e pericolo di scoperta di questa fossa, fu riaperta ed i corpi sparsi in un'altra dozzina di luoghi lì attorno...".Questotestimone ha anche dichiarato che c'erano anche alcune dozzine di prostitute prigioniere, le quali dopo essere state usate per il piacere, furono poi, dopo esami medici, anche loro mutilate dei loro organi vitali prima di essere uccise. "...Erano donne russe, romene,moldave, quando io chiesi una volta che fine avessero fatto, mi fu risposto che avevano terminato di fare il loro lavoro...". Questi i fatti finora documentati, ora si stanno aprendo procedimenti e denunce contro la Del Ponte, da parte di Associazioni serbe dei rapiti, da parte della Corte di Belgrado e del governo serbo che hanno chiesto di vedere il libro per poter decidere cosa fare; di Corti internazionali;di Associazioni internazionali dei diritti umani (...quelle nonfinanziate o supine alla Nato); di cancellerie di alcuni paesi e anche associazioni di medici e altri. Nel frattempo il governo svizzero ha chiesto alla Del Ponte di non partecipare a presentazioni pubbliche del suo libro e di rientrare al più presto in Argentina, in quanto non è accettabile che un esponente ufficiale della Svizzera, quale è lei,divulghi quel tipo di informazioni. Si badi bene, non si contesta la veridicità delle cose, ma semplicemente l'opportunità di dirle! Certo è un pochino imbarazzante per la Svizzera, avendo proprio nei giorni scorsi aperto l'ambasciata a Pristina, come riconoscimento ufficiale del nuovo Kosovo. Una cosa è certa, la verità, come sempre nella storia, a fatica, tra mille ostacoli, poco alla volta, come fili d'erba che si conquistano la luce attraverso il cemento/armato,rovesciato sulle terre jugoslave dalla NATO e dall'occidente, sta affiorando: ci sarà ancora molta strada da percorrere, ma le prime macroscopiche crepe cominciano a delinearsi anche per la tragedia del Kosovo; dalle fosse comuni mai ritrovate (dati OSCE, KFOR, FBI,UNMIK), dalle stragi mai avvenute (Racak per esempio), al genocidio mai avvenuto, alla pulizia etnica, questa sì avvenuta, ma cominciata nel giugno '99 contro tutte le minoranze non albanesi, alla "libertà/indipendenza"conquistate...mediante la costituzione di un narcostato fantoccio, sottol'egida NATO. E così via. Ma è solo con la verità storica, che forseun giorno vi potrà essere, anche giustizia, per tutti i popoli delKosovo Metohija, a partire dal popolo serbo, aggredito, additato,umiliato ma non ancora vinto. Nonostante tutto ancora in piedi abattersi per la verità, la giustizia, la propria dignità e identitànazionali oggi violentate e calpestate. Allora torneranno giustizia,convivenza e multietnicità, come è ancora oggi nella Serbia multietnica e multireligiosa, dove, nonostante difficoltà e rabbie,TUTTE le minoranze possono ancora vivere con parità di diritti,compresa la numerosa comunità albanese, al di là di ogni etnicità. Sipuò dire così anche del " libero Kosovo" inventato dall'occidente?


panos-pigreco

Benedetto abbraccia Bartolomeo.

Incontro in Vaticano tra il Papa Cattolico e il Patriarca Ortodosso di Costantinopoli Bartolomeo I. Incontro importante, nel cammino per ricucire lo scisma tra le due Chiese.

WINTER OLYMPIC GAMES "TORINO 2006"

QUESTO VIDEO E'LO SPOT PROMOZIONALE DELLA CITTA' DI TORINO RELATIVO AI GIOCHI OLIMPICI INVERNALI DEL 2006.
MI E'STATO INVIATO DAL CARISSIMO AMICO RICCARDO DE CARIA AL QUALE VANNO TUTTI I MIEI RINGRAZIAMENTI.
Panos

IL RISO

Oscar Youtube, i dodici video vincitori.(da LA STAMPA del 22/03/2008)
Ha vinto il video che pubblico.
Sùbito i vari esperti hanno cominciato ad informarci sui benefici del riso e su quante rughe possiamo eliminare ridendo.Ora, lasciando da parte i discorsi e le analisi sui valori persino terapeutici del riso,mi è venuto in mente il libro di Umberto Eco "Il nome della rosa".Chi lo ha letto,capirà cosa intendo.Io lancio il sasso ed attendo commenti e riflessioni.
Ciao,Panos.

