venerdì 30 maggio 2008

Avvenimenti Storici

Alcuni amici italiani mi hanno chiesto di fare un breve excùrsus nella storia greca più recente, per poter comprendere meglio gli sviluppi che si susseguono nei Balcani , di cui la Grecia fa geograficamente parte.
Soprattutto spiegarli la cosiddetta questione “Macedone” ed in seguito anche la situazione dell’isola di Cipro.
Con molta fatica, attingendo da diverse fonti, ho messo su un collage che mi sembra abbastanza riuscito.
Vorrei confessare una cosa.
L'ho fatto per Laura una carissima amica di mia figlia Eleni che è diventata anche nostra amica-figlia.L'augurio che le faccio è che questo articolo l'aiuti nel suo cammino per diventare una greca completa.
Panos,alias pigreco

Tutto ebbe inizio quel Martedì 29 Maggio del 1453.
I Turchi occupano Constantinopoli e l’Impero Bizantino crolla.
La Grecia viene così invasa dai Turchi che, pensate, cominceranno ad andarsene soltanto nel 1821 cacciati via dalla rivoluzione epica del popolo Greco che dopo oltre 400 anni di dominazione Ottomana dura ed inflessibile, era riuscito a mantenere acceso il suo spirito, la propria lingua, la propria religione, le proprie tradizioni ecc…. ecc….

1)Già dal 1814 a Odessa si era formata l'Eteria, un'organizzazione segreta di cui facevano parte mercanti e intellettuali sparsi in Europa; tra essi vi erano Giovanni Antonio Capodistria e Alessandro Ipsilanti, due fuoriusciti greci al servizio dello zar. La lotta, a cui partecipò anche il clero ortodosso, cominciò nel marzo del 1821 quando Ipsilanti, a capo di un piccolo esercito, cercò di sollevare le provincie turche danubiane, mentre anche nelle isole le popolazioni insorgevano. Nonostante la dura reazione turca, il 1° gennaio 1822 venne costituito un governo provvisorio che rivolse un appello all'Europa sperando in un aiuto delle potenze straniere. Solo nel 1827, quando la Turchia contava già sull'appoggio dell'Egitto e la maggior parte delle città greche erano tornate sotto il dominio turco, Francia, Inghilterra e Russia decisero di intervenire. La flotta turco-egiziana fu sconfitta e, con il trattato di Adrianopoli (1829), confermato con il trattato di Londra del 1841, fu sancita l'autonomia greca. Tessaglia, Macedonia, Epiro, Tracia e Creta rimasero però possedimenti turchi.
Durante l'ultimo decennio del XIX secolo il regno greco tentò in ogni modo di estendere il proprio territorio. A seguito della sconfitta della Turchia nella guerra del 1877-78, il congresso di Berlino apportò alcune modifiche ai confini settentrionali della Grecia, assegnandole la Tessaglia e parte dell'Epiro. La Turchia rifiutò queste decisioni, ma il governo greco ne rivendicò l'applicazione nel 1885 in occasione della nuova crisi scoppiata nella regione a seguito dell'annessione della Rumelia alla Bulgaria. In questo caso furono le potenze europee a bloccare preventivamente Atene. Due anni dopo il governo greco sostenne il moto indipendentista scoppiato a Creta rifiutando l'invito delle potenze europee ad astenersi da ogni azione. Azioni terroristiche contro postazioni turche in Macedonia provocarono un conflitto che la Grecia non era preparata ad affrontare e che si risolse in una prevedibile disfatta; solo l'intervento diplomatico russo fermò la reazione turca. Nel 1906 l'Assemblea nazionale proclamò la riunificazione di Creta alla Grecia.
Le guerre balcaniche
Quando nel 1912 la Macedonia venne invasa dalle truppe ottomane, Grecia, Serbia, Bulgaria e Montenegro dichiararono guerra alla Turchia. La sconfitta militare del sultano nel conflitto combattuto tra il 1912 e il 1913 fu totale, tanto che i termini del trattato di pace di Londra gli imposero l'abbandono di ogni pretesa di sovranità su territori europei, con l'eccezione di una limitata area circostante Istanbul. A seguito del trattato di Bucarest del 1913, il governo di Atene vide quasi raddoppiati popolazione e confini nazionali, che giunsero a comprendere anche la tanto contesa Macedonia.
Negli anni successivi alla prima guerra mondiale ci fu un massiccio ridislocamento di popolazione tra Grecia e Turchia. I turchi che abbandonarono i territori diventati greci furono 600.000; un milione di greci lasciarono a loro volta l'Anatolia. I rifugiati greci andarono a ingrossare le file della fazione antimonarchica che costrinse all'esilio il nuovo sovrano Giorgio II, sin lì semplice fantoccio nelle mani del regime militare. Il Parlamento proclamò la Repubblica di Grecia (1924); nel 1925 il generale Pangalos assunse tutti i poteri, ma un anno dopo venne a sua volta deposto da un golpe guidato dal generale Kondylis. Questi indisse nuove elezioni che dettero solo un ristrettissimo margine di maggioranza alla coalizione repubblicana rispetto al blocco monarchico-conservatore, sufficiente tuttavia a permettere i lavori per la stesura della nuova Costituzione che venne promulgata nel 1927. Nel 1928 il ritorno di Venizelos alla politica attiva riaprì al quadro istituzionale greco prospettive di stabilità.
Negli anni Novanta la Grecia ha dovuto fronteggiare varie questioni che la contrappongono ai suoi vicini. Primo tra tutti il vecchio e mai risolto contenzioso storico con la Turchia, alimentato negli ultimi anni dalla questione di Cipro, dalla questione curda e dal disaccordo sul limite delle acque territoriali tra la costa turca e alcune isole greche.Per problema di Cipro (o problema cipriota, to kypriakó, το κυπριακό, in greco) si intende comunemente la situazione di tensione e guerra effettiva venutasi a creare sull'isola di Cipro tra le comunità greco-cipriota (maggioritaria) e quella turco-cipriota (minoritaria) e che si è articolata in varie fasi a partire dal 1963 fino ai giorni nostri. Allo stato attuale la situazione non è ancora risolta e ha condotto alla partizione de facto dell'isola tra la Repubblica di Cipro greco-cipriota, riconosciuta internazionalmente e membro dell'Unione Europea, e l'autoproclamata Repubblica Turca di Cipro del Nord(RTCN) che occupa il terzo settentrionale dell'isola, riconosciuta solamente dalla Turchia.

