domenica 7 febbraio 2010

Sette Savi. Una lezione di vita

Vi racconto una storia vecchia di molti secoli ma che potrebbe essere benissimo collegata con l'attuale realtà politico-sociale.
Non voglio dire con questo che dobbiamo tornare indietro.
Voglio dire però che dobbiamo imparare da chi ha cercato di indicarci come diventare migliori, attraverso una scienza ed una disciplina la Filosofia, che secondo me rappresenta la madre di tutte le scienze.
Già l'etimologia della parola filosofia è tutta una poesia.
Filos = amico
Sofia = sapienza.

Esistevano nell'antica Grecia sia i filosofi che i cosidetti savi.
Con l'ausilio di Wikipedia, cercherò per i miei lettori di sintetizzare e trarre dai loro insegnamenti, almeno un'indicazione che si possa considerare valida persino oggi.

Si indicano come i sette savi o i sette sapienti (in greco: οἱ ἑπτά σοφοί, hoi hepta sophoi) alcune personalità pubbliche dell'antica Grecia vissute in un periodo compreso tra la fine del VII ed il VI secolo a.C. (tra circa il 620 a.C. ed il 550 a.C.), esaltate dai posteri come modelli di saggezza pratica ed autori di massime poste a fondamento della comune sensibilità culturale greca.
Nonostante siano in genere indicati tra i primordi della coscienza speculativa greca e compaia tra di essi colui che è solitamente considerato come il primo filosofo, Talete di Mileto, non tutti sono da considerarsi pienamente filosofi, poiché il loro interesse è principalmente rivolto alla condotta pratica e non alla speculazione.
Platone, che fu il primo ad enumerare i sette savi (nel Protagora – 343a), li elenca così:
«Di questi vi era Talete di Mileto, Pittaco di Mitilene, Biante di Priene, il nostro Solone, Cleobulo di Lindo, Misone di Chene e per settimo si diceva ci fosse anche Chilone spartano»
Oltre all’attività politica presso le loro città-stato, a contribuire alla fama dei Sette Savi fu il patrimonio di sentenze e massime - vale a dire di osservazioni e consigli - a loro attribuite, che in seguito furono spesso citate nelle orazioni degli antichi.
Del pensiero dei sette sapienti non ci è giunta d'altra parte alcuna opera organica, anche se è possibile identificare tratti comuni tra le singole sentenze, che si caratterizzano per la loro lapidaria laconicità e cioè brevità nelle parole ma profondità immensa nel significato. Già Platone lodava tali brevi motti, detti massime gnomiche o sapienziali (dal greco γνώμη gnōme, sentenza sapienziale), come il frutto più pregiato delle riflessioni degli antichi Savi.
Il primo campo ad essere esplorato dalle massime dei sapienti greci fu, com'è ovvio, il campo politico e l'essenza dello Stato o, meglio, della polis come comunità ideale.
Plutarco ci espone nella sua opera Il convito dei sette Savi (in greco: Συμποσιακά τῶν ἑπτά σοφών - Symposiaka tōn hepta sophōn), a sua volta una parte dei Moralia, alcune massime dei Sette in merito.

Alla richiesta su quale fosse lo Stato migliore questa fu la risposta:

Solone: "Lo Stato nel quale coloro che non hanno ricevuto alcun torto perseguono e puniscono i colpevoli, non meno di quelli che hanno ricevuto ingiustizia."

Biante: "Quello dove la legge è temuta da tutti come se fosse un tiranno."

Talete: "Quello che non ha né troppi poveri né troppi ricchi."

Anacarsi: "Quello in cui ognuno considera ogni cosa e giudica nel contempo il vantaggio secondo la misura dell'onesto e lo svantaggio secondo quella del disonesto."

Cleobulo: "Quello dove i cittadini temono un rimprovero più delle guardie."

Pittaco: "Quello dove non sia possibile che i disonesti governino e gli onesti non
governino."

Chilone: "Quello dove si ascoltano le leggi e non gli oratori."

Spero solo che ciò che ho pubblicato faccia da stimolo nel voler studiare il pensiero di questi nostri antichi padri.
Penso anche che per fare questo non bisogna andare all'Università ma, grazie alla rete, si potrà trovare quel poco di tempo necessario per nutrire la nostra mente e curare la nostra anima.
Grazie

1 commento:

Unknown ha detto...

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