The world's 50 most powerful blogs

HO TROVATO QUESTA NOTIZIA E SPERO DI FARE COSA UTILE E GRADITA PUBBLICANDOLA.CHI VUOLE VEDERE TUTTA LA CLASSIFICA DEVE CLICKARE SUL SEGUENTE "URL"http://www.guardian.co.uk/technology/2008/mar/09/blogs
CIAO A TUTTI, PANOS
1. The Huffington Post-huffingtonpost.com
2. Boing Boing-boingboing.net
3. Techcrunch-techcrunch.com
4. Kottke-kottke.org
5. Dooce-dooce.com
6. Perezhilton-perezhilton.com
7. Talking points memo-talkingpointsmemo.com
8. Icanhascheezburger-icanhascheezburger.com
9. Beppe Grillo-beppegrillo.it
Among the most visited blogs in the world is that of Beppe Grillo, a popular Italian comedian and political commentator, long persona non grata on state TV, who is infuriated daily - especially by corruption and financial scandal in his country. A typical blog by Grillo calls, satirically or otherwise, for the people of Naples and Campania to declare independence, requests that Germany declare war on Italy to help its people ('We will throw violets and mimosa to your Franz and Gunther as they march through') or reports on Grillo's ongoing campaign to introduce a Bill of Popular Initiative to remove from office all members of the Italian parliament who've ever had a criminal conviction. Grillo's name for Mario Mastella, leader of the Popular-UDEUR centre-right party, is Psychodwarf. 'In another country, he would have been the dishwasher in a pizzeria,' says Grillo. Through his blog, he rallied many marchers in 280 Italian towns and cities for his 'Fuck You' Day last September. Least likely to post 'Sign up to our campaign to grant Silvo Berlusconi immunity' beppegrillo.it

COME SAREBBE IL MONDO OGGI, SE NON FOSSERO ESISTITI GLI ANTICHI GRECI?


INIZIO OGGI A RACCOGLIERE ED A PUBBLICARE LE NOTIZIE CHE EVIDENZIANO L'INTELLIGENZA SUPERIORE, L'ACUME STRAORDINARIO E LA SUPERBA CAPACITA' DI INTERROGARSI E DI ANALIZZARE OGNI COSA, EVENTO O FENOMENO NATURALE CHE GLI ANTICHI GRECI DIMOSTRARONO FIN DA TEMPI REMOTISSIMI.

Questa notizia, l'ho scovata su "La Stampa" nell'inserto TuttoScienze. E' da articoli e notizie come questa che si distingue la classe di un grande quotidiano come lo è certamente La Stampa.