2)Un'altra questione è stata quella del nome assunto dalla Repubblica di Macedonia dopo la dissoluzione della Federazione iugoslava l'8 settembre 1991. Il processo di dissoluzione della Jugoslavia è in fase ormai avanzata. La “Repubblica Socialista di Macedonia”, una delle sei entità statuali che costituiscono l'ormai defunta federazione jugoslava, dichiara la propria indipendenza in seguito a referendum.

17 novembre 1991. Il parlamento di Skopje adotta la nuova costituzione della “Repubblica di Macedonia”.
Nel 1992, in seguito alla richiesta della Grecia, l'Unione Europea adotta la “Dichiarazione di Lisbona”, che in sostanza proibisce al nuovo stato, ancora non riconosciuto a livello internazionale, di utilizzare il nome “Macedonia”. In seguito al riconoscimento internazionale, la posizione dell'Ue è gradualmente sfumata, fino al ritenere che la questione vada risolta tramite un negoziato bilaterale.

I primi paesi a riconoscere la Macedonia sono stati la Bulgaria e la Turchia.

7 aprile 1993. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu approva la risoluzione 817, con la quale ammette il paese nell'organizzazione delle Nazioni Unite. A causa dell'opposizione greca all'utilizzo del nome “Macedonia”, il paese viene ammesso con la denominazione temporanea di FYROM (Former Yugoslav Republic of Macedonia). Il giorno seguente, l'assemblea generale dà il benvenuto al paese quale 181° membro dell'Onu.

La Macedonia ha dovuto aspettare più di un anno e mezzo per poter essere ammessa nell'Onu, dalla data di proclamazione della propria indipendenza, a causa dell'ostruzionismo greco. La disputa sul nome tra Atene e Skopje sull'utilizzo del nome “Macedonia”, rappresenta un precedente assoluto nella storia delle relazioni internazionali.

In sostanza la Grecia ritiene che il nome “Macedonia” sia parte esclusiva della propria storia e della propria eredità culturale, e sostiene che, prendendo questo nome, il proprio vicino settentrionale utilizzi indebitamente questa eredità. Vengono paventate anche possibili pretese territoriali su parte della Grecia settentrionale, chiamata anch'essa “Macedonia”.

Nel febbraio 1994 la Grecia ha sottoposto la Macedonia ad un embargo, chiudendo completamente i confini comuni. L'embargo fu causato dalla decisione di Skopje di adottare, come bandiera nazionale, il cosiddetto “Sole di Vergina”, simbolo legato ad Alessandro Magno. La Grecia protestava anche contro un articolo della costituzione macedone, nel quale si parlava di sostegno e protezione verso le minoranze macedoni presenti negli stati confinanti.

Dopo diciotto mesi di embrago, che ha causato alla Macedonia danni stimati intorno ai due miliardi di dollari, nel settembre 1995 Atene e Skopje hanno firmato un trattato, sotto l'egida dell'Onu, col quale si impegnano a cercare una soluzione mediata alla disputa. Nel trattato, i due paesi non sono citati con i propri nomi costituzionali, ma come “Primo Contraente” e “Secondo Contraente”.

Nell'ottobre 1995, il parlamento macedone ha approvato la modifica della bandiera e dell'articolo conteso all'interno della propria costituzione. In conseguenza di questa iniziativa, Atene decideva di riaprire le frontiere. Da allora, i due paesi hanno gradualmente normalizzato i propri rapporti.

