venerdì 30 maggio 2008

Avvenimenti Storici

Alcuni amici italiani mi hanno chiesto di fare un breve excùrsus nella storia greca più recente, per poter comprendere meglio gli sviluppi che si susseguono nei Balcani , di cui la Grecia fa geograficamente parte.
Soprattutto spiegarli la cosiddetta questione “Macedone” ed in seguito anche la situazione dell’isola di Cipro.
Con molta fatica, attingendo da diverse fonti, ho messo su un collage che mi sembra abbastanza riuscito.
Vorrei confessare una cosa.
L'ho fatto per Laura una carissima amica di mia figlia Eleni che è diventata anche nostra amica-figlia.L'augurio che le faccio è che questo articolo l'aiuti nel suo cammino per diventare una greca completa.
Panos,alias pigreco

Tutto ebbe inizio quel Martedì 29 Maggio del 1453.
I Turchi occupano Constantinopoli e l’Impero Bizantino crolla.
La Grecia viene così invasa dai Turchi che, pensate, cominceranno ad andarsene soltanto nel 1821 cacciati via dalla rivoluzione epica del popolo Greco che dopo oltre 400 anni di dominazione Ottomana dura ed inflessibile, era riuscito a mantenere acceso il suo spirito, la propria lingua, la propria religione, le proprie tradizioni ecc…. ecc….

1)Già dal 1814 a Odessa si era formata l'Eteria, un'organizzazione segreta di cui facevano parte mercanti e intellettuali sparsi in Europa; tra essi vi erano Giovanni Antonio Capodistria e Alessandro Ipsilanti, due fuoriusciti greci al servizio dello zar. La lotta, a cui partecipò anche il clero ortodosso, cominciò nel marzo del 1821 quando Ipsilanti, a capo di un piccolo esercito, cercò di sollevare le provincie turche danubiane, mentre anche nelle isole le popolazioni insorgevano. Nonostante la dura reazione turca, il 1° gennaio 1822 venne costituito un governo provvisorio che rivolse un appello all'Europa sperando in un aiuto delle potenze straniere. Solo nel 1827, quando la Turchia contava già sull'appoggio dell'Egitto e la maggior parte delle città greche erano tornate sotto il dominio turco, Francia, Inghilterra e Russia decisero di intervenire. La flotta turco-egiziana fu sconfitta e, con il trattato di Adrianopoli (1829), confermato con il trattato di Londra del 1841, fu sancita l'autonomia greca. Tessaglia, Macedonia, Epiro, Tracia e Creta rimasero però possedimenti turchi.
Durante l'ultimo decennio del XIX secolo il regno greco tentò in ogni modo di estendere il proprio territorio. A seguito della sconfitta della Turchia nella guerra del 1877-78, il congresso di Berlino apportò alcune modifiche ai confini settentrionali della Grecia, assegnandole la Tessaglia e parte dell'Epiro. La Turchia rifiutò queste decisioni, ma il governo greco ne rivendicò l'applicazione nel 1885 in occasione della nuova crisi scoppiata nella regione a seguito dell'annessione della Rumelia alla Bulgaria. In questo caso furono le potenze europee a bloccare preventivamente Atene. Due anni dopo il governo greco sostenne il moto indipendentista scoppiato a Creta rifiutando l'invito delle potenze europee ad astenersi da ogni azione. Azioni terroristiche contro postazioni turche in Macedonia provocarono un conflitto che la Grecia non era preparata ad affrontare e che si risolse in una prevedibile disfatta; solo l'intervento diplomatico russo fermò la reazione turca. Nel 1906 l'Assemblea nazionale proclamò la riunificazione di Creta alla Grecia.
Le guerre balcaniche
Quando nel 1912 la Macedonia venne invasa dalle truppe ottomane, Grecia, Serbia, Bulgaria e Montenegro dichiararono guerra alla Turchia. La sconfitta militare del sultano nel conflitto combattuto tra il 1912 e il 1913 fu totale, tanto che i termini del trattato di pace di Londra gli imposero l'abbandono di ogni pretesa di sovranità su territori europei, con l'eccezione di una limitata area circostante Istanbul. A seguito del trattato di Bucarest del 1913, il governo di Atene vide quasi raddoppiati popolazione e confini nazionali, che giunsero a comprendere anche la tanto contesa Macedonia.
Negli anni successivi alla prima guerra mondiale ci fu un massiccio ridislocamento di popolazione tra Grecia e Turchia. I turchi che abbandonarono i territori diventati greci furono 600.000; un milione di greci lasciarono a loro volta l'Anatolia. I rifugiati greci andarono a ingrossare le file della fazione antimonarchica che costrinse all'esilio il nuovo sovrano Giorgio II, sin lì semplice fantoccio nelle mani del regime militare. Il Parlamento proclamò la Repubblica di Grecia (1924); nel 1925 il generale Pangalos assunse tutti i poteri, ma un anno dopo venne a sua volta deposto da un golpe guidato dal generale Kondylis. Questi indisse nuove elezioni che dettero solo un ristrettissimo margine di maggioranza alla coalizione repubblicana rispetto al blocco monarchico-conservatore, sufficiente tuttavia a permettere i lavori per la stesura della nuova Costituzione che venne promulgata nel 1927. Nel 1928 il ritorno di Venizelos alla politica attiva riaprì al quadro istituzionale greco prospettive di stabilità.
Negli anni Novanta la Grecia ha dovuto fronteggiare varie questioni che la contrappongono ai suoi vicini. Primo tra tutti il vecchio e mai risolto contenzioso storico con la Turchia, alimentato negli ultimi anni dalla questione di Cipro, dalla questione curda e dal disaccordo sul limite delle acque territoriali tra la costa turca e alcune isole greche.Per problema di Cipro (o problema cipriota, to kypriakó, το κυπριακό, in greco) si intende comunemente la situazione di tensione e guerra effettiva venutasi a creare sull'isola di Cipro tra le comunità greco-cipriota (maggioritaria) e quella turco-cipriota (minoritaria) e che si è articolata in varie fasi a partire dal 1963 fino ai giorni nostri. Allo stato attuale la situazione non è ancora risolta e ha condotto alla partizione de facto dell'isola tra la Repubblica di Cipro greco-cipriota, riconosciuta internazionalmente e membro dell'Unione Europea, e l'autoproclamata Repubblica Turca di Cipro del Nord(RTCN) che occupa il terzo settentrionale dell'isola, riconosciuta solamente dalla Turchia.