"Ιl primo computer, inteso come macchina meccanica, dovrebbe risalire alla macchina di Anticitera, nota anche come meccanismo di Antikythera. E' il più antico calcolatore meccanico conosciuto, databile intorno al 100 - 150 a.C.. Si tratta di un sofisticato planetario, mosso da ruote dentate, che serviva per calcolare il sorgere del sole, le fasi lunari, i movimenti dei 5 pianeti allora conosciuti, gli equinozi, i mesi e i giorni della settimana. Trae il nome dall'isola greca di Anticitera (Cerigotto) presso cui è stata rinvenuta.È conservata presso il Museo archeologico nazionale di Atene. Gli studi inaugurati dalla scoperta del favoloso meccanismo di Antikythera dimostrano l’esistenza in Grecia di una tradizione di alta tecnologia già prima dell’avvento di Cristo. Del resto, lo stesso Archimede progettò e realizzò strumenti da lavoro e di guerra basati sull’uso sapiente degli ingranaggi, mentre Ipparco, il più grande astronomo dell’antichità, che visse nel II secolo a.C. raggiunse il successo servendosi di stumenti davvero sofisticati per la sua epoca, come per esempio la “diottra”, uno strumento che serve a determinare una visuale con un meccanismo a ingranaggi.L'isola di Anticitera (Andikithira o, secondo la grafia inglese, Antikytera), che si trova nel tratto del mar Egeo compreso tra il Peloponneso e Creta, è famosa per un ritrovamento archeologico avvenuto nel 1902 nelle acque che la circondano. In quell'anno, infatti, vennero rinvenuti, presso il relitto di una nave lì naufragata, i resti di un congegno meccanico che sarebbe passato alla storia come "Meccanismo di Anticitera".I frammenti, costituiti di rame, erano fortemente corrosi; ciononostante si riuscì a ricomporli e, in parte, a interpretare le iscrizioni ivi incise. Queste indagini permisero di appurare che essi facevano parte di un congegno a orologeria che riproduceva, tramite quei complicati meccanismi, il moto dei pianeti attorno al Sole e anche le fasi della Luna. La complessità tecnologica dell'apparato faceva pensare a un moderno strumento a orologeria affondato con la nave, ma a questo punto nacquero i problemi.La nave, infatti; era di epoca romana (I secolo a.C.), e certamente non poteva avere a bordo un congegno moderno. Non era nemmeno possibile ipotizzare due affondamenti separati che, casualmente, avessero posto questi due oggetti così differenti l'uno vicino all'altro, perché le iscrizioni datavano inesorabilmente anche il meccanismo allo stesso periodo, ovvero la prima metà del I secolo a.C.!Vediamo allora di analizzare più attentamente le caratteristiche che rendono così "fuori dal tempo" il Meccanismo di Anticitera.Prima di tutto si potrebbe pensare che gli antichi Greci o Romani non avessero sufficienti nozioni di Astronomia per poter descrivere i moti dei pianeti attorno al Sole, piuttosto che attorno alla Terra.In secondo luogo gli ingranaggi che compongono lo strumento sono estremamente complessi e, apparentemente, impossibili da realizzare con la tecnologia del tempo. Includono infatti una ventina di ruote dentate che hanno la funzione di riprodurre il rapporto 254:19 necessario per ricostruire il moto della Luna in rapporto al Sole (la Luna compie 254 rivoluzioni siderali ogni 19 anni solari). Includono anche un cosiddetto differenziale, ovvero un meccanismo che permette di ottenere una rotazione di velocità pari alla differenza di due rotazioni date e che ritroviamo solo a partire dal XVII secolo,quando venne introdotto negli orologi meccanici.A un esame più attento, però, i dubbi non reggono. Spesso ci si dimentica infatti che la civiltà greca in quel periodo non era quella del periodo classico da noi comunemente immaginata. Essa si era evoluta nella ben diversa civiltà ellenistica in cui, secondo una recente teoria (Russo, 1996), sia le nozioni scientifiche che le capacità tecnologiche erano estremamente sviluppate. In particolare lo erano molto più di quelle dei Romani, che riuscirono a prevalere sul piano militare, ma non ad assimilare la diversa mentalità che aveva permesso un così significativo avanzamento culturale e tecnologico. Trae quindi in inganno immaginare il periodo antico come un continuo di crescita in tutti i campi, mentre sembra che si possa piuttosto configurare una situazione in cui l'epoca romana sia stata caratterizzata da una complessiva decadenza in ambito scientifico e tecnologico.Per quel che riguarda il moto dei pianeti attorno al Sole, basti ricordare che già con Aristarco di Samo, nel III secolo a.C., venne sviluppata una teoria eliocentrica, e che, a quanto sembra, scienziati ellenici come Archimede avevano capito il concetto di modello teorico in maniera più chiara di quanto non l'abbiano tuttora molti scienziati attuali.Anche il problema della complessità dei meccanismi usati non appare così insormontabile se si osserva che Erone di Alessandria, vissuto nel I secolo d.C., conosce e usa meccanismi e ingranaggi di precisione paragonabili a quelli usati nel XVIII secolo.Visto sotto questa nuova luce, il Meccanismo di Anticitera appare quindi più come una delle prove a favore di una diversa interpretazione dell'evoluzione scientifica e tecnologica nel mondo antico, che come un oggetto inspiegabile e fuori dal tempo".
L'ALTRA NOTIZIA CLAMOROSA, E' TRATTA DA "LA REPUBBLICA" DEL 12/03/2008.
PARLA DI UNA STRAORDINARIA OPERAZIONE CHIRURGICA DESCRITTA GIA' DA IPPOCRATE.
UNA FORMA DI OPERAZIONE CHIRURGICA AL CERVELLO, RISALENTE AL TERZO SECOLO.