I negoziati, sotto il patrocinio dell'Onu, sono cominciati a fine 1995, ma da allora non hanno registrato alcun progresso significativo. Ecco alcune delle proposte di nome espresse negli ultimi dodici anni:

- Macedonia Superiore (Upper Macedonia);
- Macedonia del Nord (Northern Macedonia);
- Nuova Macedonia (New Macedonia);
- Repubblica di Skopje (Republic of Skopje);
- Repubblica di Macedonia – Skopje (Republic of Macedonia – Skopje);
- Macedonia slava (Slav-Macedonia);
- Repubblica del Vardar (Vardar Republic);
- Macedonia del Vardar (Vardar Macedonia).

All'inizio la Grecia si è dichiarata assolutamente contraria ad ogni riferimento alla parola “Macedonia” per il possibile nome costituzionale del proprio vicino settentrionale. Nel corso degli anni, questa posizione si è gradualmente ammorbidita, ed oggi questa possibilità non viene esclusa a priori. Atene, però, insiste su un nome composito, che deve comprendere anche una delle espressioni elencate sopra: settentrionale, nuova, Skopje ecc.

La posizione macedone è quella di una doppia formula: utilizzare cioè il nome Repubblica di Macedonia nei rapporti col resto del mondo, e di trovare un nome diverso per i rapporti bilaterali con la Grecia. La Grecia però non è d'accordo, e vuole un nome unico solo approvato da tutti, e quindi anche da Atene.

Le ultime proposte avanzate in ordine di tempo da Mathew Nimitz, il mediatore nominato dall'Onu, sono arrivate nel 2005. Nella prima, fatta ad aprile, si parlava di “Repubblica di Macedonia – Skopje”, variante accettata dalla Grecia, ma rigettata dalla Macedonia. Nella seconda, resa nota alcuni mesi più tardi, si proponeva semplicemente di trascrivere in alfabeto latino il nome in cirillico, e cioè “Republika Makedonija”. La Macedonia si è dichiarata interessata a discutere questa possibilità, ma la Grecia ha fatto sapere di non gradirla.

Nel corso degli anni, la Macedonia è stata riconosciuta col suo nome costituzionale da 120 paesi, inclusi tre membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, Russia, Cina e per ultimo dagli Stati Uniti, che l'anno fatto il 4 novembre 2004.

Altre varianti gradite ad Atene, secondo fonti giornalistiche, sarebbero “Repubblica Macedone”, o “Repubblica della Nuova Macedonia”. Skopje ha dichiarato che potrebbe accettare di utilizzare questi nomi nei rapporti bilaterali, ma insiste a voler utilizzare “Repubblica di Macedonia” in quelli con il resto del mondo.

“Repubblica della Nuova Macedonia”, riaffiorata recentemente, è in realtà una delle prime proposte avanzate nelle prime fasi dei negoziati dal predecessore di Nimitz, Cyrus Vance. All'epoca, essa venne decisamente rigettata da entrambe le parti.

Per la statistica, ci sono 39 altre località sul pianeta che portano il nome di “Macedonia”: 27 sono centri urbani negli Stati Uniti, alcuni dei quali abitati da membri della diaspora macedone, tre sono in Colombia, due in Brasile, una in Martinica; in Bulgaria esiste la regione della “Macedonia del Pirin” e una cittadina che porta questo nome, in Grecia sono ben tre le regioni chiamate “Macedonia”.

La Macedonia, sul delicato tema dell'identità, ha questioni aperte con tutti i propri vicini: la Grecia non ne riconosce il nome, la Bulgaria la lingua e la nazione, la Serbia, o meglio la chiesa ortodossa serba, non riconosce la chiesa ortodossa macedone. Con l'Albania e il Kosovo, la Macedonia condivide la presenza di una folta minoranza di lingua albanese, che viene stimata intorno al 24% della popolazione totale.

La Grecia ha messo in chiaro che la Macedonia non potrà essere ammessa alla Nato o all'Unione Europea prima che l'annosa questione del nome trovi una soluzione accettabile ad entrambi i contendenti. La Grecia, come membro di entrambe le organizzazioni, ha gli strumenti per bloccare il cammino di Skopje verso la piena ammissione.