2)Un'altra questione è stata quella del nome assunto dalla Repubblica di Macedonia dopo la dissoluzione della Federazione iugoslava l'8 settembre 1991. Il processo di dissoluzione della Jugoslavia è in fase ormai avanzata. La “Repubblica Socialista di Macedonia”, una delle sei entità statuali che costituiscono l'ormai defunta federazione jugoslava, dichiara la propria indipendenza in seguito a referendum.

17 novembre 1991. Il parlamento di Skopje adotta la nuova costituzione della “Repubblica di Macedonia”.
Nel 1992, in seguito alla richiesta della Grecia, l'Unione Europea adotta la “Dichiarazione di Lisbona”, che in sostanza proibisce al nuovo stato, ancora non riconosciuto a livello internazionale, di utilizzare il nome “Macedonia”. In seguito al riconoscimento internazionale, la posizione dell'Ue è gradualmente sfumata, fino al ritenere che la questione vada risolta tramite un negoziato bilaterale.

I primi paesi a riconoscere la Macedonia sono stati la Bulgaria e la Turchia.

7 aprile 1993. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu approva la risoluzione 817, con la quale ammette il paese nell'organizzazione delle Nazioni Unite. A causa dell'opposizione greca all'utilizzo del nome “Macedonia”, il paese viene ammesso con la denominazione temporanea di FYROM (Former Yugoslav Republic of Macedonia). Il giorno seguente, l'assemblea generale dà il benvenuto al paese quale 181° membro dell'Onu.

La Macedonia ha dovuto aspettare più di un anno e mezzo per poter essere ammessa nell'Onu, dalla data di proclamazione della propria indipendenza, a causa dell'ostruzionismo greco. La disputa sul nome tra Atene e Skopje sull'utilizzo del nome “Macedonia”, rappresenta un precedente assoluto nella storia delle relazioni internazionali.

