mercoledì 3 dicembre 2008

I MARMI DEL PARTENONE






Il marchio di Patrimonio mondiale dell'umanità.









"Ciechi gli occhi che non versano lacrime vedendo, O Grecia amata, le tue sacre membra razziate da profane mani inglesi, che hanno ferito ancora una volta il tuo petto dolente, e rapito i tuoi dèi, dèi che odiano l'abominevole nordico clima d'Inghilterra"
Lord Byron, "Il pellegrinaggio del giovane Aroldo"

Lontani dalla loro terra natìa, i marmi del Partenone sono rimasti al British Museum per oltre 150 anni. Ciò ha significato continue trattative tra il governo greco, che ne chiede la restituzione, e il governo inglese che, insieme all'amministrazione del British Museum, continua a rifiutarla. "Quod non fecerunt Gothi, hoc fecerunt Scoti" "Ciò che non fecero i goti, lo fecero gli scozzesi"
Graffito ad Atene, 1813

COSA SONO I MARMI DEL
PARTENONE?

Quando il Partenone fu costruito, tra il 447 a.C. e il 432 a.C. , per la sua decorazione furono creati tre gruppi di sculture: le metope, il fregio e le sculture dei frontoni. Fra questi, le metope ed il fregio facevano parte della struttura stessa del Partenone: non furono prima realizzati e successivamente collocati sul tempio, ma scolpiti direttamente in situ, a costruzione ultimata.
Le metope erano singole sculture in altorilievo. Esistevano originariamente 92 metope, 32 su ciascuno dei lati lunghi e 14 su ognuna delle due fronti. Ogni metopa era separata dalla successiva da una semplice decorazione architettonica, il triglifo.
Le metope erano disposte tutt'intorno all'edificio, al di sopra della fila esterna di colonne, e raffiguravano varie battaglie mitologiche. Sul lato nord erano rappresentate scene della guerra di Troia; il lato sud era dedicato alla Centauromachia, la battaglia tra i Lapìti e i Cenaturi (metà uomini, metà cavalli); sulla facciata orientale erano raffigurati gli dèi dell'Olimpo in lotta contro i giganti, mentre a est era rappresentata la battaglia tra i Greci e le Amazzoni.
Il fregio, lungo 160 metri, era disposto al di sopra delle mura della cella, all'interno del peristilio (la fila di colonne esterne), e non era quindi immediatamente visibile. Si tratta di un'unica, continua scultura in bassorilievo, e rappresenta la processione al tempio in occasione delle festività Panatenaiche.
Ad entrambe le estremità del tempio, negli ampi spazi triangolari del timpano, erano collocate le statue dei frontoni. Erano realizzate in modo da riempire tutta l'area del triangolo, cosicchè quelle collocate sotto il vertice superiore, risultavano enormi. Le sculture dei frontoni hanno subìto danni così gravi che sappiamo cosa rappresentavano solo dagli scritti del viaggiatore e scrittore greco Pausania, attivo intorno al 150 d.C. Secondo la sua testimonianza, le sculture del frontone est rappresentavano la nascita di Atena dalla testa di Zeus, mentre sul frontone ovest era rappresentata la lotta tra Atena e Posidone per il possesso dell'Attica.
La vera gloria del tempio era però ospitata al suo interno. La statua della dèa Atena era alta circa 12 metri, realizzata in oro e avorio su una struttura lignea. La statua fu gravemente danneggiata intorno al 200 a.C. e fu probabilmente sostituita nel 165-160 a.C. Diversamente dalle altre sculture del Partenone, realizzate in marmo, la statua non sopravvisse oltre l'antichità.
Non tutte le sculture del Partenone, comunque, sono pervenute sino a noi. Il fregio era originariamente composto da 115 pannelli. Di questi 94 esistono ancora, integri o lesionati. 36 si trovano ad Atene, 56 sono al British Museum ed uno è al Louvre. Delle originarie 92 metope , 39 sono ad Atene e 15 a Londra. Diciassette statue dai frontoni, compresa una Cariatide ed una colonna dell'Eretteo sono attualmente al British Museum. Si può quindi dire che i marmi del Partenone sono quasi equamente divisi tra Atene e Londra.
Ed è proprio perché le sculture superstiti sono separate da più di 2000 chilometri che il governo greco ha chiesto la restituzione dei Marmi del Partenone che attualmente si trovano al British Museum, in modo che possano essere riuniti in un'unica collezione, in un museo da costruirsi ai piedi dell'Acropoli, sulla quale si ergono le rovine del Partenone



Dal sito della fondazione italiani.it ecco una straordinaria notizia che rafforza i legami affettivi tra greci e italiani e che mi ha regalato una gioia immensa.

ATENE 2 DICEMBRE 2008
"Un’onorificenza da parte della Grecia è arrivata a tre accademici, di cui due italiani e uno tedesco. Il ministro della Cultura greco, Michail Liapis, ha voluto ringraziare gli accademici per il contributo reso agli sforzi, da parte delle autorità elleniche, per far tornare in patria i marmi del fregio del Partenone, conservati per la maggior parte nelle sale del British Museum di Londra. Tra gli accademici ringraziati nel corso di una cerimonia - alla presenza, tra gli altri, dell’ambasciatore italiano in Grecia Giampaolo Sacarante – anche Louis Godart, consigliere del presidente della Repubblica italiana per la conservazione del patrimonio artistico, e professore di filologia micenea all’Università di Napoli, insieme alla professoressa Antonia Sofikitou, presidente del Comitato italiano per la restituzione del Marmi del Partenone e docente di letteratura greca all'Università di Palermo. Oltre a loro anche il professor Tonio Holscher, professore di archeologia classica all'Università tedesca di Heidelberg. Liapis ha encomiato "il contributo inestimabile" dato dai tre accademici agli sforzi greci per il ritorno dei fregi del Partenone. La cerimonia è coincisa con la restituzione alla Grecia di un frammento architettonico dello storico monumento da parte della cittadina svedese Martha Dalhgren che lo aveva ereditato dal nonno austriaco, soldato nella Seconda guerra mondiale. Lo scorso settembre inolte, dal Museo Salinas di Palermo, era stato restituito all’Acropoli un frammento dei marmi del Partenone, in occasione della visita ad Atene del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il gesto aveva avuto grande eco sui media, e a novembre i Musei Vaticani avevano a loro volta restituito un altro frammento. I gesti sono stati interpretati in Grecia come un chiaro sostegno agli sforzi per convincere il British Museum a riconsegnare i fregi sottratti all'inizio dell'Ottocento dal diplomatico inglese Lord Elgin."

1 commento:

Kishanna ha detto...

Ho studiato in Grecia grazie alla Scuola Archeologia Italiana, è stato un periodo bellissimo! Ho dei ricordi meravigliosi della Grecia e della sua gente.
La frase di lord Byron che hai citato dovrebbe essere, se non sono passati troppi anni e la mia memoria non difetta, su una colonna dei resti del tempio al Pireo... devo averla anche fotografata.