3)Una terza questione è emersa nel momento di maggiore crisi del nuovo corso albanese, quando l'Albania ha accusato circoli nazionalistici greci di fomentare la minoranza greca per annettersi il Sud del paese. Epiro settentrionale è la regione storica che corrisponde alla parte meridionale dell'Albania dove c'è una minoranza greca costituita da circa 300.000 persone.
Il governo della Grecia sostiene che questo territorio è abitato principalmente da greci, mentre il governo dell'Albania dichiara che è territorio a maggioranza albanese con minoranze greche.
Nel sud dell'Albania ci sono villaggi in cui il greco è la lingua predominante. Ci sono stati molti piccoli scontri fra le minoranze greche e le autorità albanesi. Il governo di Tirana denuncia presunte interferenze nella politica locale del sud dell'Albania da parte del governo greco, quali: l'innalzamento della bandiera greca sul territorio albanese, della lingua insegnata a scuola, ecc.; tuttavia, le reaziomi delle autorità hanno nella maggior parte dei casi è stata non-violenta.
Nella Regione è praticata principalmente la religione cristiana di rito greco ortodosso.
In greco Épeiros, significa terra ferma, continente, nome che i Greci delle isole del Mar Egeo davano appunto alla Grecia continentale. Da un punto di vista geografico tale regione ha un estensione di 9.000 Km2, una popolazione che si aggira fra i 350 ed i 400 mila abitanti ed è posta fra l' Albania a Nord, la Grecia a Sud, la catena montuosa del Pindo a Est ed il Mare Ionico ad Ovest. Quando all'inizio del Novecento l' Albania ottenne l'indipendenza dall'Impero ottomano, si impadronì del vessillo di Castriota come propria bandiera nazionale, mentre il popolo d'Epiro, insorto per rivendicare la propria libertà, sovrapponeva l'aquila bicipite alla croce bianca in campo azzurro, vessillo del Regno di Grecia, per indicare la propria orgogliosa grecità linguistica e culturale.

Su questa ultima questione relativa all'Epiro del Nord, vedasi anche l'articolo da me postato il 17/04/2008 agenda internazionale.

giovedì 29 maggio 2008

Avvenimenti Storici


Oggi è il 29 Maggio.
Per i Greci( ovunque essi si trovino) ma direi anche per tutti gli Europei, è una data tristissima che riporta alla memoria una catastrofe le cui conseguenze l'Occidente sta ancora oggi pagando.
Il 25 Maggio del 1453 i Turchi entravano in Constantinopoli e si piazzavano in Europa per non andarsene più.
Quella che oggi tutti conoscono come Istanbul e che milioni di turisti e crocieristi visitano ammirando la famosa Moschea Blu, NON E'ALTRO CHE LA CAPITALE DELL'IMPERO BIZANTINO, CONSTANTINOPOLI, detta anche la seconda ROMA, detta anche la Perla del Bosforo, detta anche semplicemente "H ΠΟΛΙΣ"(LA CITTA').
Non posso raccontare in un blog tutta la storia.
Prendo perciò in prestito il saggio che segue, scritto da una personalità di estrema competenza e onestà intelletuale che ammiro ed apprezzo.
La Prof.ssa S.Ronchey dell'Università di Siena.
Io vi lascio alla lettura e spero di aver contribuito a qualcosa di utile, perchè un popolo che dimentica il passato non può affrontare il futuro.
Ciao a tutti
Panos-pigreco
QUESTO E' IL SIMBOLO DEL BIZANZIO.