In sostanza la Grecia ritiene che il nome “Macedonia” sia parte esclusiva della propria storia e della propria eredità culturale, e sostiene che, prendendo questo nome, il proprio vicino settentrionale utilizzi indebitamente questa eredità. Vengono paventate anche possibili pretese territoriali su parte della Grecia settentrionale, chiamata anch'essa “Macedonia”.

Nel febbraio 1994 la Grecia ha sottoposto la Macedonia ad un embargo, chiudendo completamente i confini comuni. L'embargo fu causato dalla decisione di Skopje di adottare, come bandiera nazionale, il cosiddetto “Sole di Vergina”, simbolo legato ad Alessandro Magno. La Grecia protestava anche contro un articolo della costituzione macedone, nel quale si parlava di sostegno e protezione verso le minoranze macedoni presenti negli stati confinanti.

Dopo diciotto mesi di embrago, che ha causato alla Macedonia danni stimati intorno ai due miliardi di dollari, nel settembre 1995 Atene e Skopje hanno firmato un trattato, sotto l'egida dell'Onu, col quale si impegnano a cercare una soluzione mediata alla disputa. Nel trattato, i due paesi non sono citati con i propri nomi costituzionali, ma come “Primo Contraente” e “Secondo Contraente”.

Nell'ottobre 1995, il parlamento macedone ha approvato la modifica della bandiera e dell'articolo conteso all'interno della propria costituzione. In conseguenza di questa iniziativa, Atene decideva di riaprire le frontiere. Da allora, i due paesi hanno gradualmente normalizzato i propri rapporti.

I negoziati, sotto il patrocinio dell'Onu, sono cominciati a fine 1995, ma da allora non hanno registrato alcun progresso significativo. Ecco alcune delle proposte di nome espresse negli ultimi dodici anni:

- Macedonia Superiore (Upper Macedonia);
- Macedonia del Nord (Northern Macedonia);
- Nuova Macedonia (New Macedonia);
- Repubblica di Skopje (Republic of Skopje);
- Repubblica di Macedonia – Skopje (Republic of Macedonia – Skopje);
- Macedonia slava (Slav-Macedonia);
- Repubblica del Vardar (Vardar Republic);
- Macedonia del Vardar (Vardar Macedonia).

All'inizio la Grecia si è dichiarata assolutamente contraria ad ogni riferimento alla parola “Macedonia” per il possibile nome costituzionale del proprio vicino settentrionale. Nel corso degli anni, questa posizione si è gradualmente ammorbidita, ed oggi questa possibilità non viene esclusa a priori. Atene, però, insiste su un nome composito, che deve comprendere anche una delle espressioni elencate sopra: settentrionale, nuova, Skopje ecc.

La posizione macedone è quella di una doppia formula: utilizzare cioè il nome Repubblica di Macedonia nei rapporti col resto del mondo, e di trovare un nome diverso per i rapporti bilaterali con la Grecia. La Grecia però non è d'accordo, e vuole un nome unico solo approvato da tutti, e quindi anche da Atene.

Le ultime proposte avanzate in ordine di tempo da Mathew Nimitz, il mediatore nominato dall'Onu, sono arrivate nel 2005. Nella prima, fatta ad aprile, si parlava di “Repubblica di Macedonia – Skopje”, variante accettata dalla Grecia, ma rigettata dalla Macedonia. Nella seconda, resa nota alcuni mesi più tardi, si proponeva semplicemente di trascrivere in alfabeto latino il nome in cirillico, e cioè “Republika Makedonija”. La Macedonia si è dichiarata interessata a discutere questa possibilità, ma la Grecia ha fatto sapere di non gradirla.

Nel corso degli anni, la Macedonia è stata riconosciuta col suo nome costituzionale da 120 paesi, inclusi tre membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, Russia, Cina e per ultimo dagli Stati Uniti, che l'anno fatto il 4 novembre 2004.