Uomini così non nascono più

Chilone (Sparta, VI secolo a. C.) fu uno dei Sette saggi greciUomo di poche parole, sosteneva di non mai aver commesso nulla di illegale nella sua vita ma di avere dei dubbi riguardo a un episodio: quando era giudice, per parte sua condannò un amico, applicando la legge, ma convinse gli altri giudici ad assolvere l'imputato, in modo che fossero salvi sia la legge che l'amico.

Gli antichi greci avevano capito tutto





Questa lapide accoglie chi varca la soglia del cimitero Monumentale di Torino reparto cremazione.So che a qualcuno sembrerà macabra invece a me è parsa molto di aiuto come riflessione su cosa ci aspetta oltre.
Ciao e lunga vita a tutti.
pigreco

GLI OPLITI SPARTANI

PUBBLICO PER GLI AMICI ITALIANI QUESTO BELLISSIMO ARTICOLO SULLA TATTICA MILITARE DEGLI OPLITI SPARTANI.E' UN ULTERIORE TRIBUTO ALLA GRANDIOSITA' DI SPARTA.












"Il sacrificio degli Spartani" dipinto gentilmente offerto dall'artista Giuseppe Rava





Plutarco nella vita di Agesilao re di Sparta racconta che durante una campagna contro Tebe negli anni 370, gli alleati degli Spartani si lamentassero di dover contribuire alla guerra con molti più soldati di loro.«Fu allora, si racconta, che Agesilao [...] li fece sedere tutti in un gruppo da una parte, alla rinfusa, e i Lacedemoni da un'altra parte per conto proprio; poi ordinò all'araldo di far alzare quanti fra i soldati erano vasai. Appena questi furono ritti, fece alzare i fabbri, poi di seguito i falegnami, i muratori e via via gli altri artigiani. Ben presto si trovarono in piedi al completo gli alleati, mentre i Lacedemoni erano ancora tutti seduti: vige infatti a Sparta la proibizione di esercitare o imparare qualsiasi mestiere. Agesilao rise allora e disse: "Osservate, o signori, quanti più soldati di voi mandiamo in guerra"».Impossibile dare torto ad Agesilao: gli Spartani erano gli unici opliti greci professionisti, dediti alle esercitazioni militari fin dalla più tenera età, e quindi ritenevano di poter reclamare il diritto di stabilire come, quando e perché andare in guerra.Oggi noi saremmo portati a considerare altrettanto importante, se non superiore, lo sforzo dei cittadini-soldati alleati di Sparta, e non comprenderemmo perché fossero costretti ad abbandonare le proprie attività per una guerra della quale in larga parte non condividevano i frutti e comunque non decidevano né influivano sulla conduzione.Ciò che pesava in modo definitivo in favore degli Spartani era proprio il loro professionismo militare che li collocava su un piano di superiorità così accentuato da esprimere una forza di convincimento alla quale era molto difficile opporsi per un oplita"dilettante".In altre parole: dato il sistema di guerra oplitico, o con la terminologia di oggi la "dottrina" oplitica, gli Spartani l'avevano così approfondita e sviluppata da farne il centro del loro vivere sociale. E in questo modo un sistema bellico "dilettantistico" nato per venire incontro alle esigenze difensive primarie di semplici cittadini, si era trasformato nella prima cultura militare pervasiva della storia.Alla base della falange oplitica era il senso di appartenenza e di eguaglianza tra i suoi membri: gli Spartani lo trasformarono in vero e proprio spirito di corpo con uno stile di vita che cominciava ad inculcarne i principi fin dalla più tenera età.Gli uomini che avrebbero combattuto assieme, vivevano anche assieme, si esercitavano assieme e contemporaneamente venivano