"IL 29 maggio di 555 anni fa nelle strade di Costantinopoli il sangue scorreva come l''acqua dopo un temporale e i cadaveri galleggiavano verso il mare come meloni in un canale. Lo racconta nel suo diario Niccolò Barbaro, un testimone veneziano della conquista turca, che in questi giorni i bizantinisti e gli ottomanisti di tutto il mondo ricordano con un nutrito programmi di convegni.
Il giovane sultano Mehmet II, in sella a un cavallo bianco, guadò il lago di sangue e attraversò lo scenario spettrale della città in rovina per recarsi a Santa Sofia, la cattedrale della Divina Sapienza costruita 900 anni prima da Giustiniano. I cittadini che a centinaia si erano rifugiati sotto l''immensa cupola di Santa Sofia venivano sottoposti a inaudite violenze. Le dame dell''aristocrazia erano trascinate a piedi nudi, legate tra loro con una fune al collo, riferisce Isidoro di Kiev, in harem di militari di infimo rango. I ragazzi delle migliori famiglie venivano brutalizzati e sodomizzati, alcuni uccisi. Mehmet II aveva appena vent'anni, era un grande lettore di classici persiani, greci, latini. Vedendo il massacro, racconta lo storico turco quattrocentesco Tursun Beg, rifletté sulla caducità di ogni gloria terrena e pregò Allah. Ma quando scorse uno dei suoi soldati smantellare con l'ascia l''antico pavimento di marmo della basilica, gli fermò il braccio: «Accontentati del denaro e dei prigionieri, gli edifici della Città lasciali a me». Poi il sultano salì silenzioso, in mistica contemplazione, sulla cupola di Santa Sofia: «Accanto alle rovine dell''Aya Sofya, alle costruzioni ridotte a giardini di pietra, neppure un vestibolo era rimasto in piedi». Dalla cima della cupola, scorgendo la città ridotta a macerie e deserto, il Conquistatore, narra Tursun Beg, meditò che il destino di ogni impero è cadere in rovina. Poi recitò i versi di un poeta persiano: «Il ragno fa da portinaio nel palazzo di Cosroe. / Il gufo suona la musica di guardia ne! lla fortezza di Afrâsijâb».
Le macerie degli altissimi edifici di Costantinopoli contemplate da Mehmet il Conquistatore possono assumersi a simbolo visibile del primo grande scontro di civiltà fra Islam e Occidente, alla vigilia dell''evo moderno. Da quel momento la guerra dei nuovi popoli nel nome di Allah acquistò una forza d''urto senza precedenti. Se proviamo a figurarci che cosa abbia rappresentato, per il mondo di allora, la caduta di Costantinopoli del 1453, dobbiamo pensare all''effetto prodotto dalla caduta delle Twin Towers e moltiplicarlo molte volte. Bisanzio era stata la superpotenza del Medioevo. Per secoli, la sua egemonia militare, la sua forza economica, il suo prestigio erano stati paragonabili solo a quelli degli Stati Uniti di oggi. «Il dollaro del Medioevo» viene chiamato dagli storici il solido aureo bizantino. Nel 1453, il mondo assistette incredulo al crollo non solo di una città ma di una civiltà, di un primato e di un modo di vita.
Quella che Enea Silvio Piccolomini chiamò «la seconda morte di Omero e di Platone» avrebbe, profetizzò il Papa umanista, cambiato la geografia politica del globo. Aveva ragione. Non solo il bacino del Mediterraneo, ma quello che Fernand Braudel ha chiamato il Mediterraneo Maggiore, l'area d'irradiazione dell'impero romano e della sua più che millenaria ipòstasi bizantina, dall''Asia Minore all'Egitto, dai Balcani alla Bosnia, furono islamizzati. Non solo. Lo furono da un Islam molto diverso da quello conosciuto nei lunghi secoli di convivenza bizantina con gli arabi. Con la penetrazione dei turchi Osmanli erano entrate nel vecchio mondo una considerazione più scarsa della vita umana e un'intolleranza prima sconosciuta al grande impero multietnico. Le frontiere dell''Occidente furono percorse da un nuovo tipo di guerra, più feroce, la guerra etnica. Le popolazioni furono esposte a violenze di un genere più atroce. Ancora oggi, nella presenza islamica al centro del Mediterraneo così come in pieno Adriatico, nelle perenni collisioni delle faglie etniche da questa generate dopo l'affermazione degli Stati nazionali, l'Occidente continua a scontare la nemesi della storia per avere perso la culla della sua stessa civiltà. «Noi l'impero bizantino l'abbiamo smembrato da vivo, proprio come prescrivono i libri di cucina quando dicono: "Il coniglio deve essere spellato vivo"! Noi abbiamo pelato viva Bisanzio», ha sintetizzato Braudel. Furono in effetti gli intricati conflitti commerciali e finanziari del protocapitalismo occidentale, nonché i tragici errori di valutazione del papato di Roma, della repubblica di Venezia e delle altre potenze occidentali, a permettere che Mehmet II conquistasse Costantinopoli. La straordinaria cultura bizantina si trasmise agli umanisti europei e diede vita a quello che chiamiamo il Rinascimento: in realtà l'ultima della serie di rinascenze che avevano scandito il millennio di Bisanzio. Ma l'ideologia politica e la tradizione ecclesiastica dell'impero che aveva riunito potere temporale e spirituale nella sola persona dell'imperatore si eclissarono dall'Europa dei Papi e passarono alla nascente Russia. Già dalla fine del Quattrocento si creò una sorta di cortina di ferro oltre la quale insieme all''ortodossia si perse, per cinque secoli, la memoria dello Stato in cui dai tempi di Costantino si era perpetuata l'eredità dell''impero romano.
È stato così che il modello della Seconda Roma sconfitta dai turchi ha continuato a persistere nella Terza Roma di Mosca, impoverendosi e degradandosi nell''isolamento e nel distacco dalla cultura occidentale. Chissà, magari Bisanzio non è veramente caduta nel XV secolo ma nel XX, quando, insieme al muro di Berlino, è crollato il sistema che ne aveva raccolto l'eredità, quando la «fuga da Bisanzio» auspicata da Josif Brodskij si è infine realizzata. Quel che è certo è che il fantasma vendicativo di una Bisanzio scheletrita e dissanguata dall'esilio totalitario si aggira ancora sull'Europa e sui suoi conflitti. Ancora oggi le zone in ebollizione e incandescenza, le faglie di attrito e le soglie di crisi del nuovo secolo appartengono, e non è un caso, al territorio su cui irradiò il suo dominio l'impero multinazionale bizantino, prolungato in quello zarista e poi sovietico. Ancora oggi, dai Balcani al Mar Nero, dal Kurdistan al Caucaso all''Asia Centrale, le ferite create dalla caduta di Costantinopoli restano aperte."

giovedì 15 maggio 2008

Curiosità


Per inaugurare la nuova rubrica "curiosità", pubblico molto volentieri la notizia che l'amico Alèkos mi ha inviato.
Ciao e alla prossima.
Panos-pigreco

SENZA PAROLE (forse)
"Leggi assurde dal mondo.
Dall'Europa agli Stati Uniti, dal Canada alla Thailandia, senza dimenticare l'Italia quando seguire certe "regole" non è poi così facile.