Altre varianti gradite ad Atene, secondo fonti giornalistiche, sarebbero “Repubblica Macedone”, o “Repubblica della Nuova Macedonia”. Skopje ha dichiarato che potrebbe accettare di utilizzare questi nomi nei rapporti bilaterali, ma insiste a voler utilizzare “Repubblica di Macedonia” in quelli con il resto del mondo.

“Repubblica della Nuova Macedonia”, riaffiorata recentemente, è in realtà una delle prime proposte avanzate nelle prime fasi dei negoziati dal predecessore di Nimitz, Cyrus Vance. All'epoca, essa venne decisamente rigettata da entrambe le parti.

Per la statistica, ci sono 39 altre località sul pianeta che portano il nome di “Macedonia”: 27 sono centri urbani negli Stati Uniti, alcuni dei quali abitati da membri della diaspora macedone, tre sono in Colombia, due in Brasile, una in Martinica; in Bulgaria esiste la regione della “Macedonia del Pirin” e una cittadina che porta questo nome, in Grecia sono ben tre le regioni chiamate “Macedonia”.

La Macedonia, sul delicato tema dell'identità, ha questioni aperte con tutti i propri vicini: la Grecia non ne riconosce il nome, la Bulgaria la lingua e la nazione, la Serbia, o meglio la chiesa ortodossa serba, non riconosce la chiesa ortodossa macedone. Con l'Albania e il Kosovo, la Macedonia condivide la presenza di una folta minoranza di lingua albanese, che viene stimata intorno al 24% della popolazione totale.

La Grecia ha messo in chiaro che la Macedonia non potrà essere ammessa alla Nato o all'Unione Europea prima che l'annosa questione del nome trovi una soluzione accettabile ad entrambi i contendenti. La Grecia, come membro di entrambe le organizzazioni, ha gli strumenti per bloccare il cammino di Skopje verso la piena ammissione.


3)Una terza questione è emersa nel momento di maggiore crisi del nuovo corso albanese, quando l'Albania ha accusato circoli nazionalistici greci di fomentare la minoranza greca per annettersi il Sud del paese. Epiro settentrionale è la regione storica che corrisponde alla parte meridionale dell'Albania dove c'è una minoranza greca costituita da circa 300.000 persone.
Il governo della Grecia sostiene che questo territorio è abitato principalmente da greci, mentre il governo dell'Albania dichiara che è territorio a maggioranza albanese con minoranze greche.
Nel sud dell'Albania ci sono villaggi in cui il greco è la lingua predominante. Ci sono stati molti piccoli scontri fra le minoranze greche e le autorità albanesi. Il governo di Tirana denuncia presunte interferenze nella politica locale del sud dell'Albania da parte del governo greco, quali: l'innalzamento della bandiera greca sul territorio albanese, della lingua insegnata a scuola, ecc.; tuttavia, le reaziomi delle autorità hanno nella maggior parte dei casi è stata non-violenta.
Nella Regione è praticata principalmente la religione cristiana di rito greco ortodosso.
In greco Épeiros, significa terra ferma, continente, nome che i Greci delle isole del Mar Egeo davano appunto alla Grecia continentale. Da un punto di vista geografico tale regione ha un estensione di 9.000 Km2, una popolazione che si aggira fra i 350 ed i 400 mila abitanti ed è posta fra l' Albania a Nord, la Grecia a Sud, la catena montuosa del Pindo a Est ed il Mare Ionico ad Ovest. Quando all'inizio del Novecento l' Albania ottenne l'indipendenza dall'Impero ottomano, si impadronì del vessillo di Castriota come propria bandiera nazionale, mentre il popolo d'Epiro, insorto per rivendicare la propria libertà, sovrapponeva l'aquila bicipite alla croce bianca in campo azzurro, vessillo del Regno di Grecia, per indicare la propria orgogliosa grecità linguistica e culturale.

Su questa ultima questione relativa all'Epiro del Nord, vedasi anche l'articolo da me postato il 17/04/2008 agenda internazionale.

3 commenti:

brexians ha detto...

McEdonia supra
Bushonia nuova
Curveloslavia

buona note tutti

Panos pigreco ha detto...

SEI UNICO E GRANDE.
SPERO CHE TU MI CAPISCA
UN ABBRACCIO, PANOS

brexians ha detto...

capito
amico Pano