incitati a competere con altri gruppi analoghi: Hetaireiai come quelle che conosciamo per Alessandro Magno che in epoche successive divennero delle Phratra, confraternite.La forza fisica, la resistenza alla fatica, alle privazioni e alle intemperie diventavano così una "performance" non solo singola ma anche di gruppo, e i legami che si costituivano divenivano connaturati ad ogni singolo spartano come un vincolo di consanguineità.Innumerevoli i dettagli aneddotici che ci sono pervenuti, segno che per primi i Greci si stupivano dello stile di vita degli opliti lacedemoni.Sappiamo da Ateneo, ad esempio, che gli Spartani cominciavano il loro addestramento militare a cinque anni imparando a ballare armati le cosiddette Phyrriche: questo non solo per rafforzarli fisicamente, ma soprattutto per instillare in loro il senso del ritmo e la destrezza necessari a muoversi ordinatamente nella falange, movimento che avverrà ancora con l'aiuto della musica, mediante suonatori di flauto. Il lungo apprendistato al quale i giovani Spartani venivano sottoposti aveva in sé qualcosa di spietato e crudele e quando scendevano in guerra difficilmente poteva capitare loro qualcosa di peggio di ciò che avevano esperito nel loro apprendistato: gli unici uomini al mondo, sostiene Plutarco, che vivevano il combattimento come una riposante pausa dall'addestramento.Un combattimento tanto agognato da richiedere anche una particolare preparazione estetica: dopo opportuni esercizi di riscaldamento, gli Spartani pettinavano e sistemavano accuratamente i propri capelli in lunghe trecce.In battaglia l'intenso addestramento forniva agli opliti spartani i vantaggi più importanti.Innanzitutto l'abitudine alle manovre collettive svolte al suono del flauto permetteva loro di muoversi con maggiore ordine e più rapidità: due qualità decisive nei combattimenti oplitici.Inoltre gli Spartani sapevano compiere manovre sconosciute agli altri opliti: ad esempio quella che vedete schematizzata qui sotto è descritta con ammirazione da Senofonte e permetteva agli Spartani di passare dalla formazione di marcia a quella di combattimento manovrando direttamente le proprie unità minori, le Pentekostye di 50 uomini, in modo che sul fronte rimanessero il comandante, il Pentacontarco e i capifila, gli Entomotarchi: ed è probabilmente la stessa usata dai romani per schierare le centurie nello schema manipolare della legione. Gli Spartani, poi, potevano anche cambiare fronte nel caso venissero attaccati alle spalle, e avevano ben due manovre di contromarcia per questa evenienza.Qui sotto la contromarcia spartana più elaborata:Un'altra particolarità spartana era il combattimento con la spada che gli altri opliti non solo non praticavano, ma che alcuni strateghi consideravano disonorevole: nel Lachete di Platone è riportata un'animata discussione tra due strateghi, Nicia e Lachete, e quest'ultimo non esita a definire vile chi si si esercita all'uso delle armi.Il combattimento singolo non era contemplato nella pratica falangita comune: la falange era una realtà unitaria e qualsiasi "individualismo" minava l'uguaglianza sostanziale dei suoi membri.Al contrario gli Spartani non portavano la spada solo pro forma, ma se ne addestravano all'uso: nelle fasi finali della battaglia delle Termopili, quando ormai tutte le lance erano spezzate, gli uomini di Leonida impugnarono le xiphoi, dei coltellacci lunghi circa 30 cm. più che delle spade, e combatterono fino all'ultimo con quelle.