Vetuste, stravaganti, assurde, inutili. Sono così alcune delle leggi ancora oggi in vigore nel mondo, dal Canada all'Arabia Saudita, dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, dalla Francia alla Thailandia, senza dimenticare, naturalmente, la nostra bella Italia, paese dove assurdità e contraddizioni sono all'ordine del giorno, ma è bello sapere di non essere i soli al mondo.
Se per caso a un francese venisse voglia di prendere come animale da compagnia un maiale (assai più originale del solito cagnolino o del gatto persiano), attenzione a non chiamarlo Napoleone. In Gran Bretagna, invece, scrive Repubblica il 18 agosto 2007, per legge la testa di qualsiasi balena morta trovata sulla costa britannica è proprietà del re. Alla Regina spetta la coda. Vietato, poi, vendere ortaggi di domenica, a meno che non si tratti di carote. E ancora: se siete una donna guai a mangiare cioccolata su un mezzo pubblico, e se siete in Inghilterra e avete meno di 10 anni non potete guardare manichini nudi, mentre per tutti i sudditi di Sua Maestà è fatto divieto mettere un letto fuori da una finestra. A Chester se incontrate un gallese dopo mezzanotte entro le mura della città potete colpirlo con una freccia; a York, invece, è legale colpire uno scozzese, ma non la domenica. Infine in Scozia è obbligatorio far entrare in casa chi bussa alla vostra porta chiedendo di poter usare il lavandino. In Norvegia è proibito castrare gatti o cani femmina, mentre in Svizzera non si possono stendete i panni di domenica né tirate l'acqua dopo le dieci di sera.
Allargando un po' gli orizzonti, si scopre poi che in Canada è vietato innaffiare il giardino quando piove; nella British Columbia, la più occidentale delle province canadesi, è illegale uccidere un uomo delle nevi; ad Alberta se qualcuno viene rilasciato dalla prigione gli deve essere dato un fucile carico e un cavallo per lasciare la città, mentre in Ontario il limite per le auto è di 80 km orari, ma le biciclette hanno la precedenza. A Gananoque è obbligatorio spalare la neve della strada di fronte a casa, a Oshawa è illegale arrampicarsi sugli alberi, mentre a Ottawa non si può mangiare un gelato di domenica sulla Bank Street, e a Montréal è vietato sputare in pubblico.
Non mancano stranezze neanche fra le leggi statunitensi: come accade in Norvegia, a Galesburg, in Illinois è vietato castrare cani e gatti femmina come anche colpire ratti con mazze da baseball, mentre a Chicago (in Illinois) è illegale mangiare in un luogo che sta andando a fuoco. Invece in California gli animali non possono accoppiarsi a meno di 1500 piedi da una taverna, in compenso però state sicuri che potrete godere di un bel sole, sempre e comunque: qui infatti è garantito alle masse dalla legge. In compenso in Alaska si può sparare a un orso, ma non si può svegliarlo per fargli una foto. Mentre in Wyoming è vietato fotografare i conigli per tutto il mese di giugno, il periodo di accoppiamento. In Georgia non si può andare in giro con un cono gelato nella tasca posteriore dei pantaloni, ma solo di domenica. In Texas se due treni si fermano a un incrocio ferroviario sono entrambi obbligati a non muoversi finché non passa l'altro. In Alabama è proibito essere bendati se si guida per lavoro ed è vietato giocare di domino la domenica. Guai poi per le donne nubili che vogliono lanciarsi col paracadute in Florida, o a chi si mette a cantare in pubblico in costume da bagno.
In Israele è invece vietato scaccolarsi di sabato se siete in. Ad Haifa non si possono portare orsi sulla spiaggia mentre a Tel-Aviv non si può uscir di casa senza calze. Attenzione, poi, a uscire di casa senza mutande in Tailandia: si rischia una multa fino a 600 dollari.
Ma anche in Italia le stravaganze non mancano: qui è, infatti, illegale praticare la professione del ciarlatano ed è passibile d'arresto un uomo che indossa una gonna. Non si può colpire qualcuno con un pugno perché è un crimine, la legge lo specifica, e se ci si arrabbia con qualcuno attenzione a dirgli "mi fai schifo": come scrive il Corriere il 4 agosto scorso, l'insulto può costare (lo dice la sentenza numero 31451 della Cassazione) un risarcimento danni per ingiuria.
Cosa dire poi del finanziamneto alla guerra in Abissinia? Le tanto famigerate accise sono state utilizzate spesso per reperire fondi o entrate pubbliche straordinarie, ma una volta decise non sono mai state rimosse.Così oggi, quando si fa il pieno, si paga ancora la prima accise sulla benzina di 1,90 lire nel 1935 per finanziare la guerra di Abissinia, quella di 14 liri per la crisi di Suez nel 1956, quella di 10 lire per il disastro del Vajont nel 1963, le 10 lire per far fronte all'alluvione di Firenze nel 1966, le 10 lire per il terremoto nel Belice nel 1968, le 99 lire per il terremoto del Friuli nel 1976, le 75 lire per il terremoto in Irpinia nel 1980, le 205 lire per la missione in Libano, le 22 lire per la missione in Bosnia nel 1996. Totale: 485,90 lire, cioè circa 25 centesimi di una tantum su ogni litro. Toglierle sarebbe chiedere troppo?" (Libero News)

mercoledì 14 maggio 2008

Politica Interna

Inauguro la rubrica "Politica Interna".
Pubbliccherò notizie ed articoli che non sono tanto facilmente reperibili sui media nazionali.
Inizio con il discorso dell'onorevole Di Pietro pronunciato alla Camera dei Deputati in occasione del voto di fiducia al governo Berlusconi IV.
Ciao a tutti
Panos - pigreco
"IdV: unica opposizione" di Antonio Di Pietro | 14 Maggio 2008
Tieniti aggiornato: www.antoniodipietro.it

martedì 13 maggio 2008

Svago & Tempo Libero

Per la rubrica Svago & Tempo Libero, ho pensato di rendere nota la notizia che ho letto sul TeleVideo RAI.
Fin da piccolo,da quando avevo letto "Dalla Terra alla Luna" di VERNE ho sognato questo viaggio e speravo sempre di poterlo realizzare.
Vedere quella notizia mi ha fatto sussultàre ed ho cominciato a progettare.
L'unico ostacolo che si frappone impedendo o ritardando l'attuazione del progetto,è il costo del biglietto ma ritengo di superarlo,giocando al lotto i numeri che senz'altro qualche parente morto mi vorrà gentilmente suggerire.
Buon Viaggio
Panos-pigreco


"SPAZIO:Si prenota primo tour nel 2010.
Il primo viaggio è previsto per il 2010 ma già da oggi si possono comprare i biglietti, anche in Italia.
Il viaggio durerà circa due ore e mezza ed il costo è di 200.000$(circa 130.000,00€).
La destinazione? LO SPAZIO.
Richard Branson proprietario del gruppo "VIRGIN" e pioniere del turismo spaziale, ha infatti aperto un Tour Operator anche in Italia.
Il primo volo sarà nel 2010, ma già ad Agosto partono i primi tests della navetta "Spaceship two" che agganciata alla nave madre, "WK2" raggiungerà i 15.000 metri di altezza e da li, da sola i 120 Km e ritorno.
Pochi limiti,dicono,per gli astronauti:ce n'è anche uno con 4 bypass."

Non viene reso noto nè l'indirizzo nè il sito od il telefono del Tour Operator.
Appena ne verrò in possesso,sarà mia premura avvisarvi.
Grazie
Panos-pigreco

lunedì 12 maggio 2008

Agenda Italiana

Dal sito dell'Italia dei Valori ho ritagliato questo articolo relativo al caso del giornalista Travaglio che ha portato a conoscenza dell'addormentato pubblico italiano una notizia che pochi sapevano.
Mi chiedo se ne fossero a conoscenza anche i puristi della Lega Nord.
Che strano paese che siamo.
Panos-Pigreco

"La bagarre scatenata contro Marco Travaglio per le sue affermazioni a proposito di Renato Schifani nella trasmissione di Fazio può apparire stupefacente.

Il giornalista si era limitato a ricordare ciò che Lirio Abbate e Peter Gomez avevano scritto su rapporti intrattenuti dall’attuale presidente del Senato con soggetti mafiosi: ad esempio la società Sicula Brokers aveva tra i suoi soci fondatori Enrico La Loggia, Renato Schifani e Antonino Mandalà, poi individuato come influente boss di Villabate. Fatti noti, registrati anche in altre varie pubblicazioni. La cui diffusione a stampa non ha prodotto querele nei confronti degli autori.

Storie narrate da giornalisti abili nella ricerca e lette da cittadini interessati a capire quanto possa essere opaca la società politica. Storie che finché restano confinate nell’ambito della stampa cartacea producono uno scandalo relativo. L’importante è che non vadano in televisione, in particolare sui canali nazionali e nelle trasmissioni di maggiore ascolto. Se ci arrivano, comincia allora il fuoco di sbarramento. Il potere sa bene che oggi la lettura attiva pesa meno dell’ascolto passivo. Che i pochi lettori sappiano non preoccupa troppo. Decisivo è che i molti spettatori televisivi vengano mantenuti in uno stato di imbambolata inconsapevolezza.
C’è una strana aria oggi nel centrosinistra.
Sembra che non dobbiamo dolerci troppo della sconfitta perché l’avversario non c’è più. Uno schieramento che ha stabilito un duo-monopolio sull’informazione, confuso sistematicamente l’interesse privato con l’interesse pubblico, cambiato la legge per sgravare pochi potenti dei loro processi, provato a sfregiare la Costituzione, risulta definitivamente risanato dalla nuova vittoria elettorale, ottenuta peraltro con una legge che ha distorto in profondità il rapporto tra voto popolare e rappresentanza politica."

sabato 10 maggio 2008

giovedì 8 maggio 2008

Grazie Tibet

La fiamma Olimpica,il sacro fuoco di Olympia,è stanca di essere strumentalizzata.
Quando arde, significa che è tempo di Pace.
E adesso arde sul tetto del mondo.
La sua luce diffonde,emana un solo messaggio.
Pace in tutti i continenti e per tutti i popoli.
LO ESIGE LO SPIRITO DELL'OLIMPIADE.

martedì 6 maggio 2008

Agenda Internazionale

Leggendo su "Euronews.net" l'articolo che segue, non sapevo se ridere o piangere.
Non riuscivo e non riesco tuttora a capacitarmi del contenuto.
Pensavo di non avere letto o capito bene.
Ho dato la colpa al giornalista che aveva frainteso la notizia.Alla fine ho riflettuto ed ho accettato la realtà.Siccome tutto e tutti abbiamo un prezzo(il grande Aristotele Onassis aveva detto che non esistono uomini incorruttibili;è soltanto questione di entità della cifra)hanno fatto bene alcuni stati della Unione Europea, a pensare che comprando per 35 euro i Serbi questi ultimi si sarebbero dimenticati dei torti subiti(bombardamenti,embargo,Kossovo,isolamento,ecc..ecc..).
Questo intervento mio non vuole avere sapore politico.
E'una voce di protesta che esce spontanea dalla mia anima ed è una protesta di tipo morale.Mi ribello all'idea che si possano comprare e barattàre valori,sentimenti,ideali e dignità.
A prescindere verso quale popolo vengono rivolti tali proposte.
Il rovescio della medaglia è che siccome come abbiamo detto tutti hanno un prezzo,alcuni Stati sono riusciti offrendo ad alcuni popoli qualcosa in cambio, sono riusciti dicevo a disporre in seguito sia di quelle popolazioni che dei loro paesi.Inutile fare degli esempi. Gli USA insegnano che nulla è precluso al potere del Dio Denaro.Naturalmente considero sullo stesso piano sia le offerte di denaro che le minacce e ricatti di tipo militare
Per concludere volevo soltanto dire che potevano offrire 30 euro ai Serbi che potevamo così chiamare 30 DENARI.
Ciao a tutti
Panos alias pi-greco

Da"euronews.nt" del 06/07/2008
Visti gratuiti per conquistare indecisi e antieuropei. A pochi giorni dalle elezioni in Serbia l'Unione europea gioca un'ultima carta in un voto considerato cruciale per i futuri rapporti tra Belgrado e Bruxelles. Per cercare di riconquistare chi è rimasto deluso dall'appoggio all'indipendenza del Kosovo, dichiarata unilateralmente da Pristina a febbraio, diciassette Paesi, tra cui l'Italia, hanno accolto l'invito della Commissione europea. Accettando di garantire visti gratuiti ai serbi che ne fanno richiesta, e che dovrebbero altrimenti pagare 35 euro, a fronte di uno stipendio mensile di 350 euro.
Il risultato di domenica è incerto. Favoriti sarebbero il partito del Presidente filoeuropeo Boris Tadic, e quello dell'ultranazionalista Tomislav Nicolic. In gioco c'è l'avvicinamento all'Europa. I 27 hanno formato l'Accordo di Stabilizzazione e Associazione con la Serbia, in stallo, però, per la mancanza di collaborazione da parte di Belgrado con il tribunale per l'ex Jugoslavia. Il premier Vojislav Kostunica vorrebbe cancellare tale accordo e ha promesso di sostenere la causa antieuropea.

giovedì 1 maggio 2008

MAGGIO

Oggi è il Primo Maggio.
Sarò accusato di essere un nostalgico, un romantico oppure un sognatore ma non è colpa mia se, il movimento che chiedeva l'immaginazione al potere e che aveva tra i suoi profeti anche il grande FABER, abbia scelto il mese di Maggio di uno degli anni '60 per annunciare al mondo che nulla sarebbe stato più come prima.
Non è colpa mia se lui abbia scritto "La Canzone del Maggio".
Come tributo al mese di Maggio che per i greci oltretutto è il mese in cui Constantinopoli, la mitica POLIS, è caduta nelle mani dei turchi, rievoco questa fantastica poesia-canzone di Faber che vorrei dedicare a Tania,Angelo,Franco(il marito di Emilia) e a Zarita.
Ciao.
sempre pigreco